venerdì 31 ottobre 2025
Se vogliono continuare ad essere rilevanti, le Nazioni Unite devono concentrarsi maggiormente sul loro scopo originario di forum per la risoluzione dei conflitti piuttosto che sulla formulazione di politiche globali
Il 24 ottobre scorso le Nazioni Unite hanno celebrato il loro 80° anniversario. Per molti Paesi membri, tuttavia, l’organizzazione mondiale, con i suoi ottant’anni di storia, sta diventando sempre più costosa, inefficace e irrilevante. Non sorprende che le conseguenti difficoltà finanziarie abbiano portato il Segretario generale António Guterres a proporre un ridimensionamento delle spese, una ristrutturazione e tagli drastici al bilancio e al personale per il 2026.
La sfida principale è stata sintetizzata dal presidente Donald Trump nel suo discorso pronunciato alle Nazioni Unite il mese scorso con il seguente interrogativo: “Qual è lo scopo delle Nazioni Unite?”.
La Carta delle Nazioni Unite ne individua gli scopi, ossia adottare misure collettive per mantenere la pace e la sicurezza internazionale; incoraggiare relazioni amichevoli tra le nazioni basate su pari diritti e autodeterminazione; sostenere sforzi cooperativi per risolvere i problemi internazionali; promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; e fungere da forum per affrontare tali obiettivi comuni.
Purtroppo, l’Onu non è riuscita a raggiungere gli ambiziosi obiettivi dei suoi fondatori.
Dal 1945 si sono susseguite centinaia di guerre e conflitti significativi. Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato l’uso della forza militare solo due volte: per difendere la Corea del Sud nel 1950 e per costringere l’Iraq a ritirarsi dal Kuwait nel 1990. Azioni minori come il dispiegamento di forze di pace o l’approvazione di operazioni militari non Onu hanno sortito qualche successo, come in Costa d’Avorio, ma anche tragici insuccessi, come il genocidio in Ruanda. Missioni in luoghi come il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo si trascinano da decenni, costando miliardi senza riuscire a garantire una stabilità duratura.
La cosa più lampante è che l’Onu è in gran parte impotente nelle crisi più gravi, come l’invasione russa dell’Ucraina. Di fatto, ha causato danni concreti a Gaza, premiando il terrorismo e manipolando gli standard per dichiarare lo stato di carestia laddove le norme ordinarie non avrebbero giustificato una conclusione del genere. In particolare, uno degli accordi di pace più importanti degli ultimi decenni, quello per porre fine al conflitto a Gaza e liberare i civili israeliani tenuti in ostaggio da Hamas, è stato un netto rifiuto degli sforzi dell’Onu. C’è un motivo per cui il Segretario generale è stato in gran parte estraneo al processo negoziale per il cessate il fuoco.
Anche l’operato delle Nazioni Unite in materia di diritti umani è lacunoso. Negli ultimi dieci anni, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato gli Stati Uniti più spesso di quanto abbia fatto con l’Iran o la Corea del Nord. E Israele ha subito più condanne di tutti gli altri Paesi messi insieme. Allo stesso modo, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite concentra le sue critiche in modo sproporzionato su Israele, senza mai condannare la Cina, Cuba, l’Arabia Saudita o i molti altri governi che violano regolarmente i diritti e le libertà dei propri cittadini.
Una parte fondamentale del problema è che, secondo Freedom House, la maggioranza dei Paesi membri delle Nazioni Unite è “parzialmente libera” o “non libera” . Ripetutamente, i governi autoritari hanno utilizzato l’Onu per proteggersi a vicenda da un controllo imparziale. Il 14 ottobre scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha eletto come membri del Consiglio per i Diritti Umani Paesi con governi repressivi come Angola, Egitto, Iraq, Pakistan e Vietnam. In fin dei conti, l’Onu riflette la composizione dei suoi membri, e la maggior parte di essi ha scarsa considerazione dell’autodeterminazione e della libertà, a prescindere dalla Carta delle Nazioni Unite.
Anche gli scandali, che vanno dalla corruzione agli abusi sessuali, hanno afflitto l’Onu e ne hanno eroso la fiducia. Persino gli sforzi umanitari dell’Onu, giustamente considerati tra le iniziative più preziose dell’organizzazione, sono stati funestati da illeciti, inefficacia e complicità con i terroristi.
Non c’è da stupirsi che il 63 per cento degli americani abbia dichiarato a Gallup che le Nazioni Unite stanno facendo un pessimo lavoro nel tentativo di risolvere i problemi per cui sono state create.
Per gli Stati Uniti, che forniscono circa un quarto del bilancio delle Nazioni Unite, le carenze dell’organizzazione sono particolarmente irritanti. In passato, questo avrebbe portato le amministrazioni repubblicane e democratiche a chiedere riforme, a impegnarsi in lusinghe diplomatiche e occasionalmente a bloccare i finanziamenti. Ora non più.
Sotto la presidenza Trump, l’Onu sta adottando un approccio più conflittuale. Trump ha ritirato, sanzionato o posto fine ai finanziamenti all’Agenzia per il Soccorso e l’Occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa), alla Corte Penale Internazionale, all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco), al Consiglio per i Diritti Umani, al Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e all’Organizzazione Mondiale della Sanità. La sua Amministrazione sta procedendo a un riesame per stabilire se gli Stati Uniti debbano ritirarsi da altre organizzazioni e trattati.
Alcuni ipotizzano che gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi completamente dall’Onu, ma ciò è improbabile. L’Onu ha infatti la sua utilità, in particolare le sue agenzie tecniche come l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, fondamentale per il monitoraggio dei programmi nucleari, o l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile, che stabilisce standard e procedure di sicurezza per il trasporto aereo internazionale. Dal punto di vista della sicurezza, gli Stati Uniti devono rimanere nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, anche solo per esercitare il loro diritto di veto per bloccare risoluzioni che potrebbero danneggiare gli americani. L’Onu, nonostante tutti i suoi difetti, è altresì un forum utile per discutere le controversie internazionali.
Queste attività pratiche sono tra le meno apprezzate dai sostenitori più in vista delle Nazioni Unite, ma sono le più utili dal punto di vista americano.
I maggiori sostenitori dell’organizzazione vogliono che essa sia uno strumento per raggiungere un consenso globale su un programma sempre più ampio, generalmente di Sinistra. Questa è la visione offerta dal Segretario generale António Guterres nel suo Patto per il Futuro, che auspica un enorme stimolo agli aiuti allo sviluppo, un aumento dei finanziamenti per il clima, la censura governativa della disinformazione e delle fake news, e nuove regole e trattati sull’intelligenza artificiale, sulle tematiche ambientali, sulle armi autonome e su altre questioni.
Dall’altra parte c’è il presidente Trump, che ha chiesto alle Nazioni Unite di tornare ai suoi “obiettivi principali” di preservare la pace internazionale e prevenire i conflitti.
Dopo 80 anni, le Nazioni Unite sono a un punto di svolta. L’ex Segretario generale dell’Onu, Dag Hammarskjöld, ha osservato che “le Nazioni Unite non sono state create per portarci in Paradiso, ma per salvarci dall’Inferno”. L’Onu ha perso questa modestia. Se desidera avere un futuro, deve accogliere la richiesta di riforma avanzata dagli Stati Uniti, concentrarsi nuovamente sui propri mandati fondamentali e abbandonare il suo programma utopistico, autoindulgente e irrealizzabile.
(*) Tratto dal The National Interest
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Brett D. Schaefer (*)