mercoledì 3 dicembre 2025
Il Kazakistan guarda all’Unione europea come un partner affidabile per una crescente cooperazione che presenti aspetti di rilievo per ambo le parti. Un pensiero messo nero su bianco dal ministro degli Esteri Yermek Kosherbayev in un articolo di opinione per Euronews. Il ministro kazako, infatti, sottolinea il valore che un approvvigionamento sicuro e continuo di energia e di minerali critici può avere per lo sviluppo tecnologico del Vecchio continente e dare piena possibilità di realizzazione alla trasformazione digitale e ambientale che rappresenta uno dei principali obiettivi del Vecchio continente. Gli avvenimenti recenti hanno evidenziato il pericolo per l’Europa costituito dalla dipendenza per i propri approvvigionamenti (in particolare di prodotti energetici e di altri minerali critici) da pochi fornitori; inoltre, l’incertezza relativa alla percorribilità di taluni importanti corridoi logistici in ragione dell’accresciuta e generale instabilità di molte aree non garantisce la continuità delle forniture, aspetto di importanza capitale nel quadro della programmazione ed esecuzione delle attività industriali.
Le parole del ministro kazako rivelano come l’obiettivo del Paese sia quello di diventare un hub logistico, commerciale e finanziario nell’Asia centrale, avvalendosi della sua posizione geografica nel cuore dell’Eurasia. Il Kazakhstan costituisce infatti, per dimensione e posizione geografica, disponibilità di riserve energetiche, tassi di crescita economica e riforme in senso liberale della società e dell’economia, uno degli attori chiave della regione centro-asiatica. Negli ultimi anni, le relazioni e le cooperazioni tra l’Unione nel suo insieme (ma anche tra il nostro Paese) ed il Kazakistan sono cresciute e si sono approfondite estendendosi a vari campi: i due attori hanno istituito un dialogo politico, istituzionale e commerciale che, pur oramai abbastanza consolidato, presenta ancora margini di implementazione. L’Ue è la maggiore controparte commerciale del Kazakhstan e il livello degli investimenti europei nel Paese è in costante crescita. Come ricorda il ministro Kosherbayev al riguardo, nell’ultimo decennio, da quando cioè il Kazakistan e l’Unione europea hanno firmato l’Accordo di partenariato e cooperazione rafforzato (Epca), pietra miliare per un impegno comune verso una partnership ampia e lungimirante, la cooperazione si è ampliata e con oltre 200 miliardi di euro investiti dal 2005, l’Ue è oggi il principale partner commerciale e di investimento del Kazakhstan.
Da parte europea vi è la necessità di approvvigionarsi di materiali critici (terre rare in particolare) così indispensabili all’industria tecnologica, militare oltre che civile, che in tempi di riarmo assumono ulteriore valore, affrancandosi, per quanto possibile, dal quasi monopolio cinese, utilizzato da questi ultimi talvolta come leva negoziale; il Kazakistan, il cui sottosuolo è ricco di tali prodotti, necessita di investimenti, infrastrutture e know-how per dare un booster alla propria economia. I materiali in questione sono essenziali per le tecnologie energetiche, in particolare quelle green, e la domanda mondiale, già oggi consistente, è destinata a quadruplicare da qui al 2040. Il Kazakistan è il principale produttore mondiale di uranio e uno dei primi dieci esportatori di rame e zinco. Esso è tra i primi 20 Paesi con riserve provate di cromo, zinco, piombo, rame, oro, titanio, ferro, manganese, cadmio e bauxite. Oltre la metà dei materiali considerati critici dall’Ue sono già prodotti in Kazakistan cui va aggiunta la recente scoperta, annunciata la scorsa primavera, di un grande giacimento di terre rare a Karagandy, che pare accreditato di quasi un milione di tonnellate di cerio, lantanio, neodimio, ittrio ed altri materiali appetibili. Come riporta l’Onu, poi: “Il Kazakistan è un importante produttore di energia a livello mondiale. Si colloca tra i primi 15 Paesi al mondo per le sue riserve di petrolio, carbone e uranio, e tra i primi 20 per l’estrazione di gas naturale. I principali partner di esportazione del Paese sono Italia (19 per cento), Cina (10 per cento), Paesi Bassi (10 per cento)”.
Già nel 2020 l’Ue aveva avviato il proprio Piano d’azione per i materiali critici. In esso, l’obiettivo d’azione 9 prevedeva l’incremento della collaborazione con Paesi affini e ricchi di risorse per rafforzare la resilienza dell’industria verde dell’Unione Europea. E quindi l’incremento della collaborazione Ue-Kazakistan, auspicata dal ministro degli esteri di Astana, pare perfettamente inserirsi in tale quadro. Al momento, nonostante la ricchezza del sottosuolo, il Paese necessita di investimenti e infrastrutture. È interesse di Astana attivare investimenti e partnership per realizzare l’estrazione ed il trattamento in loco dei minerali in questione onde favorire l’economia domestica, pur con una spiccata attenzione ai processi di raffinazione che rischiano di aggravare precarie situazioni ambientali ereditate dalla dominazione sovietica. Inoltre, un aumento della produzione potrebbe comportare investimenti in logistica, con un ampliamento delle potenzialità del Corridoio di mezzo, una rotta commerciale che, attraverso il Mar Caspio e la Turchia, evita di intrecciare la Russia e risulta ora molto più agevole e sicura dopo l’accordo Armenia-Azerbaijan.
Le risorse e più in generale lo sviluppo che deriveranno da un uso sostenibile delle risorse minerarie kazake potranno contribuire a realizzare l’ambizioso programma di riforme lanciato dal presidente Kassym-Jomart Tokayev e incentrato sulla trasformazione digitale, la modernizzazione degli investimenti, la connettività globale e il rinnovamento istituzionale. Il programma vuole fare del Kazakistan un paese leader nell’era dell’Intelligenza artificiale. È prevista al riguardo la creazione di un nuovo Ministero dell’Intelligenza artificiale e dello Sviluppo digitale che sarà guidato da un’esperto del settore. Il nuovo organismo guiderà la transizione del Kazakistan verso quella che il ‘residente ha descritto come una “Nazione completamente digitale entro tre anni”. Questi cambiamenti, uniti al prossimo snellimento di una folta burocrazia ancora presente, consentiranno al Paese di essere ancor più attrattivo di quanto registrato fino ad ora. Cinque anni or sono, il rapporto Doing Business 2020 della Banca mondiale poneva il Kazakistan al quarto posto per il rispetto degli accordi contrattuali e al 22° posto per facilità nell’avvio di un’impresa. Passi avanti ne sono già stati fatti e altri di certo ne saranno realizzati. Ci sono quindi tutti i presupposti dunque affinché le parole del ministro degli Esteri kazako diventino una positiva realtà in cui Ue e Kazakhstan possano costruire un partenariato forte e resiliente per trasformare le sfide comuni in punti di forza condivisi.
(*) Consigliere nazionale dell’Albo nazionale analisti intelligence
di Francesco Lombardi