Il mito dell’islamofobia

giovedì 16 ottobre 2025


Ascoltando molti attivisti e leader musulmani, si potrebbe pensare che l’Europa occidentale sia un focolaio di odio antimusulmano. Che i musulmani non possano uscire di casa senza temere per la propria incolumità. O che non possano partecipare alla vita sociale senza subire pregiudizi debilitanti.

L’ex primo ministro scozzese Humza Yousaf si è lamentato all’inizio di quest’anno, affermando che l’attuale clima politico “mi fa sentire di certo insicuro e sospetto che ciò induca la maggior parte dei musulmani a chiedersi se il loro futuro possa essere in questo Paese”. Allo stesso modo, il governo laburista britannico sta vagliando l’idea di adottare una definizione più ampia di islamofobia che trasformerebbe qualsiasi critica all’Islam o ai musulmani in incitamento all’odio. Secondo il Conseil Français du Culte Musulman (il Consiglio Francese del Culto Musulmano), i musulmani francesi ritengono di “non essere più al sicuro dai continui sospetti”. Un sondaggio condotto nei Paesi Bassi all’inizio di quest’anno avrebbe rilevato che la “discriminazione antimusulmana è strutturale, diffusa e normalizzata”. Anche la Commissione Islamica di Spagna ha messo in guardia contro la “diffusione su vasta scala di incitamento all’odio contro l’Islam, i musulmani e le moschee”.

La realtà, però, racconta una storia diversa. Infatti, molte società dell’Europa occidentale spendono enormi quantità di tempo, denaro ed energie per accogliere le comunità musulmane, anche a scapito della popolazione autoctona. Basta dare un’occhiata alle notizie recenti per capire tutto ciò che c’è da sapere. La scorsa settimana, nell’enclave spagnola di Ceuta, nel Nord Africa, il governo ha vietato l’utilizzo di carne di maiale nelle scuole pubbliche e ha reso obbligatori i pasti halal. Ciò significa che tutta la carne servita nelle mense scolastiche deve essere macellata secondo le pratiche religiose musulmane: l’animale viene ucciso da un musulmano, in nome di Allah, sgozzandolo e lasciandolo morire dissanguato, senza prima stordirlo.

Qualcosa di simile sta accadendo nelle scuole di Barcelona.   Non a causa di disposizioni governative, ma a causa del rapido cambiamento demografico. In un quartiere, Sant Martí, l’80 per cento delle scuole pubbliche serve pasti halal agli alunni. Nessuna di queste scuole, tuttavia, offre un menu speciale per la Quaresima, il periodo dell’anno in cui i cristiani tradizionalmente digiunano o eliminano determinati gruppi di alimenti dalla loro dieta.

Anche a Vienna, in Austria, la carne di maiale sta scomparendo dalle mense scolastiche. La scorsa settimana è stato riportato che piatti tradizionali come la cotoletta e l’arrosto di maiale vengono serviti sempre meno spesso agli alunni durante la pausa pranzo e che molte scuole hanno smesso del tutto di offrire pasti a base di carne di maiale. Non c’è da stupirsi, dato che quest’anno il 41 per cento degli studenti viennesi è di religione musulmana. Ciò rende l’Islam la religione dominante nelle scuole di Vienna.

Oltre confine, in Germania, si stanno adottando misure ancora più radicali per venire incontro alla crescente popolazione musulmana. Nel land settentrionale dello Schleswig-Holstein, il mese scorso l’amministrazione locale ha deciso di introdurre lo studio dell’Islam come nuova materia nelle scuole, a seconda del numero di studenti e delle qualifiche degli insegnanti. Si prevede inoltre di concedere ai musulmani dello Stato due nuovi giorni festivi, consentendo a funzionari pubblici, studenti e dipendenti di prendere giorni di ferie durante il Ramadan e l’Eid al-Adha. Naturalmente, i non musulmani non potranno usufruire di queste due nuove festività, mentre i musulmani in Germania continueranno ad avere giorni di ferie per Natale e Pasqua. Si tratta di una decisione alquanto strana, dato che attualmente i musulmani rappresentano meno del 5 per cento della popolazione dello Schleswig-Holstein. In effetti, attualmente nel Land ci sono più cattolici che musulmani, eppure le festività cattoliche come il Corpus Domini curiosamente non ricevono lo stesso trattamento speciale.

