venerdì 5 dicembre 2025
Quando Vladimir Putin decide di fare una sciocchezza la fa grossa. La presenta con l’atteggiamento passivo aggressivo dell’amante sfigato. Voglio amarti, ma tu non mi vuoi, quindi ti ammazzo. Questa è la sintesi della psicologia putiniana. Lui è un femminicida in scala russa. Come la roulette. Un colpo solo, ma ripetuto spesso. La dichiarazione di Putin: “Se l’Europa vuole la guerra, siamo pronti” è una minaccia diretta e aperta. La fa incurante del tritacarne che macina centinaia di migliaia di russi, coreani, ghanesi, cubani, indiani, nepalesi, indiani, bielorussi, singalesi che vengono mandati in Ucraina a distruggere un Paese per pura vanità. Che possano esserci nazisti in Ucraina fa ridere i polli. Dicono di crederci i nazisti veri perché la banalizzazione del nazismo li rimette in gioco. Accusare i loro avversari di difendere i nazisti è un paradosso satirico criminale che li diverte. Comunisti e pseudo anarchici organizzati fingono di crederci perché è un lavacro della loro complicità con il dittatore più infame dai tempi di Pol Pot.
C’è poi la platea falso moderata. Essi vivono con la bava alla bocca da sempre. Ma se la asciugano con il fazzoletto e non si vede troppo. Essi sostengono anche la teoria del multipolarismo. Spiegano passivo aggressivi che non ci sono solo gli Usa. Per loro, Cina e Russia sono forti. I tripolari escludono l’Europa dal conteggio. Eppure i valori sono contro i russi: Gli Usa valgono 30mila miliardi di dollari, i cinesi 20mila, i russi appena 2,2. Gli europei, senza Stato, pesano 18mila miliardi. Con lo Stato federale arriveremmo a 25mila. Siamo una potenza ragguardevole. Ma a cosa serve la teoria multipolare? Come la balla della geopolitica, che non è scienza né arte, il multipolo è un modo neutro per dire: le guerre sono condizione naturale. Il multipolarismo è quindi una teoria sulla guerra e sula composizione delle squadre che combattono derby a base di sangue e frattaglie. Noi europei abbiamo orrore per questo multipolarismo. La nostra traiettoria è quella dello Stato federale europeo. Un’Europa stabile e forte che vive di commercio e produzione che dissuade dal cominciare una qualsiasi guerra.
L’Europa è il baluardo difensivo dell’equilibrio economico e sociale descritto da Jeremy Bentham, Stuart Mill, Adam Smith, Vilfredo Pareto, Karl Popper, Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek. È un paradosso, considerato che siamo affetti da normazione ossessiva. È la bellezza dell’assetto liberale: quando meno te lo aspetti, riemerge e spiega da sé il desiderio di pace, libertà, benessere, senza costrizioni ma con regole certe. Gli europei di oggi sono figli della globalizzazione. Abbiamo apprezzato la pace degli ultimi 80 anni. Ce la vogliamo tenere. Il multipolarismo e la bislacca geopolitica caldeggiano i derby armati tra popoli ormai fratelli e abituati a collaborare.
Putin vuole la guerra perché si annoia. Vive in un Paese marcio che non sa governare. Benito Mussolini diceva che governare gli italiani non era difficile, ma inutile. Putin va oltre. Ha il potere e odia i russi, prima di tutto. Per questo li fa morire. Smania per essere riconosciuto come potente. La cosa che più lo ha fatto arrabbiare è andare alle riunioni dei grandi del mondo e restare solo come un cane. Come l’invitato sfigato alle feste. Come il cugino che crea imbarazzo con i suoi discorsi fuori luogo. Vuole vendicarsi del disprezzo che si è guadagnato. Portare tutti alla clava e al conflitto continuo è il suo obiettivo di autocrate vecchio, violento, infame. Putin irradia il multipolarismo e la geostrategia per promettere guerra, violenza, infamia, povertà, stupro e genocidio. Gli europei li odia più di tutti, con la loro cultura, ricchezza, eleganza. Forse è per questo che usa gente inelegante, che smania per il villone per paralizzare l’Europa. Ora, noi sappiamo che i pontieri verso Mosca è probabile che siano agenti pagati dal Cremlino. Per questo è necessaria una legge sulla trasparenza degli introiti di politici e giornali. Abbiamo una pace nel mondo da salvare e non si può perdere tempo ad ascoltare gente venduta a chi vuole ridurci come gli ucraini, costretti dalla sera alla mattina a difendersi da un assalto mal condotto e crudele. I nemici si combattono prima che facciano danni. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha ragione.
di Claudio Mec Melchiorre