martedì 4 novembre 2025
La Grande mela è sull’orlo di eleggere il primo sindaco musulmano. I seggi si sono aperti a New York per eleggere il nuovo primo cittadino, in un voto che gli osservatori considerano il primo vero test politico per i cittadini americani dell’era Donald Trump. Il presidente ha infatti rotto gli schemi appoggiando l’ex governatore Andrew Cuomo, candidato indipendente, contro Zohran Mamdani, favorito nei sondaggi e definito da più parti un “comunista” americano. E non il candidato repubblicano Curtis Sliwa. “Il movimento Maga sostiene” Cuomo, ritenuto da Donald Trump il “miglior sindaco per lui e la sua amministrazione, non per New York”. Lo ha dichiarato Zohran Mamdani, il socialista candidato democratico alla guida della Grande Mela, replicando alle parole del presidente che, nelle ultime ore, ha manifestato pubblicamente il proprio sostegno a Cuomo. “Trump e Elon Musk – ha aggiunto Mamdani – avrebbero paura del mio programma e temono che realizzeremo ciò per cui ci siamo candidati”.
Oltre a New York, si vota anche in New Jersey e in Virginia, dove gli elettori sono chiamati a scegliere il nuovo governatore. Si tratta di competizioni particolarmente combattute, con le candidature democratiche leggermente favorite rispetto a quelle repubblicane. Ma la prudenza è d’obbligo, perché troppo spesso gli elettori repubblicani non rivelano la loro preferenza fino alla chiamata alle urne. Nella metropoli americana, oltre un milione di cittadini è atteso oggi alle urne per una delle sfide politiche più originali degli ultimi anni, un confronto che secondo alcuni analisti potrebbe avere riflessi nazionali. I seggi nei cinque distretti di New York sono aperti dalle 6 del mattino (le 12 in Italia) e chiuderanno alle 21 americane. Gli elettori dovranno scegliere tra Zohran Mamdani, il candidato di estrema sinistra del Partito democratico; Andrew Cuomo, che si presenta come indipendente; e Curtis Sliwa, rappresentante del Partito repubblicano.
I primi risultati sono attesi pochi minuti dopo la chiusura dei seggi, quindi nella notte italiana. Secondo l’ultima media elaborata da RealClearPolitics, Mamdani guida con il 46,1 per cento dei consensi, staccando Cuomo al 31,8 per cento e il fondatore dei Guardian Angels al 16,3 per cento. Un vantaggio di 14,3 punti sull’ex governatore e di quasi 30 sul repubblicano. Tuttavia, altri rilevamenti dell’ultima settimana avevano mostrato una corsa più serrata, con Cuomo a soli 4 punti di distanza, mentre un sondaggio precedente segnalava Mamdani avanti di 26 punti. Il voto anticipato ha già registrato una partecipazione senza precedenti: oltre 730mila newyorkesi hanno espresso la loro preferenza, quasi il doppio rispetto alle primarie democratiche di giugno. I nove giorni di voto anticipato, conclusisi sabato, fanno ipotizzare – secondo il New York Post – un’affluenza complessiva superiore ai 2 milioni di voti, un dato che non si registrava dal 1969.
In New Jersey la contesa resta più incerta. La democratica Mikie Sherrill, ex pilota di elicotteri della Marina ed ex deputata, mantiene un margine ridotto sul repubblicano Jack Ciattarelli. L’ultima rilevazione di AtlasIntel le assegna un vantaggio di appena un punto, 50 per cento a 49, mentre un sondaggio di Suffolk University amplia il divario a 4 punti, 46 per cento a 42. Gli analisti, tuttavia, invitano alla cautela. Più netta la situazione in Virginia, dove la democratica Abigail Spanberger, ex agente della Cia ed ex rappresentante alla Camera, risulta favorita con un margine compreso tra i 9 e i 15 punti sulla repubblicana Winsome Earle-Sears. La partecipazione di Barack Obama al suo comizio conclusivo sottolinea come il Partito democratico non consideri ancora la partita chiusa. Curiosamente, le due sfide presentano un intreccio territoriale: Spanberger, originaria del New Jersey, corre in Virginia, mentre Sherrill, nata in Virginia, si candida in New Jersey.
di Zaccaria Trevi