sabato 11 ottobre 2025
Tornano a soffiare venti di guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, dopo la nuova stretta imposta da Pechino sulle esportazioni di minerali rari. Un atto definito “molto ostile” da Donald Trump, che ha reagito annunciando dazi aggiuntivi del 100 per cento contro il Dragone a partire dal primo novembre, data in cui scatteranno anche nuovi controlli sull’export di software strategici. Il presidente americano ha inoltre precisato che non avrà luogo alcun incontro con Xi Jinping in occasione del summit in Corea del Sud, previsto tra due settimane. Trump ha ammesso di essere rimasto sorpreso dalle “lettere inviate” da Pechino a governi e aziende di tutto il mondo, nelle quali la Cina minacciava ulteriori restrizioni sull’accesso alle terre rare e sui minerali essenziali per la produzione industriale. “A partire dal primo novembre 2025 (o prima, a seconda di eventuali ulteriori azioni o cambiamenti intrapresi dalla Cina), gli Stati Uniti d’America imporranno alla Cina una tariffa del 100 per cento, in aggiunta a qualsiasi tariffa attualmente applicata. Sempre il primo novembre, imporremo controlli sulle esportazioni su qualsiasi software essenziale”, ha annunciato il presidente sul suo social Truth, formalizzando una misura già evocata poche ore prima.
Le dichiarazioni del commander-in-chief hanno avuto un impatto immediato sui mercati finanziari internazionali. Le principali piazze europee hanno chiuso in forte calo: Parigi ha perso l’1,53 per cento, Francoforte l’1,5 per cento, Londra lo 0,86 per cento e Milano l’1,74 per cento. Pesante anche la reazione di Wall Street, con il Nasdaq che ha ceduto il 3,56 per cento, bruciando oltre 1.500 miliardi di dollari di capitalizzazione. La tensione si inserisce in una dinamica di attriti già in corso da mesi. A inizio anno, Pechino aveva introdotto restrizioni alle forniture di materiali strategici destinati all’industria automobilistica e alla difesa statunitense. Negli ultimi giorni, le autorità cinesi hanno ulteriormente inasprito i controlli, imponendo che ogni produttore di chip avanzati nel mondo ottenga una licenza per utilizzare minerali di provenienza cinese. Una mossa che ha allarmato le imprese occidentali, data la posizione dominante di Pechino nelle catene globali di approvvigionamento delle cosiddette terre rare.
Anche Bruxelles ha espresso preoccupazione per la decisione cinese. “Stiamo analizzando i dettagli: la Commissione europea si aspetta che la Cina agisca come un partner affidabile e garantisca un accesso stabile e prevedibile alle materie prime critiche”, ha dichiarato il portavoce per il Commercio Olof Gill. Lo stesso funzionario ha ricordato che “durante il summit Ue-Cina di luglio, le parti hanno concordato di rafforzare le relazioni commerciali aumentando la trasparenza e dando garanzie alle imprese Ue, in particolare nel settore dei magneti e delle terre rare”. Dalla sua piattaforma, Trump ha rilanciato i toni dello scontro, affermando: “Siamo stati contattati da altri Paesi estremamente arrabbiati per questa grande ostilità commerciale, nata dal nulla”. Il presidente Usa ha anche lasciato intendere che la mossa cinese non sarebbe casuale, collegandola ironicamente agli sviluppi diplomatici in Medio Oriente: “Nei giorni in cui, dopo 3.000 anni di caos e combattimenti, ci sarà la pace in Medio Oriente”.
“Come presidente degli Stati Uniti contrasterò finanziariamente la loro mossa”, ha avvertito Trump, lasciando intendere un possibile irrigidimento ulteriore della politica commerciale americana. Infine, ha chiuso ogni spiraglio di dialogo con Xi Jinping: “Non ho parlato con il presidente Xi perché non c’era motivo di farlo”, ha scritto, aggiungendo che “negli ultimi sei mesi i rapporti tra le due super potenze erano stati buoni”. Tuttavia, ha concluso, “ora che avrei dovuto incontrare il presidente cinese all’Apec in Corea del Sud, non sembra più esserci una ragione per farlo”.
di Eugenio Vittorio