giovedì 30 ottobre 2025
Si scrive “maxi-blitz”, ma quella che ha avuto luogo a Rio De Janeiro è stata un’operazione militare a tutti gli effetti. Se non una guerra civile, almeno una guerriglia urbana è stata scatenata dalla polizia della metropoli brasiliana contro le due principali organizzazioni di narcotraffico, il Comando Vermelho e il Primeiro comando da Capital, che ormai “collaborano” da qualche anno. Il giorno successivo al raid, la principale arteria del Complesso della Penha, nella zona nord di Rio, si è trasformata in un luogo di silenzio irreale. Da ogni angolo delle favelas convergono persone fino a Praça São Lucas, dove, su teli di plastica allineati lungo la strada, giacciono le vittime dell’operazione. Nelle foto si vedono circa 70 corpi. Alcuni sono coperti, altri accarezzati dai familiari per un ultimo saluto. I cadaveri, raccolti nella notte dagli abitanti della comunità, provengono in gran parte dalla Serra da Misericórdia, la collina boscosa che collega il Complesso do Alemão a quello della Penha.
Con gli ultimi ritrovamenti, il bilancio delle vittime del blitz contro il Comando Vermelho, condotto martedì da 2.500 agenti delle forze speciali, è salito a 138 morti, tra cui quattro poliziotti. L’operazione ha paralizzato la città: voli cancellati all’aeroporto Galeão, negozi e uffici chiusi in anticipo per permettere ai cittadini di rientrare prima del tramonto. I video diffusi dagli abitanti sui social raccontano uno scenario di guerra: bombe lanciate da droni, 200 proiettili al minuto, corpi mutilati a colpi di machete. Un massacro che ha lasciato la “Città meravigliosa” sotto shock. Una violenza di tale intensità non si vedeva dagli anni Novanta, quando i narcos incendiavano autobus per bloccare le strade e isolare i quartieri. Un contesto che ha lasciato “inorridito” l’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani Volker Türk – tanto da convocare il governatore di Rio Cláudio Castro – ed “esterrefatto” il presidente Lula. Le organizzazioni non governative che parlano di “carneficina”. Ma il governatore della Regione si è difeso dicendo di essere stato lasciato solo a combattere contro le mafie. Infatti, Castro – in quota Partito liberale – avrebbe chiesto al presidente di poter usare anche l’esercito, ma il capo di Stato brasiliano non lo avrebbe autorizzato. Secondo le prime ricostruzioni, sui corpi delle vittime sarebbero stati ritrovati segni di esecuzioni sommarie. Che riportano appunto il Brasile indietro di qualche decennio. D’altronde, in America latina si è spesso combattuto il fuoco col fuoco.
Nel Complesso della Penha, che riunisce 26 favelas e oltre 200mila abitanti, la tensione resta altissima. L’area, tristemente nota per l’omicidio del giornalista investigativo Tim Lopes della Rede Globo – torturato e bruciato mentre indagava sul traffico di droga nei baile funk – è oggi isolata da barricate di pneumatici e auto carbonizzate. Il leader del Comando Vermelho, Edgar Alves Andrade, detto Doca, è riuscito a fuggire, protetto da una scorta di circa 70 uomini. La polizia ha offerto una ricompensa di 100mila real (circa 16mila euro) per informazioni sulla sua cattura, la stessa cifra promessa anni fa per il narco-boss Fernandinho Beira-Mar durante la sua fuga in Colombia.
La paura si diffonde ora nelle altre favelas legate alla rete criminale, dalla Rocinha alla Cidade de Deus, dove corre voce che la polizia possa presto tornare a colpire. Il raid, denominato “operazione Contenimento”, ha portato all’arresto di 81 persone e mirava a frenare l’espansione territoriale del Comando Vermelho, la principale organizzazione criminale dello Stato di Rio de Janeiro. Il traffico di droga resta la sua principale fonte di profitto, ma negli ultimi anni il gruppo ha ampliato anche le modalità di approvvigionamento di armi: non solo importazioni, ma produzione autonoma di armamenti made in Brasile. L’utilizzo di droni con innesco meccanico a distanza durante il blitz testimonia il salto di qualità tecnologico del narcotraffico carioca. un’evoluzione che rende la battaglia tra Stato e cartelli un conflitto armato su larga scala.
di Edoardo Falzon