That's the Twitter, baby

giovedì 17 maggio 2012


@LeolucaOrlando1
«Leoluca Orlando è nato nel 1947 a Palermo,.......». Si presenta così ai propri followers il candidato alla poltrona di primo cittadino del capoluogo siciliano, virgola e sette puntini compresi. Il vecchio leone, alfiere prima dello scudo crociato, poi dei valori dell'Italia di segno dipietrista, ha scoperto Twitter in campagna elettorale. Va bene, anche prima spargeva qualche cinguettio sulla rete. Ma un uso così massivo e interattivo del mezzo è una novità degli ultimi mesi. Tanto che lo sfondo della sua pagina personale è rimasto uno di quelli predefiniti. Un blu antracite che, tutto sommato, ben si sposa con il viola di un avatar dal sapore elettorale. «Luca lo sa fare», informa uno slogan di spalla ad una foto a tre quarti di Orlando. Alludendo, ovviamente, alle due volte nelle quali il buon Leoluca ha già ricoperto il ruolo di sindaco nella città di Santa Rosalia. Che Twitter gli possa essere utile a canalizzare ulteriore consenso elettorale in vista dei ballottaggi è improbabile. Dei quattromiladuecento follower che si è conquistato con pazienza (e grazie all'exploit di contenuti veicolati nelle ultime due settimane), una buona metà sono addetti ai lavori: esponenti della politica locale e nazionale, giornalisti, studiosi della politica, bloggers e opinion leaders di Twitter. 

Ma Orlando e, si presume, il suo staff, hanno iniziato a capire che spendere bene l'immagine del candidato dipietrista sul social network significa avere la possibilità, tramite followers illustri, di amplificare il suono mediatico dei contenuti pensati per il web.

Così tra i tweet scorrono i video di Shobha, Giuseppe Cipolla, Desideria Burgio, e Roberto Alajmo. Sono solo alcuni di una lunga serie di cittadini e politici palermitani che spiegano il perché "Io voto Leoluca Orlando". Il tutto riassunto nell'hashtag scelto dallo staff: #liberarepalermo. In testa al quale si leggono tweet come «libereremo la città da coloro che non ci mettono la faccia. La maggioranza dei palermitani ha già deciso di voltare pagina», o «105 mila voti sono la prova che i palermitani vogliono riprendersi la città, manca un ultimo sforzo». Non mancano generici appelli al serrare i ranghi: «Viviamo insieme una grande stagione, scriviamo una nuova pagina di storia per Palermo». O anche: «Palermo può essere liberata dobbiamo farlo tutti insieme». Strategia che ha ben poco appeal nell'interattivo universo twittero. Molto più efficace il botta e risposta continuo con chi gli pone domande o questioni. Lesto ad anticipare l'avversario Fabrizio Ferrandelli nel rispondere a Daniela Palazzotto, che si poneva la questione: «Quanto mi piacerebbe che @LeolucaOrlando1 e @Ferrandelli riuscissero a dissipare i miei dubbi su chi votare dei due». «Su http://www.ilsindacolosafare.it c'è la mia agenda dei prossimi giorni: venga a conoscermi di persona», le ha risposto a stretto giro di posta Orlando.

@Ferrandelli
«31 anni, candidato Sindaco. Credo in Palermo e nei palermitani. Insieme andremo lontano. Abbiamo il coraggio di cambiare». Così si presenta Fabrizio Ferrandelli su Twitter. Il candidato del Partito democratico e di Sinistra ecologia e libertà alla municipalità palermitana si districa meglio dell'avversario nell'ortografia della presentazione nei confronti di chi capita sul suo profilo. Segue link al suo sito personale. Diversa anche la scelta dell'avatar. Nessuno slogan compare in quello del trentunenne piddino, che sorride cravatta lenta e chioma fluente all'internauta. Un poster elettorale campeggia sullo sfondo, ricordando «il coraggio di cambiare» di quello che viene già definito «il sindaco dei palermitani».

La sfida dei followers rispecchia però l'abissale distacco percentuale inflittogli da Orlando al primo turno. Ferrandelli si ferma infatti a poco più di duemila e settecento. Quasi mille e cinquecento in meno dell'avversario. Definito come «l'altro candidato» nei tweet di @Ferrandelli.

Sono due gli hashtag con i quali porta avanti la battaglia elettorale. #ilcoraggiodicambiare veicola i contenuti politici, ma c'è anche il più comodo e breve #elepa per i cinguettii troppo lunghi. Su Twitter solo da qualche settimana, Ferrandelli si è mostrato sin da subito attivissimo: quasi duemilatrecento i tweet all'attivo, almeno una quarantina (se non di più) al giorno. «Grande partecipazione al comizio di questa sera a Sferracavallo. Da 10 anni sono prima linea a difendere i lavoratori» scriveva martedì notte. Nel 2002, a dare retta alla biografia sul sito ufficiale, si divideva tra il coordinamento palermitano del Movimento umanista e l'organizzazione di «progetti di sviluppo promossi congiuntamente con gli abitanti della favela di Atibaia a San Paolo in Brasile» (luogo nel quale, evidentemente, il diritto del lavoro è un'istanza assai diffusa tra gli abitanti locali).

Oltre agli aggiornamenti sulla campagna elettorale, anche Ferrandelli propone video sulla stregua di quelli di Orlando: una lunga serie di "Io voto Ferrandelli perché" nei quali si alternano comuni cittadini e militanti dei partiti che sostengono la coalizione di centrosinistra.


di Pietro Salvatori