In molti casi, però, queste concessioni non sono sufficienti. Ci sono stati episodi in cui la minoranza musulmana ha fatto ricorso all’intimidazione per ottenere privilegi speciali per la propria comunità, costringendo la maggiorana della popolazione autoctona a piegarsi al suo volere. Lo scorso agosto, in un sobborgo di Parigi, una banda di giovani musulmani è riuscita a costringere le autorità locali ad  annullare la proiezione prevista del film Barbie, perché verosimilmente “promuoveva l’omosessualità e  offendeva l’immagine delle donne”. A Noisy-le-Sec, un comune francese a forte presenza di immigrati, alcuni adolescenti radicali hanno minacciato i dipendenti comunali e hanno cercato di distruggere le attrezzature, impedendo la proiezione del film parte di una rassegna cinematografica all’aperto gratuita per i residenti svantaggiati. La Francia, che ha la più grande popolazione musulmana di tutti i Paesi europei, è spesso tenuta in ostaggio dagli islamisti che esigono che la società ruoti attorno a loro.

Lo stesso dicasi per il Regno Unito. Nel 2023, quattro studenti di una scuola secondaria nel West Yorkshire furono sospesi per aver presumibilmente “profanato” un Corano. Uno dei ragazzi lo aveva portato a scuola dopo aver perso una sfida con i suoi amici e, a un certo punto, il libro è caduto a terra e si è rovinato. Per questo motivo intervennero il preside, un imam locale (che era anche consigliere comunale) e persino un poliziotto. La madre del ragazzo, costretta a indossare il velo, fu coinvolta forzatamente a partecipare a una riunione in una moschea, dove dovette fare ammenda per la presunta blasfemia di suo figlio. La donna spiegò che suo figlio era terrorizzato e aveva ricevuto minacce di morte. Ciononostante, la polizia classificò la profanazione del Corano come un “episodio d’odio”. Per fortuna, nessuno dei ragazzi coinvolti venne di fatto perseguito penalmente.

Ancora più grave è stato ciò che è accaduto a un insegnante anonimo della Batley Grammar School,  sempre nel West Yorkshire. Nel 2021, l’insegnante di religione fu costretto a nascondersi dopo aver mostrato alla sua classe alcune immagini del profeta Maometto, cosa proibita dall’Islam. In risposta, davanti alla scuola vennero organizzate grandi manifestazioni di protesta che chiedevano come minimo il licenziamento dell’insegnante. Curiosamente, invece di sostenere il proprio membro del corpo docente per aver tenuto una lezione del tutto normale sulla libertà di espressione e di religione, la scuola ha immediatamente capitolato. Ha bollato la lezione come “del tutto inappropriata”, in quanto “in grado di causare grave offesa ai membri della nostra comunità scolastica”. L’insegnante in questione venne sospeso per poi essere autorizzato a tornare al lavoro. Ma come avrebbe potuto farlo? Aveva ricevuto minacce di morte e temeva per la propria vita. Lui e la sua famiglia furono costretti a cambiare casa e a nascondersi

Pochi odi sono considerati più sacri dell’islamofobia. I frequenti e diffusi attacchi incendiari contro le chiese in Francia, ad esempio, vengono raramente commentati al di fuori dei media di Destra e cristiani. E da nessuna parte questo favoritismo è più evidente che quando si tratta di antisemitismo. Dall’inizio della guerra di Israele contro Hamas, gli episodi di antisemitismo sono aumentati vertiginosamente in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale. A partire dalla scorsa settimana, gli ebrei hanno subito il più alto tasso di crimini d’odio in Inghilterra e in Galles quest’anno. Le statistiche evidenziano 106 crimini ogni 10 mila ebrei, contro i 12 crimini ogni 10 mila musulmani. Eppure, l’islamofobia è quasi sempre la principale preoccupazione dei politici e degli opinionisti. Anche quando si menziona l’antisemitismo, di solito lo si fa insieme all’islamofobia.

Nulla di tutto ciò sottintende che i singoli musulmani non possono mai subire discriminazioni da parte di altri individui. Ma dire che in Occidente esiste una sorta di islamofobia sistematica è pura fantasia. Le comunità musulmane ricevono quasi uniformemente un trattamento preferenziale e protezione da parte delle autorità nazionali e locali. Dall’arresto di persone che bruciano il Corano alla persecuzione di chi muove critiche all’Islam, l’Europa occidentale è realmente dedita a compiacere i musulmani, anche a scapito delle popolazioni cristiane autoctone. Finché le voci islamiste più rumorose sono soddisfatte, i diritti di tutti gli altri sono irrilevanti.

L’Occidente è in balia di una minoranza radicale, spesso violenta. Non possiamo continuare a premiare questa intimidazione. Se continuiamo a barattare i nostri diritti, presto non ci resterà più nulla.

(*) Tratto dal The European Conservative

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Lauren Smith (*)