martedì 14 ottobre 2025
C’erano una volta la “materia e l’energia oscura”, parlando di cosmologia. Una cosa vagamente analoga esiste nel campo dei cosmodromi (con base per ora in Russia), da dove partono una serie di oggetti volanti non identificati in direzione del (sempre più) Vecchio continente. A volte, si tratta di strani insetti giganti, denominati in inglese quadcopter, ma più spesso sono aerei senza pilota noti come droni, con o senza (come quelli avvistati recentemente nei cieli d’Europa) un payload esplosivo. Altre volte sono virus digitali, dei veri propri sworm, bachi e vermi virali, divoratori di banche dati e di software informatici, in grado di procurare veri e propri terremoti informativi, seguiti da black-out. Tutta questa panoplia di strumenti sta nel paniere di un apprendista stregone che oggi ha due sedi: una a Mosca e una a Pechino, che usano quella cassetta degli attrezzi per le loro guerre ibride. Vladimir Putin, in particolare, pare abbia una vera passione nel far deragliare i processi elettorali nelle democrazie consolidate, martellate dai suoi bot, algoritmi sempre più sofisticati dell’Intelligenza artificiale che simulano sui social media falsi profili. Nei loro contenuti artificiali si annida ogni tipo di disinformazione, con audio-video e immagini contraffatte, messaggi fake, e così via, attentamente studiati per deviare e riorientare la scelta degli elettori ignari, nel senso voluto dal remoto manipolatore e mandante, a beneficio di formazioni sovraniste filoputiniane.
Oggi, tutte queste sofisticherie digitali non attecchirebbero mai in Cina, dato che di recente Pechino ha imposto per legge il Bollino blu ai contenuti generati dall’Ia: un’innovazione formidabile, quest’ultima, per rendere tracciabile e riconoscibile il ruolo dell’Intelligenza artificiale nella produzione di contenuti. In generale, l’inserimento di etichette mira a contenere fenomeni social perversi come i deepfake, nonché ad allertare immediatamente l’utente su contenuti sintetici apparentemente realistici, usati “putinianamente” per manipolare l’opinione pubblica, calunniare soggetti specifici o creare panico sociale. Domanda: ma l’Europa intende farsi doppiare in trasparenza proprio dall’autocratica Cina, con la quale giustamente si è alleato Putin? Il vero problema di questo tipo di guerre ibride è che si tratta di cose abbastanza gravi e, anche se talvolta si riesce ad accertare le relative responsabilità, poi però non le si può usare per portare i mandanti davanti a un tribunale internazionale riconosciuto, e ancora meno per farne un vero e proprio casus belli. E qui ritorna l’eterna domanda: che cosa vuole Putin dalla Nato e dall’Europa? Sostanzialmente, nota The Economist, le seguenti tre cose. Innanzitutto, rompere l’unità interna e dividere tra di loro gli alleati occidentali. Fatto che può essere destabilizzante, in un momento come quello attuale in cui la presidenza di Donald Trump non riconosce automatismi di sorta (e, stante lo spirito della lettera, ha ragione) nell’articolo 5 del Trattato Nato sull’Alleanza atlantica.
Nella visione di Putin, questa sua strategia divisiva è la risposta simmetrica a quella occidentale che intende minare l’unità delle repubbliche federate russe. Del resto, l’Alleanza militare euro-americana ha funzionato molto bene finché gli Usa sono stati la sola superpotenza mondiale, superiore a tutti i suoi avversari dell’epoca. Questo senso di superiorità ha iniziato a vacillare nel 2001 con l’attacco dall’esterno alle Torri gemelle (mai nessuno prima di allora aveva colpito sul suolo continentale statunitense), cui hanno fatto seguito le due disastrose guerre in Afghanistan e poi in Iraq: una sorta di Vietnam 2 e 3 per gli Usa. Fallimenti, questi ultimi, che hanno generato un’ondata interna di isolazionismo, sempre più pronunciato, oggi contenuto strategicamente nelle quasi mille pagine di Project 2025, il programma del movimento Maga trumpiano. E poiché il cattivo esempio che viene da Mosca è contagioso, anche Pechino, che negli ultimi venti anni ha formato un esercito di cyberwarrior di molte centinaia di migliaia di unità di hacker esperti e di ingegneri informatici con le stellette, ha pensato bene di duplicare le guerre ibride made in eastern Europe, per fare qualcosa di analogo ai danni di Taiwan, in modo da convincere l’America a ritirarsi dal Sud-est asiatico.
Il secondo obiettivo di Putin riguarda, ovviamente, l’Ucraina. Questa parte della strategia “granderussa” della guerra dell’ombra prende di mira gli alleati più proxy dell’Ucraina, come Polonia, Estonia e Danimarca, bersagliate con incursioni di droni, disturbi elettronici di Ew (Electronic warfare) e sabotaggi vari. Azioni di interferenza, queste ultime, estese anche alla Germania, che ha subito cyber attacchi a siti industriali della difesa e della logistica, mentre gli Stati frontalieri di Moldavia e Romania hanno denunciato gravi interferenze russe nei loro processi elettorali. Nei loro confronti il messaggio è chiaro: siate più filorussi e occupatevi della vostra sicurezza e non dell’Ucraina! Ora, se vogliamo, il terzo punto della strategia anti-Nato di Mosca suona molto consolatorio, visto che The Economist lo attribuisce all’invidia di Putin nei confronti delle democrazie che, con la loro resilienza, avrebbero mostrato i fallimenti russi soprattutto in campo economico. Ai quali il presidente russo, per dimostrarsi politicamente più forte, ha risposto con campagne mediatiche di discredito per i governi centristi europei, a beneficio dei movimenti populisti e nazionalisti che condividono il suo disprezzo per l’Europa dei burocrati senz’anima.
Quindi, come dovrebbe reagire l’Europa aggredita? Innanzitutto, suggerisce il settimanale della City, non sottacendo nulla di quando Putin va organizzando ai nostri danni e, secondariamente, rafforzando in tutti modi la solidarietà tra europei. Da questo punto di vista, in campo militare non c’è che una sola strada: passare dalle parole ai fatti, quando si parla di scudo anti-droni, in merito al quale gli ucraini hanno un vantaggio di qualche anno su di noi. Ben sapendo, in tutto ciò, che Putin non se ne starà con le mani in mano, ma adotterà ogni tipo di contro strategia compatibile con la sua guerra dell’ombra, alla quale dobbiamo saper rispondere colpo su colpo, con adeguati stanziamenti e il potenziamento della ricerca per la difesa comune. Quindi, preparandoci mentalmente all’eventualità di scontri aerei tra le nostre aviazioni e quella di Mosca. Ma fare finta di nulla, no questo non si può, altrimenti faremo dell’Europa un’appendice del potere post-sovietico!
di Maurizio Guaitoli