martedì 16 dicembre 2025
Adesso anche Mosca è convita di essere vicina all’accordo. Il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha affermato, in un’intervista esclusiva ad Abc news, che le parti coinvolte nel conflitto sarebbero ormai “sul punto” di giungere a una soluzione diplomatica per mettere fine alla guerra in Ucraina. “Siamo pronti a raggiungere un accordo”, ha dichiarato Ryabkov, aggiungendo di auspicare che l’intesa possa essere definita “il prima possibile”. Indicazioni convergenti sono arrivate anche dagli Stati Uniti. Nella giornata di ieri, funzionari dell’amministrazione americana hanno segnalato che un accordo di pace tra Russia e Ucraina potrebbe essere più vicino che mai, riferendo ai giornalisti, a condizione di anonimato, che “letteralmente il 90 per cento” delle questioni tra le due parti sarebbe già stato risolto. Sul piano dei contatti diretti tra i leader, il Cremlino ha però smentito nuove interlocuzioni: non vi è stata alcuna telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin dopo quella del 16 ottobre scorso, come precisato dal portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, dopo che il commander-in-chief Usa aveva parlato di un recente colloquio con il capo del Cremlino.
Accanto all’apertura diplomatica, Mosca ribadisce tuttavia posizioni considerate non negoziabili. Ryabkov ha escluso in modo netto qualsiasi presenza militare dell’Alleanza atlantica in Ucraina. “Non sottoscriveremo, accetteremo o saremo nemmeno soddisfatti di alcuna presenza di truppe Nato sul territorio ucraino”, ha affermato, chiarendo che tale rifiuto varrebbe anche nel caso di forze inserite in garanzie di sicurezza o nella coalizione dei Volenterosi. Il viceministro ha inoltre confermato l’assenza di margini di compromesso sui territori di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e sulla Crimea: “Non possiamo assolutamente scendere a compromessi su di esse”. Nonostante ciò, Ryabkov ha ribadito il suo ottimismo, sostenendo che le parti restano “sul punto” di una soluzione diplomatica. Il Cremlino ha intanto respinto le richieste di una tregua natalizia. Secondo Mosca, una pausa nei combattimenti rischierebbe di favorire Kiev sul piano militare. “Vogliamo la pace, non vogliamo una tregua per concedere una pausa all’Ucraina per prepararsi a continuare la guerra”, ha dichiarato il megafono di Putin. “Ora la questione è se stiamo per raggiungere, come dice il presidente Trump, un accordo o no”, ha aggiunto, precisando che se l’Ucraina dovesse puntare su “decisioni momentanee e non praticabili”, allora la Russia difficilmente sarebbe pronta a partecipare al processo, come riportato dall’agenzia Interfax.
Sul fronte ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito davanti al Parlamento olandese che la pace non può prescindere dal rispetto delle regole internazionali. “Non basta costringere la Russia a un accordo. Non basta farla smettere di uccidere. Dobbiamo far accettare alla Russia che nel mondo ci sono delle regole e che non può ingannare tutti. Questa è la strada per una pace duratura”, ha affermato. Zelensky ha inoltre criticato le richieste russe di “rinunciare a parti del nostro territorio che non sono nemmeno riusciti a conquistare” e di accettare “i limiti al nostro diritto di unirci all’Alleanza e alla nostra sovranità”.
In ambito europeo, Mosca ha rinviato ogni valutazione sulla dichiarazione congiunta dei leader dell’Ue in merito alle garanzie di sicurezza per Kiev. Il Cremlino si pronuncerà “quando ne vedrà il testo”, ha spiegato Peskov, precisando che finora le autorità russe hanno appreso i contenuti soltanto attraverso i resoconti dei media. “Non abbiamo ancora visto alcun testo. Quando lo vedremo, lo analizzeremo”, ha dichiarato, citato dall’agenzia Tass. Zelensky è infine tornato sul tema delle responsabilità di Mosca per i crimini di guerra, intervenendo alla conferenza del Consiglio d’Europa a L’Aja per il lancio della commissione internazionale sul risarcimento dei danni di guerra. “Ogni crimine di guerra russo deve avere conseguenze per coloro che lo hanno commesso”, ha detto, sottolineando che la pressione internazionale dovrà restare in vigore affinché “gli altri imparino a non scegliere l’aggressione. Tutta la pressione sulla Russia deve rimanere in vigore finché continuerà l’occupazione del nostro territorio”, ha evidenziato, aggiungendo che “finché il nostro popolo rimarrà prigioniero dei russi e finché i bambini ucraini rapiti dalla Russia non saranno riportati a casa, finché la Russia non mostrerà rispetto per la vita pacifica e per i diritti dei suoi vicini, le sanzioni dovranno limitare” l’azione del Cremlino.
di Eugenio Vittorio