martedì 2 dicembre 2025
L’ex ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, rompe il silenzio in uno dei momenti più delicati per la leadership di Kiev, segnato dall’estensione dell’inchiesta anticorruzione che ha coinvolto l’ex capo di gabinetto Andriy Yermak e figure vicine al presidente Volodymyr Zelensky. In un’intervista a La Repubblica, Kuleba ammette senza esitazioni: “Ho provato soddisfazione” per l’allargamento delle indagini, spiegando che “l’Ucraina ha finalmente istituzioni capaci di arrivare a chiunque, senza riguardo per il ruolo. Il messaggio è chiaro: nessuno è intoccabile. Per il mio Paese è uno sviluppo positivo”. Sul fronte politico interno, l’ex ministro descrive un Paese in rapido mutamento. Sei mesi fa, racconta, l’interesse per eventuali elezioni era “prossimo allo zero”. Ora, invece, la dinamica si sarebbe invertita: “il popolo percepisce che il Paese ha bisogno di un reset. Se ci sarà la tregua si andrà subito al voto”. E, interrogato sul futuro politico di Volodymyr Zelensky, Kuleba non lascia spazio a letture ambigue: “se anche non venisse rieletto avrà comunque un futuro. Che piaccia o no, è una figura di statura storica e non è necessario occupare una carica per far valere la propria voce”.
Al centro dell’attenzione anche i negoziati in Florida tra delegazioni ucraine e statunitensi. Nulla, avverte Kuleba, è definito: “niente è deciso prima che tutto sia deciso”. Ma un punto resta, a suo giudizio, irrinunciabile: “l’unica formula tollerabile è che le ostilità cessino lungo l’attuale linea del fronte, continuando a trattare sullo status dei territori occupati. Nessun leader ucraino può firmare un documento che riconosca giuridicamente la perdita di quelle terre”. Una posizione che riflette la linea rossa condivisa dall’establishment di Kiev: nessuna concessione definitiva sugli oblast sotto controllo russo. Quanto al ruolo di Donald Trump, Kuleba offre un’analisi netta, priva di diplomazia. L’ex segretario di Stato vede nell’approccio del tycoon la convinzione di poter chiudere i conflitti “offrendo la prospettiva di fare soldi insieme”. Ma, ammonisce, questa guerra non riguarda il profitto: si tratta di uno scontro “al cento per cento ideologico”, tra “l’ideologia imperiale russa” e “l’ideologia europea dell’Ucraina”. Una frattura che, secondo lui, l’ala politica dell’Alleanza atlantica fatica a riconoscere.
Kuleba conclude evocando un allarme già lanciato da alcune capitali europee: “Il lato militare della Nato è consapevole che ci stiamo muovendo verso la guerra, la parte politica invece non vuole riconoscerlo. Oggi l’unico che ne parla è il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, e so che anche il presidente Emmanuel Macron la pensa allo stesso modo. La Russia sta preparando un attacco all’Europa. E più Vladimir Putin ripete che non vuole farlo, più dovreste credermi”. Una dichiarazione che riflette la crescente inquietudine strategica sul Vecchio continente, mentre il conflitto ucraino resta senza un vero orizzonte di soluzione.
di Redazione