La Rete a rischio: identità da difendere

venerdì 18 luglio 2014


Se Internet ha agito come una vera e propria “rivoluzione industriale”, portando con sé indiscussi vantaggi per l’economia, l’occupazione, agendo spesso come “facilitatore”, accorciando le distanze, snellendo meccanismi complessi e permettendo a milioni di persone di ottimizzare il proprio tempo, dall’altro ha certamente aperto nuove strade a quanti non esattamente animati da buoni propositi.

Per molti la sensazione di non riuscire a difendersi dai rischi della Rete tende a farsi più sentita giorno dopo giorno. Destano particolare preoccupazione i dati recentemente resi noti sul numero di furti di identità sul web – e sul loro successivo impiego fraudolento – che sembra ormai rappresentare il nuovo volto della criminalità 2.0.

Ventiseimila persone sono state colpite soltanto in Italia nel 2013, con un danno correlato superiore ai 200 milioni di euro, e registrando un incremento di questo genere di frode di oltre l’8 per cento rispetto all’anno precedente. Ma i rischi per la protezione degli utenti non sono certo una prerogativa nazionale, anzi… Oltreoceano, nel mondo a “stelle e strisce”, i furti di identità sono stati 13,1 milioni, con un danno pari a 18 miliardi di dollari. E finanche la Gran Bretagna ha registrato circa 130mila vittime, con danni superiori ai 3 miliardi di sterline, constatando peraltro che la sottrazione di dati personali ha pesato su oltre il 60 per cento delle truffe denunciate.

Gli effetti delle frodi via internet si ripercuotono pesantemente sulla vita offline, anche se i loro effetti non sono poi tanto visibili. Ci si accorge di esser stati “rapinati” dell’identità a volte soltanto dopo molti mesi ed in maniera del tutto accidentale. Numerosi sono stati infatti i casi in cui persone si sono viste negare un prestito bancario – anche di piccola entità – per via di presunte rate insolute di mutui e finanziamenti (mai richiesti). Dimostrare la propria estraneità e rintracciare i malfattori appare particolarmente complesso, considerata l’assenza di confini geografici di riferimento ed il fatto che il reato assuma spesso una configurazione internazionale che ne rende difficile l’iter.

Va riconosciuto però che la colpa è sovente degli utenti stessi che arricchiscono i propri profili on-line di dati, immagini, fotografie ed informazioni di qualsivoglia genere, o accettano di compilare improbabili format ricevuti via email al solo fine di usufruire di millantati sconti, offrendosi in realtà come bestie sacrificali per i criminali digitali.

Non è peraltro raro che siano proprio i social network i più grandi “responsabili”, rappresentando sovente i più grandi database attinti, dove per giunta gli utenti tendono ad accettare indiscriminatamente richieste di amicizia al solo fine di avere una più vasta community, senza rendersi conto di quanto un gesto apparentemente innocuo possa mettere a repentaglio la loro identità.

Se quando eravamo bambini ci esortavano a non dare confidenza ed accettare caramelle dagli sconosciuti, oggi forse il nuovo monito, e da rivolgere non solo ai più piccoli, dovrebbe essere quello di non accettare richieste di amicizia dagli sconosciuti! E di usare prudenza nel condividere on-line più di quanto strettamente indispensabile.


di Elena D’Alessandri