venerdì 24 ottobre 2025
God save Bulgaria. Troppo duro il test per entrare a medicina? Rotta verso Est. Per prendersi quel maledetto camice bianco. Perché l’ex Patto di Varsavia non è terreno fertile solo per ristoratori italiani in cerca di fortuna (e di un fisco amico). Aumenta il numero dei giovani inglesi, che sta lasciando l’isola per avviare la carriera universitaria e professionale laddove un tempo esisteva la cortina di ferro. Che sembra essersi sposata più a Ovest. La patria della competizione come sistema ha alzato il livello di difficoltà per l’accesso alla facoltà di medicina: servono le tre “A” per i test fondamentali e voti alti in tutte materie. Un incubo per molti ragazzi, che però se ne fanno una ragione e non gettano la spugna. Soprattutto se esistono alternative al fallimento in patria.
In Inghilterra, riporta il sito della Bbc, circa 8.126 studenti di medicina hanno iniziato l’anno accademico 25-26. E si tratta pure di un netto aumento rispetto a 2 anni fa, quando erano solo 7.010, ma comunque ben lontano dai 15mila di cui il governo afferma di aver bisogno entro il 2031 per soddisfare una domanda crescente, a fronte ovviamente di un invecchiamento sempre più evidente della popolazione. La “porta stretta” ha scatenato il passaparola (altro che social): amici di famiglia, conoscenti, cugini, amici degli amici. E improvvisamente, quel senso di liberazione: Plovdiv. Che è pure tanto cara ai tifosi della Lazio, e anche molti giornalisti, ma per altri motivi che ora ci farebbero andare un po’ troppo fuori tema.
“Un mio amico mi ha detto che suo fratello studia già in Bulgaria e che stava pensando di andarci anche lui. Mia madre era molto preoccupata, mio padre voleva che rimanessi forte e indipendente, ma il resto della mia famiglia non sapeva cosa aspettarsi. Poi queste preoccupazioni si sono gradualmente attenuate”, racconta a Bbc Radio Lancashire, Mohammed Adnaan Patel di Bolton, che ha appena iniziato il quinto anno a Plovdiv. Anche lui ha scoperto il corso tramite passaparola.
La facoltà di medicina dell’università di Plovdiv, assicurano, è tra le più prestigiose della Bulgaria e attrae molti più candidati di quanti ne ammetta. Sebbene richieda titoli accademici, gran parte del processo di ammissione si basa, anche da quelle parti, su un esame di ammissione. Di studenti stranieri ne arrivano, eccome. Soprattutto da Grecia, Turchia, Italia, Germania, Canada e Stati Uniti. Ma il gruppo più numeroso, circa il 40 per cento, proviene dal Regno Unito. E questo è dovuto anche al fatto che le lezioni per gli studenti internazionali si tengono in inglese, ma anche per l’esistenza di una rete consolidata di agenzie che aiutano coloro che sperano di fare il grande passo.
Il dottor Muhammad Hamza di Blackburn si è laureato a Plovdiv l’anno scorso ed è tornato da quelle parti per aiutare i nuovi studenti a sistemarsi. Collabora con MedConnect Europe Ltd, un’agenzia con sede a Londra ma con uffici in tutta l’Europa orientale, che aiuta i nuovi studenti ad affrontare le complicazioni di una nuova vita all’estero, come trovare un appartamento, gestire la burocrazia e sistemare le cose essenziali della vita. “Li mettiamo in contatto con le agenzie immobiliari − racconta − prenotiamo i voli per loro. I nostri rappresentanti saranno lì in aeroporto a prenderli e ad accompagnarli in hotel. E poi li aiutiamo con la spesa, lenzuola, posate, Wi-Fi, Sim, configurazione. Dato che non parlano la lingua e abbiamo rappresentanti in ogni Paese che la conoscono, diventa molto più facile”.
Non è una passeggiata, neanche a Plovdiv. I nuovi studenti devono abituarsi a un orario rigido, che spesso inizia alle 7.30 e potrebbe non terminare prima delle 18. Devono studiare il bulgaro per poter parlare con i pazienti che cureranno negli ultimi 3 anni del loro corso. Il primo anno è incentrato sulla comunicazione quotidiana; il secondo si concentra sui termini medici. In Bulgaria, i corsi di medicina durano 6 anni, un anno in più rispetto al Regno Unito, al termine dei quali, gli studenti ottengono una laurea riconosciuta dal General Medical Council in Inghilterra, che consente loro di esercitare nel National Health Service senza ulteriori esami.
La pacchia, tuttavia, potrebbe cambiare nel 2028, quando la Gran Bretagna riesaminerà i suoi accordi con l’Ue. E un altro potenziale cambiamento potrebbe essere particolarmente preoccupante per chi si è formato all’estero. Il Nhs è diventato sempre più dipendente dall’attrazione di personale sanitario dall’estero per soddisfare la crescente domanda dei pazienti. Nel 2023, il 68 per cento dei medici che impegnati nel Nhs erano Img (International medical graduate), cioè medici laureati fuori dal Regno Unito che intendono lavorare in territorio britannico. Attualmente, il National Health Service tratta i candidati provenienti dall’estero e dal Regno Unito allo stesso modo per quanto riguarda le opportunità di lavoro e formazione. Questo è diventato un tema sempre più controverso per i medici specializzandi in Inghilterra, che affermano che a molti di loro, all’inizio della carriera, viene negata l’opportunità di progredire. A inizio ottobre hanno votato per uno sciopero a causa della carenza di posti di formazione specialistica. Il sindacato dei medici, (British medical association), vuole che i laureati del Regno Unito abbiano la priorità per questi posti di formazione, rispetto agli inglesi laureati in altri Paesi.
di Pierpaolo Arzilla