Finire la guerra è possibile: il piano di Trump per Kiev

venerdì 21 novembre 2025


La proposta delineata da Washington, descritta sulle prime pagine di oggi come “il piano di pace degli Stati Uniti”, definisce una cornice articolata in 28 punti che punta a ridisegnare gli equilibri strategici tra Russia e Ucraina, quando ci si avvicina alla fine del quarto anno di guerra. Tra gli elementi più rilevanti emergono la messa sotto supervisione Aiea della centrale nucleare di Zaporizhzhia, l’impegno dell’Ucraina a rinunciare per sempre alla Nato e l’introduzione di un patto di non aggressione che coinvolgerebbe Kiev, Mosca e le capitali europee. Si tratta di un documento di cui alcuni media americani, fra cui Axios, hanno avuto accesso, e che la Casa Bianca continua a definire “in evoluzione”, mentre intanto trapelano ulteriori dettagli su un impianto negoziale destinato a sollevare un intenso dibattito diplomatico. Resta però un’incognita decisiva: al momento il Cremlino non ha espresso alcuna posizione ufficiale.

Il primo punto del piano ribadisce la sovranità dell’Ucraina, un prerequisito irrinunciabile per il presidente Volodymyr Zelensky. A questo si affiancano le garanzie di sicurezza statunitensi, indicate al punto cinque ma non ancora dettagliate. La proposta insiste sulla necessità di un patto di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa, con la premessa che “tutte le ambiguità degli ultimi 30 anni saranno considerate risolte”. Mosca, inoltre, dovrebbe sancire per legge una politica di non aggressione nei confronti dell’Europa e di Kiev: nel documento “ci si aspetta” che la Federazione russa rinunci a qualsiasi invasione futura dei Paesi limitrofi, mentre l’Alleanza atlantica si impegnerebbe a non espandersi ulteriormente. A vigilare su questi impegni sarebbe un tavolo permanente fra Mosca e la Nato con mediazione americana, volto a “risolvere tutte le questioni di sicurezza e creare le condizioni per una de-escalation”.

Quello riguardo l’Alleanza è forse il capitolo più sensibile. L’Ucraina dovrebbe inserire nella propria Costituzione la rinuncia definitiva all’adesione, mentre la Nato codificherebbe nei propri statuti l’impossibilità di un ingresso futuro di Kiev. Diverso, invece, l’apporto alla sicurezza europeo. Lipotesi di adesione all’Unione resta aperta e, nell’immediato, Bruxelles garantirebbe un accesso preferenziale al mercato unico. E anche se il documento esclude il dispiegamento di truppe Nato in territorio ucraino, prevede la presenza di caccia europei in Polonia con funzioni di protezione aerea per Kiev. Secondo funzionari statunitensi, le garanzie di sicurezza incluse nel piano offrirebbero a Kiev un livello di protezione paragonabile a quello Nato in caso di un futuro attacco russo. Axios ha inoltre riportato che qualsiasi offensiva “significativa, deliberata e prolungata” da parte di Mosca “sarà considerata un attacco che minaccia la pace e la sicurezza della comunità transatlantica”, con conseguente risposta degli Stati Uniti e dei loro alleati, anche sul piano militare. Quindi, la Nato potrebbe proverbialmente uscire dalla porta ma rientrare dalla finestra. Il documento mira anche a reintegrare la Russia nel G8 a condizione che accetti di estendere la validità dei trattati sulla non proliferazione e sul controllo degli armamenti, incluso lo START I. Allo stesso tempo, Kiev confermerebbe il proprio status di Stato non nucleare.

Elemento chiave per la ricostruzione postbellica è la creazione di un Fondo di Sviluppo dedicato all’Ucraina, destinato a investire in settori strategici ad alta crescita, dalla tecnologia ai data center fino all’Intelligenza artificiale. Il piano prevede che 100 miliardi di dollari provenienti dagli asset russi congelati siano destinati agli investimenti, con Washington che riceverà il 50 per cento dei profitti generati. L’Europa contribuirebbe con ulteriori 100 miliardi, mentre il resto degli asset congelati verrebbe gestito in un accordo separato tra Stati Uniti e Russia.

La centrale di Zaporizhzhia verrebbe posta sotto gestione diretta dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, con una ripartizione equa dell’energia prodotta tra Ucraina e Russia. Sul fronte giudiziario, il piano introduce un’amnistia generale per tutte le parti coinvolte, prevedendo dunque l’impossibilità di perseguire la Russia per crimini di guerra, un punto destinato a sollevare forti contestazioni. Infine, entro 100 giorni dalla firma dell’accordo, l’Ucraina sarebbe chiamata a indire nuove elezioni, un impegno che Zelensky aveva già condizionato alla realizzazione di un cessate il fuoco totale. E proprio il capo di Kiev è, al momento, più solo che mai. Perderebbe territorio e potere, in cambio della pace per i suoi concittadini.


di Eugenio Vittorio