mercoledì 17 dicembre 2025
Negli Stati Uniti è di nuovo al centro dell’attenzione politica e normativa la classificazione federale della cannabis, con una possibile riassegnazione della pianta dallo Schedule I allo Schedule III del Controlled Substances Act, la legge che regola le sostanze controllate dall’Amministrazione federale sin dal 1970. La cannabis è attualmente inserita nella categoria più restrittiva, lo Schedule I, accanto a droghe come eroina e Lsd, sulla base dell’assunto che non abbia un uso medico accettato e comporti un alto potenziale di abuso. In realtà, al 2025 40 Stati permettono l’uso medico della cannabis e 24 ne autorizzano anche quello ricreativo, creando un mosaico di leggi che coesistono con il divieto federale. Sull’onda di questa iniziativa, nell’ultimo periodo la Casa Bianca ha esplorato la possibilità di emettere un ordine esecutivo che acceleri la riassegnazione senza attendere ulteriori fasi del processo normativo, una mossa che segnerebbe la riforma più significativa della politica federale sulla cannabis in oltre cinquant’anni. Tuttavia, la Casa Bianca ha precisato che non è stata ancora presa una decisione finale, lasciando il settore e gli operatori in attesa di sviluppi nei prossimi mesi. La riassegnazione a Schedule III non legalizzerebbe l’uso ricreativo a livello federale e nemmeno consentirebbe automaticamente la vendita tra Stati, ma potrebbe alleggerire barriere fiscali come quelle imposte dalla sezione 280E del codice tributario, che attualmente impedisce alle imprese di dedurre normali spese aziendali, e facilitare l’accesso a servizi bancari oggi difficili da ottenere per gli operatori del settore.
Lo spostamento verso lo Schedule III rappresenta un cambiamento significativo perché questa categoria è riservata a sostanze con uso medico riconosciuto e potenziale di abuso moderato o basso, come alcuni farmaci analgesici combinati o steroidi. Questo passo, seppure non equivalga a una legalizzazione federale, aprirebbe la porta a sviluppi importanti in settori chiave come la ricerca scientifica, la tassazione e l’accesso ai servizi finanziari per le imprese del settore, attualmente ostacolati dalle severe restrizioni di Schedule I. La procedura per cambiare la classificazione coinvolge principalmente due agenzie: la Drug Enforcement Administration (Dea) e il Department of Health and Human Services (Hhs). Nel 2023 l’Hhs ha condotto una valutazione medico‑scientifica, concludendo che la cannabis ha un “uso medico attualmente accettato” e raccomandando alla Dea di procedere al trasferimento in Schedule III. La Dea ha successivamente pubblicato una proposta di regolamento in merito, ma il processo è stato rallentato da ritardi procedurali, inclusa la sospensione di un’udienza che doveva tenersi quest’anno. Non mancano tuttavia posizioni critiche: alcuni esperti affermano che, pur rappresentando un passo in avanti, la riassegnazione a Schedule III lascia intatta la proibizione federale di fondo, mantenendo la marijuana illegale secondo il diritto federale e senza garantire piena certezza giuridica per il commercio tra Stati o l’uso non medico. Se adottata, la riclassificazione segnerebbe comunque una svolta storica nella politica antidroga statunitense, allineando parzialmente la legge federale alla realtà normativa di numerosi Stati e aprendo nuove prospettive per l’industria, la ricerca e l’economia del settore. Gli sviluppi attesi nei prossimi mesi saranno quindi cruciali per capire se gli Stati Uniti riusciranno a superare la lunga fase di stallo e dare un nuovo assetto alla regolamentazione della cannabis a livello nazionale.
di Domenico Letizia