martedì 18 novembre 2025
Il via libera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite alla risoluzione statunitense su Gaza ha innescato una catena di reazioni diplomatiche di ampia portata. Su Truth social, Donald Trump ha celebrato il voto con toni trionfalistici: “Congratulazioni al mondo per l’incredibile voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che ha riconosciuto e approvato il Board of peace, che sarà presieduto da me e includerà i leader più potenti e rispettati del mondo. Questa sarà ricordata come una delle più grandi approvazioni nella storia delle Nazioni unite, porterà a ulteriore pace in tutto il mondo ed è un momento di vera portata storica!”. Un messaggio che il presidente ha accompagnato ringraziando “le Nazioni unite e a tutti i Paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite: Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Algeria, Danimarca, Grecia, Guyana, Corea del Sud, Pakistan, Panama, Sierra Leone, Slovenia e Somalia”, senza dimenticare gli Stati che, pur non sedendo nell’organismo, “hanno fortemente sostenuto l’iniziativa”, tra cui Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Indonesia, Turchia e Giordania. Trump ha inoltre annunciato che “i membri del Board e molti altri entusiasmanti annunci saranno fatti nelle prossime settimane”.
Dalle Nazioni unite è arrivata una prima valutazione ufficiale attraverso il portavoce di António Guterres, Stephane Dujarric. Per il Palazzo di Vetro, “l’adozione della risoluzione su Gaza da parte del Consiglio di sicurezza rappresenta un passo importante nel consolidamento del cessate il fuoco, che il segretario generale António Guterres incoraggia tutte le parti a rispettare”. Dujarric ha sottolineato la necessità di tradurre lo slancio diplomatico in iniziative concrete: “È ora essenziale tradurre lo slancio diplomatico in misure concrete e urgenti sul campo”. Le Nazioni unite, ha aggiunto, “si impegnano a svolgere il ruolo affidatogli nella risoluzione”, evidenziando il sostegno alla “fase 2 del Piano Usa, che porti a un processo politico per il raggiungimento della soluzione a due Stati”.
Dalla Palestina, la ministra degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese, Varsen Aghabekian Shahin, ha definito la decisione del Consiglio un primo passo indispensabile: “La risoluzione delle Nazioni unite è il primo passo di un lungo cammino verso la pace. Era necessario perché non potevamo intraprendere nient’altro prima di aver raggiunto un cessate il fuoco”. Intervistata durante una visita ufficiale nelle Filippine, Shahin ha richiamato l’attenzione sulle questioni ancora aperte – autodeterminazione, status futuro dello Stato palestinese, ruolo del diritto internazionale nell’attuazione del piano Trump. La ministra ha riconosciuto che il progetto statunitense “alluda alla possibile creazione di uno Stato palestinese”, chiarendo però che il tema sarà affrontato nei passaggi successivi. “Finché questi elementi saranno presenti, saremo soddisfatti di questo primo passo”, ha concluso.
A frenare l’entusiasmo è arrivata la posizione di Mosca, che si è astenuta al voto Onu. L’ambasciatore Vassily Nebenzia ha spiegato l’astensione russa: “La Russia si è astenuta dalla risoluzione degli Usa su Gaza perché è qualcosa che semplicemente non potevamo sostenere”. Pur riconoscendo gli sforzi diplomatici di Washington e dei mediatori regionali, Nebenzia ha denunciato l’assenza di garanzie reali: “abbiamo insistito affinché ai membri del Consiglio di sicurezza fossero concessi i necessari strumenti di responsabilità e controllo”, oltre alla mancata inclusione della formula “due Stati e due popoli”. Il diplomatico ha sottolineato le ambiguità su tempi e modalità del passaggio di poteri all’Autorità palestinese a Gaza e ha messo in dubbio l’operatività del Board of Peace, che “sembrerebbero in grado di agire in assoluta autonomia”. In sintesi, per Mosca “il Consiglio sta dando la sua benedizione a un’iniziativa sulla base delle promesse di Washington”.
Critica anche la Cina, che ha optato per l’astensione. L’ambasciatore Fu Cong ha rilevato profonde carenze nel testo approvato: “La Cina sostiene il Consiglio di sicurezza nell’adozione di tutte le misure necessarie per raggiungere un cessate il fuoco duraturo, alleviare il disastro umanitario e avviare la ricostruzione (…) Tuttavia, la bozza di risoluzione appena adottata è carente sotto molti aspetti ed è profondamente preoccupante”. Per Pechino, ogni accordo postbellico deve valorizzare l’Autorità palestinese e ribadire esplicitamente l’impegno per la soluzione dei due Stati, elementi che il testo “non garantisce”. La Cina, ha precisato Fu Cong, ha deciso di non opporsi considerando la “fragile e grave situazione a Gaza” e le posizioni dei Paesi della regione.
Dall’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso un cauto ottimismo: “Mi pare che si vada nella giusta direzione per passare alla fase 2 della pace a Gaza, trasformare veramente il cessate del fuoco in un’azione di pace”. Il vicepremier ha confermato che Roma “seguirà con grande attenzione” gli sviluppi e parteciperà al processo nei modi che saranno ritenuti più opportuni, ribadendo l’obiettivo di contribuire a una “soluzione di due popoli e due Stati”. A margine dello stesso intervento, il ministro ha annunciato il sostegno italiano a un’eventuale candidatura di Rafael Grossi alla guida delle Nazioni unite, definendolo “un argentino-italiano con doppio passaporto” di comprovata esperienza in dossier sensibili come Iran e Zaporizhzhia. “Noi siamo fieri che guidi l’agenzia e mi auguro che possa fare un altro salto”, ha detto Tajani, confermando che l’Italia “certamente sosterrà qualsiasi sua possibilità di arrivare alla guida delle Nazioni unite”.
di Eugenio Vittorio