Il ruolo dei Fratelli Musulmani nella guerra civile in Sudan

giovedì 4 dicembre 2025


Il gruppo islamista e la sua ideologia rappresentano da tempo un ostacolo alla stabilità e allo sviluppo del Sudan

Il presidente Donald Trump ha promesso di mettere al bando i Fratelli Musulmani in America e di porre fine alla guerra civile in Sudan dopo che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman aveva chiesto l’aiuto degli Stati Uniti. Con una strana formulazione, Trump ha annunciato: “C’è un posto sulla Terra chiamato Sudan”. In passato, il Sudan è stato inserito dagli Stati Uniti nella lista degli Stati sponsor del terrorismo. Negli anni Novanta, il Sudan dette rifugio a Osama bin Laden e contribuì alla creazione di campi di addestramento per terroristi. L’amministrazione Clinton non riuscì a catturare o colpire il leader di al-Qaeda in quel periodo, prima che si trasferisse in Afghanistan. In meno di cinque anni, gli agenti di Bin Laden attaccarono le Torri Gemelle e il Pentagono, uccidendo quasi 3.000 americani innocenti. La successiva guerra globale al terrorismo è costata un milione di vite.

L’impegno profuso dal presidente Trump nel mettere al bando la Fratellanza musulmana e porre fine alla guerra in Sudan, sta rendendo l’America e i suoi alleati più sicuri. Sta affrontando le cause profonde del terrorismo. Oggi il Sudan offre di nuovo rifugio ai nemici dell’Occidente. Essendo consapevole dei tre macro-fattori di pericolo in Sudan, quali l’allineamento, l’annientamento e le alleanze, Trump può porre fine alla guerra, rendere l’America più sicura e ripristinare un ordine regionale che aiuti i nostri alleati arabi e israeliani. Sette Paesi confinano con il Sudan, una nazione di quasi 50 milioni di abitanti. È l’Egitto ad avere i legami culturali e religiosi più profondi con Khartum. Negli anni Cinquanta, i Fratelli Musulmani e la loro ideologia di perenne guerra religiosa, distruzione di Israele e governo politico da parte di un politburo islamista proliferarono dall’Egitto al Sudan.

Nel 1989, un leader militare islamista, Omar al-Bashir, guidò un colpo di Stato e istituì un governo islamista in Sudan, spingendo poi il Paese verso una direzione antiamericana, e dare rifugio a Bin Laden faceva parte di quell’approccio. Al-Bashir e gli ideologi della Fratellanza introdussero una versione rigida della legge islamica contro le donne, che prevedeva l’amputazione degli arti e la lapidazione per comportamenti sessuali impropri. La Corte penale internazionale incriminò al-Bashir con cinque capi d’accusa per crimini di guerra e genocidio. Per indebolire questo governo antiamericano, gli Stati Uniti imposero delle sanzioni, e queste diedero i loro frutti.

Nel 2019, una rivolta popolare contro al-Bashir portò alla formazione di un nuovo governo civile guidato da Abdalla Hamdok. Per allinearsi con gli Stati Uniti e porre fine all’influenza del vecchio Stato profondo guidato da al-Bashir, Hamdok fece tre cose: imprigionò i funzionari corrotti della vecchia guardia, normalizzò le relazioni con gli Stati Uniti e avviò il Sudan sulla strada della prosperità economica rafforzando i legami con i centri finanziari regionali alleati degli Stati Uniti, in particolare gli Emirati Arabi Uniti (Eau). La serietà dell’impegno del governo Hamdok nel riorientare il Sudan venne dimostrata in modo convincente quando il premier sudanese confutò l’ideologia islamista propugnata da al-Bashir, contraria a Israele e alla cultura americana, e aderì agli Accordi di Abramo promossi da Trump. Insieme a Marocco, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, il Sudan sotto Hamdok è stato un importante pilastro degli accordi che hanno cambiato il destino di Israele, essendo tali accordi finalizzati alla normalizzazione dei rapporti dello Stato ebraico con i vicini Paesi arabi.

Ma la vecchia guardia degli islamisti reagì. Nel 2021, un colpo di Stato contro Hamdok lo costrinse all’esilio. Il Sudan bloccò l’attuazione degli Accordi di Abramo e la vecchia linea di bin Laden trovò una nuova espressione. L’allineamento con l’America non fu gradito al baluardo della Fratellanza all’interno dell’esercito. La cultura dell’annientamento prese il sopravvento. Il colpo di Stato del 2021 venne guidato da Abdel Fattah al-Burhan, il quale affermava di essere l’unico leader del Sudan e delle Forze armate sudanesi (Saf), ma era considerato da molti troppo vicino alle reti di al-Bashir. In questa crisi di legittimità, Mohamad Dagalo, noto come “Hemedti”, lasciò l’esercito sudanese e assunse il controllo delle Forze di supporto rapido (Rsf). Entrambe le fazioni sono oggi accusate di crimini di guerra. Entrambe hanno le mani sporche del sangue di civili. Ciascuna mira al totale annientamento dell’altra. Il piano di pace di Trump consiste nel vanificare questo intento di distruzione e spinge per un cessate il fuoco. Le Rsf hanno già accettato di porre fine alle violenze, ma le Saf non lo hanno fatto.

