mercoledì 26 novembre 2025
Nel giorno della tradizionale grazia presidenziale ai tacchini per il Thanksgiving, Donald Trump ha lasciato filtrare un cauto ottimismo sul negoziato in corso per il piano di pace per l’Ucraina: “Credo che siamo molto vicini a un accordo, lo scopriremo”, ha dichiarato. Mentre il presidente americano si prepara a trascorrere il Ringraziamento a Mar-a-Lago, prende forma la possibilità – al momento più un auspicio che una conferma – che Volodymyr Zelensky possa raggiungerlo in Florida. Il leader ucraino non ha nascosto la volontà di un faccia a faccia quanto prima, convinto che solo un confronto diretto possa sciogliere gli ultimi nodi della proposta.
Il quadro, però, resta complesso. Se Washington e Kiev accelerano, Mosca continua a mostrarsi tutt’altro che incline a chiudere in tempi rapidi: secondo diverse fonti, il Cremlino sarebbe pronto a respingere il nuovo testo, ritenuto lontano dalle intese raggiunte da Trump e Vladimir Putin durante il vertice di Anchorage di Ferragosto. E, nel frattempo, Vladimir Putin continua a bombardare il Paese aggredito. Kiev, dal canto suo, appare più orientata ad accettare la bozza rivista dopo i numerosi interventi sui 28 punti del piano originario. La delegazione ucraina ha già ottenuto alcune modifiche sostanziali, come l’ampliamento dell’organico delle forze armate da 600mila a 800mila uomini. Restano però sul tavolo i dossier più delicati: le concessioni territoriali reclamate da Mosca e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, inclusa la prospettiva di ingresso nella Nato. Questioni che, come ha ribadito Andriy Yermak, capo di Gabinetto di Zelensky, richiederanno un intervento diretto dei leader e non delle seconde linee diplomatiche. Zelensky si dice pronto a volare negli Stati Uniti già nei prossimi giorni, nonostante la pausa festiva americana. E poi, Trump ha annunciato di aver incaricato Steve Witkoff di recarsi a Mosca per incontrare Putin e tentare un nuovo avvicinamento: “Nella speranza di finalizzare questo piano di pace, ho ordinato al mio inviato speciale Steve Witkoff di incontrare il presidente Putin a Mosca e, allo stesso tempo, il segretario dell’esercito Dan Driscoll incontrerà gli ucraini”, ha scritto su Truth social.
Intanto, nella riunione virtuale della Coalizione dei Volenterosi – la prima con il segretario di Stato americano Marco Rubio – Zelensky ha rinnovato l’allarme sulla situazione al fronte: “La guerra della Russia contro l’Ucraina non è ancora finita, ogni giorno la Russia uccide i nostri soldati al fronte e ogni giorno colpisce le nostre città”, ha ricordato ai partner. Tra i partecipanti anche la premier italiana Giorgia Meloni, che ha espresso apprezzamento per il tentativo negoziale in corso, esortando Mosca a cogliere “l’occasione di costruire la pace” e sottolineando la necessità che Kiev ottenga “solide garanzie di sicurezza”. In linea anche la posizione francese: Emmanuel Macron ha ribadito che l’Ucraina non dovrà subire alcuna limitazione sul numero dei propri effettivi, assicurando che si sta lavorando in tal senso.
La nuova versione del piano, ridotta a 19 punti e concordata a Ginevra, è oggetto del secondo round di colloqui ad Abu Dhabi tra gli inviati statunitensi e russi. Secondo le comunicazioni ufficiali, i negoziati condotti dal segretario alle Forze armate Dan Driscoll “stanno andando bene”. Ma da Mosca arrivano segnali diametralmente opposti. Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, citato dal Financial times, ha dichiarato che la Russia non accetterà modifiche che si discostino dalla bozza di Anchorage: “Dopo Anchorage, quando pensavamo che queste intese fossero state formalizzate, c’è stata una lunga pausa”, ha osservato, aggiungendo che ora è arrivato “questo documento in cui tutta una serie di questioni, ovviamente, richiedono chiarimenti”.
Secondo il New York Post, non solo la Russia è intenzionata a respingere il testo, ma sarebbe pronta ad accusare gli Stati Uniti di aver stravolto la “lista dei desiderata” che Trump aveva accettato in Alaska. Una divergenza che rischia di riportare le trattative al punto di partenza, proprio mentre Washington e Kiev premono per una soluzione rapida.
di Eugenio Vittorio