La diplomazia “del bastone e della carota”

martedì 14 ottobre 2025


Sono più che convinto che il rapporto tra Donald Trump e Vladimir Putin, nonostante l’incontro in mondo visione, ad Anchorage in Alaska, non abbia avuto nell’immediato l’effetto sperato, non si sia realmente interrotto. Entrambi, nelle intenzioni, vogliono che cessi il conflitto in Ucraina. Fermare una guerra come quella in corso in Ucraina necessita un’articolata preparazione diplomatica significativamente diversa da quella in Medio Oriente. Le recenti bordate del tycoon americano contro il presidente russo sono state sapientemente veicolate ad usum dei media internazionali. Rientra, a mio avviso, nella strategia comunicativa del presidente Usa anche la dichiarata volontà di fornire i missili tomawak all’Ucraina, armi che sono in grado di colpire in profondità sul territorio della Federazione Russa. La mia convinzione è dettata dal fatto che le risposte del Cremlino, alle dichiarazioni di Trump, sono sempre state pacate e sottintendono la volontà della Russia di mantenere un canale diplomatico aperto con il capo della Casa Bianca. Non ultimo il sostegno di Putin al piano di pace predisposto dall’amministrazione americana in medio oriente e l’endorsement alla candidatura al Premio Nobel per la Pace a Trump.

L’avvio del processo di pace a Gaza con il rilascio degli ostaggi e il ritiro dell’esercito israeliano, grazie alla singolare strategia diplomatica del presidente statunitense, “del bastone e della carota”, ha spiazzato i custodi della più rigida ortodossia diplomatica. L’esperienza di Gaza dovrebbe insegnare che per poter negoziare la pace, a ogni latitudine, occorre dialogare con tutte le parti in conflitto. L’Europa dei 27 Paesi membri, è bene ricordarlo che è un gigante economico ma un pigmeo politico, è stata totalmente assente nel cercare di fermare la guerra in medio oriente schierandosi apertamente con i palestinesi e contro Benjamin Netanyahu. Solo Giorgia Meloni, e in parte il prudente cancelliere tedesco Frederich Merz, con acume e lungimiranza, ha saputo muoversi con la giusta cautela, a differenza di altri leader europei, sostenendo gli sforzi dell’amministrazione Trump. Infatti, è per questo suo approccio che è stata tra le prime leader dell’Europa a essere invitata alla firma dell’accordo propedeutico a quella che, si spera, sarà una pace duratura a Gaza. I tempi sono maturi per cercare di fermare anche la guerra in Ucraina. Ci sono, a mio avviso, tutte le condizioni sulla scia del successo diplomatico ottenuto in Medio Oriente. Se qualcuno dei leader in l’Europa, come Donald Trump, si facesse parte attiva per trovare un onorevole compromesso per fermare la guerra in Ucraina oggi troverebbe il terreno fertile.

Se l’Unione europea continua nella fallimentare politica delle sanzioni alla Federazione Russa (siamo arrivati al diciannovesimo pacchetto) continuerà a sostenere il peso economico della guerra per il sostegno dell’Ucraina ma seguiterà a non avere alcun ruolo nella non più procrastinabile risoluzione del conflitto. Le vere ragioni della guerra, la storia insegna, non sono sempre addebitabili a una sola parte. I “posteri” ci diranno quali sono state le reali cause dell’invasione russa dell’Ucraina. Agire solo con “il bastone” delle sanzioni economiche nei confronti del “orso russo” e “la carota” con l’Ucraina, non farà altro che perpetuare una guerra in cui il fattore tempo gioca a vantaggio della Russia.

È arrivato il momento che qualche leader europeo intraprenda con coraggio una decisa azione diplomatica per cercare di “obbligare” alle trattative Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin per far cessare la guerra. Politicamente, cercare di mediare una soluzione a una crisi che si protrae da più di tre anni è sempre e comunque positivo. Pragmatismo vuole, che per risolvere le dispute anche quelle più feroci, si deve necessariamente trovare un punto di incontro accettabile per le parti. I leader in Europa che in questo momento hanno un significativo peso politico sono: Giorgia Meloni e Friedrich Merz. Sono i soli, che con l’appoggio di Trump, possono aprire una breccia in grado di riportare la pace nel continente europeo.


di Antonio Giuseppe Di Natale