Questa cultura dell’annientamento è già stata esportata dal Sudan a Israele, ad esempio. Il Sudan ha un legame diretto con il terrorismo di Hamas del 7 ottobre. Pochi giorni dopo l’attacco, l’amministrazione Biden designò l’importante uomo d’affari sudanese Abdelbasit Hamza come Specially designated global terrorist  per il ruolo diretto da lui avuto come finanziatore della struttura militare di Hamas. Incredibilmente, Hamza non solo venne rilasciato, ma anche riabilitato dopo il colpo di Stato di al-Burhan del 2021, e sostenne apertamente l’ala terroristica di Hamas, le Brigate Qassam. Questa unità guidò l’operazione terroristica del 7 ottobre in Israele.

Un’altra figura importante legata a questo contesto favorevole è Khalil al-Hayya. Attualmente è un alto dirigente di Hamas, ricercato a Doha da Israele, nonché allievo e successore di Yahya Sinwar, la mente del 7 ottobre. Negli anni Novanta, al-Hayya studiò a Khartoum e si radicalizzò ulteriormente in un periodo in cui il Sudan era uno dei principali centri dell’attività islamista nella regione. Gli anni trascorsi in Sudan gli permisero di accedere alle stesse reti che collegavano i Fratelli Musulmani, bin Laden, Hamas e il finanziamento del terrorismo. Un altro leader di Hamas, Khaled Meshal, aveva un passaporto sudanese. Il blocco dell’attuazione degli Accordi di Abramo da parte del Sudan dopo il 2021 non è stato un caso. Il problema è più profondo di quanto appaia in superficie.

I canali logistici e diplomatici iraniani, ad esempio, hanno offerto il loro sostegno alle Saf e trasportato i terroristi Houthi dallo Yemen al Sudan. Gli Houthi hanno attaccato navi americane, promettono la distruzione di Israele e dell’America e ora sono presenti più a monte sulla rotta commerciale del Mar Rosso, attraverso la quale passa il 15 per cento del commercio marittimo mondiale. L’instabilità in Sudan può diventare il nuovo terreno fertile dell’Iran. Questa mentalità di annientamento totale (a livello nazionale, regionale e internazionale) deve essere sradicata ora, prima che si diffonda. Il consigliere speciale di Trump, Massad Boulos, sta cercando di portare la pace. Tuttavia, il generale al-Burhan e l’esercito sudanese hanno rifiutato il cessate il fuoco e hanno criticato Boulos accusandolo di parzialità per aver cercato di rimuovere la Fratellanza dal potere in Sudan.

Hamdok si è schierato al fianco di Emirati Arabi Uniti, Marocco, Bahrein e Stati Uniti nel sostenere gli Accordi di Abramo e nell’opporsi al regime di al-Bashir. Per la sua fedeltà alla pace, il presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed, lo ha accolto ad Abu Dhabi, insignendolo del Premio Zayed per la fratellanza umana. La lealtà è importante. La pace in Sudan necessita che l’era dei generali che decidono le sorti del Paese debba finire. In questo, Trump ha un alleato in Hamdok che di recente ha invitato entrambe le parti ad arrendersi e ad avviare un dialogo per ottenere il sostegno degli amici regionali e internazionali. Con la leadership degli Stati Uniti, il Sudan avrà amici tra i Paesi firmatari degli Accordi di Abramo e anche oltre.

La “storia non si ripete, ma fa rima”. Trent’anni dopo, il Sudan torna ad essere un contesto favorevole al terrorismo pre-11 settembre, poiché ospita sostenitori di Hamas, degli Houthi e finanziatori del terrorismo. Il presidente Trump e il segretario di Stato Marco Rubio stanno evitando di fare l’errore commesso da Clinton: il Sudan deve tornare immediatamente a un governo civile, consegnare Abdelbasit Hamza, mettere al bando i Fratelli Musulmani e far sì che altri finanziatori del terrorismo vengano espulsi o rimessi in prigione. Il primo ministro sudanese, che ha sostenuto l’America, ha cercato la prosperità normalizzando le relazioni con Stati Uniti e Israele e merita di avere il sostegno di Washington e dei nostri alleati arabi. Questa è una roadmap che può aiutare il Sudan, l’America, i nostri alleati arabi e anche Israele.

(*) Tratto dal National Interest

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Ed Husain (*)