Gahler: “L’Ucraina entrerà nell’Ue”

lunedì 20 ottobre 2025


Michael Gahler, uno dei deputati europei che da più tempo segue l’Ucraina, non ha dubbi: “L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea avverrà, e non dipenderà dalla restituzione o meno di tutto il territorio”. Tedesco, membro del Partito popolare europeo e oggi relatore del Parlamento europeo per l’Ucraina, Gahler conosce il Paese meglio di molti altri eurodeputati e ne segue da anni il percorso verso l’Europa. In un’intervista concessa a European Truth a Bruxelles, ha tracciato un quadro realistico ma ottimista sul futuro dell’integrazione europea di Kyiv. “In primo luogo – spiega – perché lo hanno deciso gli stessi ucraini: il popolo chiede ai suoi politici di lavorare per l’obiettivo europeo. In secondo luogo, è anche nell’interesse dell’Europa che l’Ucraina non resti in una zona grigia, vulnerabile alle ambizioni della Russia. E infine, l’Ucraina non sarà un peso, ma una risorsa per l’Unione”. Secondo Gahler, il Paese, pur ferito dalla guerra, possiede “una popolazione istruita e una forte capacità produttiva” e, nel lungo periodo, “darà impulso all’economia europea, anche grazie alla ricostruzione che creerà opportunità per le imprese del continente”. L’eurodeputato non nasconde che il percorso sarà difficile e richiederà “riforme rigorose e lavoro costante”, ma ribadisce che “l’obiettivo è raggiungibile e condiviso”.

Dopo anni di esitazioni, aggiunge, “oggi tra gli Stati membri c’è un sostegno unanime all’adesione dell’Ucraina. Non riguarda solo voi, riguarda l’Europa e il futuro della democrazia contro la dittatura”. Gahler ricorda come in passato l’Unione avesse mantenuto posizioni più caute: “Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Ue aveva tracciato due percorsi diversi. Per l’Europa centrale c’era il programma Phare, pensato per la preparazione all’adesione; per lo spazio post-sovietico, invece, il Tacis, che non prevedeva questa prospettiva”. Il partenariato orientale, spiega, “avvicinava ma non prometteva l’integrazione”. Oggi però la guerra ha cambiato tutto: “Gli Stati membri hanno capito che la stabilità del continente passa anche dall’ingresso dell’Ucraina nell’Ue”. Interrogato sugli episodi di luglio, quando una legge controversa aveva messo in dubbio l’indipendenza degli organi anticorruzione, Gahler è chiaro: “Non sarà questo a compromettere la prospettiva europea. La reazione è stata corretta: la società civile, il Governo e la Verkhovna Rada hanno capito l’errore e lo hanno corretto”. Per lui, questa capacità di autocorrezione “è un segnale positivo: dimostra che gli ucraini vogliono davvero uno Stato democratico e trasparente”. Sul piano politico, Gahler riconosce che i negoziati formali di adesione sono di fatto bloccati da Viktor Orbán, ma è convinto che la situazione cambierà: “Ad aprile, in un modo o nell’altro, i negoziati si apriranno. O Orbán cambierà idea, o troverà nuove ragioni per smettere di bloccare tutto”.

Tuttavia, l’eurodeputato invita a non nutrire aspettative irrealistiche, precisando che l’Ucraina non concluderà i negoziati in uno o due anni, né immediatamente dopo la fine della guerra. Proprio sul legame tra guerra e adesione, Gahler è netto: “Non esiste un precedente di un Paese in guerra che entri nell’Ue. Se accadesse, l’Unione sarebbe costretta ad attivare l’articolo 42.7, l’equivalente della clausola di difesa collettiva della Nato. Significherebbe l’ingresso dell’Ue in guerra, e questo non è realistico”. Tuttavia, aggiunge, “è possibile iniziare il processo anche se non tutto il territorio sarà liberato”. L’eurodeputato ricorre a un paragone storico: “La Germania Ovest entrò nella Comunità europea pur non controllando la Germania Est, che poi vi si è integrata automaticamente dopo la riunificazione. Oggi abbiamo una situazione simile con Cipro: la parte nord non è sotto controllo, ma il Paese è membro dell’Ue”. “Quindi, anche se al momento del cessate il fuoco non tutta l’Ucraina sarà sotto il controllo del Governo, nulla impedirà di negoziare l’adesione. I colloqui riguarderanno l’intero Stato ucraino nei suoi confini internazionalmente riconosciuti, e i territori non controllati verranno integrati automaticamente quando torneranno sotto l’autorità di Kyiv”, chiarisce Gahler.

Sul piano economico, il parlamentare riconosce che ci saranno questioni complesse, soprattutto legate all’agricoltura: “Nel 2004, con il grande allargamento, abbiamo già affrontato sfide simili. Allora si trattava di proteggere i nuovi membri, come la Polonia, dal mercato europeo; oggi la situazione è inversa, perché l’agrobusiness ucraino è fortissimo e rischierebbe di mettere in difficoltà parte del settore agricolo europeo”. Per questo motivo, “ci saranno periodi di transizione, ma le condizioni di commercio non saranno peggiori di quelle attuali”. Secondo Gahler, questi periodi si applicheranno “solo alle aree controllate dal Governo” e saranno estesi “alle altre regioni una volta reintegrate”. Questo meccanismo, spiega, “impedirà che la questione territoriale rallenti il processo di adesione”. Infine, l’eurodeputato respinge l’idea che motivazioni economiche possano bloccare il processo: “Anche nel 2004 molti temevano la concorrenza dei nuovi membri, ma alla fine l’Unione ha saputo assorbirla. Troveremo compromessi e un percorso equilibrato per tutti”. Michael Gahler non promette scorciatoie, ma offre una certezza: “Quando la situazione sarà stabile, l’adesione dell’Ucraina all’Ue sarà possibile, indipendentemente dal fatto che tutto il territorio sia sotto controllo. L’importante è che Kyiv resti salda sulla strada delle riforme, della democrazia e della trasparenza”.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)