L’emarginazione degli ebrei in Australia

mercoledì 17 dicembre 2025


Un tempo, Canberra era allineata con gli Stati Uniti sulle questioni mediorientali, compreso Israele, ma il primo ministro Albanese ha intrapreso una strada diversa

Mentre le famiglie ebree di tutta l’Australia celebravano il primo giorno della festività di Hanukkah, sono stati esplosi dei colpi d’arma da fuoco a Bondi Beach, a Sydney. L’obiettivo era una festa, secondo il premier del Nuovo Galles del Sud Chris Minns, “nel primo giorno di Hanukkah. Quella che avrebbe dovuto essere una notte di pace e gioia celebrata in quella comunità con famiglie e sostenitori, è stata distrutta da questo orribile attacco malvagio”. Il bilancio delle vittime al momento della stesura di questo articolo è di 12 morti (poi salito a 16, ndt.), incluso uno degli autori della sparatoria. La polizia ha identificato uno degli attentatori come Naveed Akram.

La dichiarazione di Minns è degna di nota per il suo contrasto con la reazione immediata del primo ministro australiano Anthony Albanese. All’indomani di quello che è stato chiaramente un attentato terroristico mirato alla comunità ebraica australiana, Albanese ha rilasciato una dichiarazione in cui ha definito gli attacchiscioccanti e angoscianti”. “Albo”, com’è chiamato il premier, si è affrettato a esprimere la sua solidarietà a “tutte le persone colpite”. Chi erano “tutte queste persone”? I bagnanti? I surfisti? L’obiettivo era la celebrazione della festività di “Hanukkah in riva al mare”. Ma per Albanese, menzionare gli ebrei era una parola di troppo in una dichiarazione di 70 parole. (In seguito, ha poi condannato l’attacco alla comunità ebraica.) Il problema è questo: Albanese e il suo ministro degli Esteri Penny Wong hanno fatto tutto il possibile nei 26 mesi trascorsi dal 7 ottobre 2023, data degli attacchi di Hamas contro Israele, per dimostrare il loro disinteresse per il benessere delle comunità ebraiche in Israele, Australia e altrove. Come i loro omologhi politici in Europa e negli Stati Uniti, i laburisti australiani si sono rivoltati contro Israele e i sionisti di tutto il mondo. E come le frange della sinistra negli Stati Uniti, in Spagna, Inghilterra, Canada e Francia, si sono spinti oltre, schierandosi con i nemici di Israele.

L’emergere dell’odio antisemita in Australia è stato notevole, anche rispetto agli standard internazionali. Gli ebrei australiani, come gran parte delle comunità ebraiche nel mondo, credevano nella promessa solenne del “mai più”, ma sono stati bruscamente risvegliati quando, dopo il 7 ottobre, una marcia filopalestinese a Sydney ha iniziato a scandire lo sloganGasate gli ebrei”. Una sinagoga è stata incendiata a Melbourne. La casa del leader di una delle più importanti organizzazioni ebraiche australiane è stata vandalizzata e bruciata a Sydney. Due infermiere di Sydney sono state riprese in un video mentre minacciavano di uccidere gli ebrei. Le università, come negli Stati Uniti, hanno lavorato assiduamente per isolare gli studenti ebrei.

La differenza tra l’Australia e, ad esempio, gli Stati Uniti, è che il governo ha svolto un ruolo significativo nell’emarginazione degli ebrei. Come direbbe un rettore della Harvard University, è tutta una questione di contesto. E sotto Albanese, il contesto è stato caratterizzato da una crescente ostilità nei confronti dello Stato di Israele e dei suoi sostenitori. L’Australia ha di recente rimpatriato le proprie “spose dell’Isis” e ha accolto attivisti pro-Hamas, ma ha vietato l’ingresso ai sostenitori di Israele, compresi ex ministri del governo israeliano. Alle Nazioni unite, dove Canberra un tempo votava regolarmente con gli Stati Uniti sulle questioni relative al Medio Oriente, compreso Israele, Albo ha anche intrapreso una strada diversa. Dopo aver sostenuto una serie di misure volte a elevare lo status dei palestinesi all’interno dell’organismo mondiale, pur insistendo sul fatto che non si trattava di riconoscere uno Stato palestinese, nel novembre 2024, il governo australiano ha votato per la prima volta a favore di una risoluzione che riconosceva la “sovranità permanente del popolo palestinese nei territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est”.

Dopo ulteriori passi che hanno segnato una rottura con la storia filoisraeliana dell’Australia, nel settembre 2025 Canberra ha riconosciuto lo “Stato di Palestina”. Secondo Albanese, “questo è il mondo che dice che il ciclo di violenza deve finire”. Ma Albanese ha avanzato poche richieste concrete su come il “ciclo di violenza” dovrebbe finire, insistendo solo sul fatto che Hamas non potrebbe avere alcun ruolo in una futura “Palestina” e asserendo che era necessaria una “riforma” dell’Autorità palestinese. Per la comunità ebraica australiana, la decisione di Albo di riconoscere la “Palestina” era in linea con il suo crescente disagio nei confronti di ebrei e sionisti. Il premier esitò per giorni prima di recarsi sul luogo dell’attentato incendiario alla sinagoga. E di fronte ad altri attacchi chiaramente antisemiti, fu anche entusiasta di ribadire che i responsabili fossero criminali, non antisemiti. Ma la realtà era molto più complessa: in realtà, i criminali venivano reclutati dalla Repubblica islamica dell’Iran per terrorizzare la comunità ebraica in Australia.

In particolare, mi risulta che il primo ministro e il suo ministro degli Esteri fossero riluttanti a ritenere l’Iran responsabile della serie di attacchi antiebraici e siano stati costretti a rivelare il ruolo di Teheran solo quando l’intelligence australiana minacciò di rendere pubbliche le informazioni in suo possesso. Di fronte a informazioni inconfutabili, Albanese è stato infine costretto a espellere l’ambasciatore iraniano e a etichettare il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica (Irgc) come organizzazione terroristica. Purtroppo, però, per gli ebrei australiani ormai è troppo tardi. Come in Francia, dove i musulmani superano numericamente gli ebrei in un rapporto di almeno dieci a uno, anche in Australia i musulmani superano numericamente gli ebrei in un rapporto di otto a uno. Questa realtà demografica ha implicazioni politiche, e il partito laburista sembra comprenderle fin troppo bene.

(*) Tratto dal Middle East Forum Observer

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Danielle Pletka (*)