Londra, Metreweli (MI6): “La Russia esporta il caos”

martedì 16 dicembre 2025


Nel suo primo discorso pubblico da quando ha assunto la guida dell’MI6, Blaise Metreweli ha scelto toni diretti e senza ambiguità per descrivere quella che considera la principale minaccia alla sicurezza europea. Secondo la nuova direttrice del servizio segreto estero britannico, la Russia sta “esportando caos” in modo sistematico e consapevole, trasformando la destabilizzazione in uno strumento centrale della propria politica estera. Metreweli ha chiarito che non si tratta di episodi isolati o di reazioni contingenti, bensì di una strategia strutturale che continuerà finché Vladimir Putin non sarà costretto a rivedere radicalmente i suoi calcoli politici e militari. La Russia, ha spiegato, si comporta come un attore aggressivo, espansionista e revisionista, deciso a mettere in discussione le regole che hanno garantito una relativa stabilità in Europa negli ultimi decenni. Nel suo intervento a Londra, Metreweli ha insistito molto sul concetto di “zona grigia”, uno spazio sempre più rilevante in cui non c’è una guerra dichiarata ma nemmeno una vera pace.

È in questo contesto che, a suo avviso, la Russia sta colpendo con maggiore efficacia, utilizzando strumenti che restano appena sotto la soglia del conflitto armato tradizionale. Tra questi ha citato sabotaggi attribuiti a soggetti legati allo Stato russo, cyber attacchi contro infrastrutture critiche, campagne di disinformazione e persino l’uso di droni per disturbare il funzionamento di aeroporti e basi militari. Tutte azioni che, prese singolarmente, possono sembrare limitate, ma che nel loro insieme contribuiscono a creare un clima di insicurezza costante e a testare la capacità di risposta delle democrazie occidentali. “Stiamo operando in uno spazio tra pace e guerra”, ha affermato, sottolineando quanto questo renda più complessa la difesa e più difficile attribuire responsabilità in modo immediato. Le parole della direttrice dell’MI6 arrivano in un momento particolarmente delicato per la sicurezza europea. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati episodi sospetti nel Regno Unito e in diversi Paesi europei, come incendi in strutture industriali, esplosioni lungo linee ferroviarie e interruzioni del traffico aereo causate da droni.

Molti di questi eventi sono stati collegati, direttamente o indirettamente, a reti riconducibili alla Russia o a gruppi che agiscono per conto di Mosca. Questo quadro alimenta la preoccupazione delle agenzie di intelligence e rafforza l’idea che il Cremlino stia cercando di logorare i suoi avversari senza arrivare a uno scontro aperto, sfruttando le vulnerabilità delle società aperte. Il discorso di Metreweli si inserisce anche in un contesto geopolitico segnato da forti incertezze sul futuro della guerra in Ucraina e sul ruolo degli Stati Uniti. In Europa cresce l’inquietudine per l’atteggiamento di Washington sotto la presidenza di Donald Trump, che ha ridotto il sostegno a Kyiv e ha cercato di spingere il presidente Volodymyr Zelenskyy ad accettare un accordo di pace percepito come favorevole a Mosca. In questo scenario, le dichiarazioni della capo dell’MI6 suonano come un richiamo alla necessità di non abbassare la guardia e di mantenere un impegno duraturo a sostegno dell’Ucraina, considerato un elemento centrale della sicurezza europea. Nella stessa giornata, anche il nuovo capo delle forze armate britanniche, Sir Richard Knighton, ha lanciato un messaggio altrettanto allarmato.

Secondo Knighton, la situazione attuale è la più pericolosa che abbia mai vissuto nel corso della sua carriera militare e richiede una risposta che vada oltre il semplice rafforzamento delle capacità armate. Ha parlato di un “approccio che coinvolga l’intera società”, sottolineando come la minaccia russa non sia solo militare ma anche politica, economica e informativa. A suo giudizio, la leadership russa ha chiarito di voler sfidare, dividere e in ultima analisi distruggere la Nato, sfruttando ogni possibile punto di frattura all’interno delle democrazie occidentali. Un elemento interessante del discorso di Metreweli è stato il netto contrasto tra il linguaggio usato nei confronti della Russia e quello riservato alla Cina. Mentre su Mosca le parole sono state dure e esplicite, su Pechino la direttrice dell’MI6 ha adottato toni molto più cauti, limitandosi a sottolineare che la Cina sarà una componente centrale delle trasformazioni globali di questo secolo e che il compito dell’intelligence britannica è quello di aiutare il governo a comprenderne l’ascesa e le implicazioni per la sicurezza nazionale.

Non ci sono state critiche dirette né accuse esplicite, un approccio che riflette probabilmente la complessità del rapporto tra il Regno Unito e la Cina. Allo stesso modo, Metreweli ha scelto consapevolmente di non menzionare l’Iran, spiegando di voler rompere con la tradizione dei discorsi che passano in rassegna tutte le minacce globali per concentrarsi invece quasi esclusivamente sulla Russia di Putin. Nel suo intervento, la direttrice ha dedicato ampio spazio anche al futuro dell’MI6 e alla necessità di investire in tecnologia. Forte della sua esperienza come ex responsabile tecnologica dell’agenzia, Metreweli ha sostenuto che l’intelligence moderna non può più basarsi solo sul reclutamento di agenti e sulle fonti umane tradizionali. “La padronanza della tecnologia deve permeare tutto ciò che facciamo”, ha detto, aggiungendo che l’MI6 deve essere altrettanto a suo agio con le linee di codice quanto con le operazioni sul campo, e che la conoscenza di linguaggi di programmazione come Python deve diventare importante quanto la padronanza delle lingue straniere. Questo approccio riflette la crescente centralità del dominio digitale, sia come terreno di minaccia sia come strumento di difesa. Le parole di Metreweli si collegano infine agli allarmi lanciati di recente da altri esponenti del governo e dell’intelligence britannica.

La ministra degli Esteri Yvette Cooper ha parlato di “vaste reti online malevoli” gestite dalla Russia come parte di una strategia di guerra dell’informazione, mentre l’MI5 ha avvertito che la Cina starebbe cercando di reclutare persone che lavorano all’interno del parlamento britannico. Nel loro insieme, questi segnali delineano un quadro di competizione sempre più intensa e multidimensionale, in cui la sicurezza non dipende solo dalla forza militare ma anche dalla capacità di difendere le istituzioni democratiche, l’informazione e le infrastrutture critiche. Il debutto pubblico di Blaise Metreweli alla guida dell’MI6 sembra quindi segnare una linea di continuità nella fermezza verso Mosca, ma anche un’accelerazione nella consapevolezza che le sfide del presente e del futuro richiedono strumenti nuovi e una vigilanza costante.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)