I pro-Pal votano? Politica e Sentiment

giovedì 9 ottobre 2025


Quanto vale in politica il “Sentiment”? Ovvero, un pensiero, un’opinione o idea, rispetto a qualcosa che suscita emozione e abbia come collante (popolare) di base un comune sentire, nei riguardi di una situazione, di un modo di pensare. Bene, in questo senso niente di più “cool” della disastrosa situazione umanitaria in Palestina. Ma la contabilità politica spesso e volentieri non coincide, né si somma a quella etica. In primo luogo, perché i milioni che sfilano in piazza, in apparenza accomunati dallo stesso sentiment, o hanno idee politiche diverse, oppure non ne hanno nessuna (e, quindi, rimangono saldi nella loro astensione dal voto); ovvero, non ritengono il sistema partitico e questa democrazia, senza colore e senza passioni, in grado di dare risposte a un problema come quello palestinese, rispetto al quale nessuno ha qualcosa di risolutivo da offrire. Tutto ciò vale ancora di più, quando si tratta di consultazioni elettorali amministrative locali o regionali, in cui il sentiment, di tutta evidenza, non ha proprio nessun ruolo da giocare! La sempre più bassa affluenza dice proprio questo: a votare va chi partecipa al gioco pregiudiziale e partigiano (per partito preso, cioè) degli schieramenti opposti, molto poveri dall’una, come dall’altra parte, di spunti programmatici veramente innovativi. Questo sentiment dei milioni Pro Pal è soprattutto digitale, convocato ed evocato spontaneamente da un mare di post, senza una testa politica unitaria e tanto meno partitica al comando.

Un movimento, quello dei Pro Pal, sicuramente partigiano e acriticamente acefalo, visto che non ritiene degno impiegare parte della sua enorme energia di aggregazione spontanea, per protestare contro spaventosi drammi analoghi che si svolgono da anni in Africa, provocando centinaia di migliaia di vittime, milioni di affamati e di persone in fuga dalle loro terre. Eppure, in merito a simili tragedie, i popoli dei social restano indifferenti e silenziosi. Ma allora non si vede chi dovrebbe pensarci, per riportare alla ragione un mondo che oggi, e più ancora domani, appartiene e sempre più apparterrà al “Diritto della forza”, e non viceversa. Perché sarebbe compito delle giovani generazioni di oggi ragionare su come si possano controllare le forze planetarie che manipolano ogni giorno molti miliardi di dati personali, o in che modo si possano irreggimentare gli gnomi ignoti che muovono quotidianamente, nel più assoluto anonimato, decine di trilioni di dollari, creando molti milioni di disoccupati. Una più attenta riflessione generazionale dovrebbe mettere in guardia l’opinione pubblica, invitandola a opporsi con le giuste modalità allo strapotere della Cina, che minaccia le democrazie occidentali con il suo totalitarismo veterocomunista. Si ha l’impressione che il popolo Pro Pal, dal sentiment facile, ignori il potere di Xi Jinping di limitare l’uso quotidiano dei social, facendo ricorso a un Grande fratello digitale, per cui nessuna manifestazione di dissenso può avere luogo. Una cosa simile, non sarebbe altrettanto degna di riempire le piazze di scontento, per arginare l’arroganza delle autocrazie?

Fa decisamente impressione constatare come i nostri pasionari (dalle scarse letture) ignorino la circostanza di molte decine di milioni di studenti cinesi, che accettano di buon grado una selezione feroce, pur di accedere alle migliori università del loro Paese, nella speranza di trovare un lavoro qualificato. Mentre gli irriducibili del sentiment pro Palestina dispongono di diplomifici che regalano titoli accademici, ma non garantiscono un’occupazione. A quanto pare, della potenza totalitaria della Cina non interessa davvero nessuno, anche se domani rischia di comandare su tutti noi! Ci si chiede chi sia per i Pro Pal il mediatore internazionale ideale: la screditatissima Onu, o miti improbabili come la Francesca Albanese, incaricata Onu per il popolo palestinese? A quanto pare, questo tipo di movimenti spontanei non ha alcuna idea di come far fronte e combattere l’attuale, gigantesca sfida scientifica, tecnologica, finanziaria e geopolitica con la quale ci stiamo confrontando. Certamente, non è condivisibile che si scenda in piazza per difendere (o quanto meno giustificare) il più feroce regime islamico e oscurantista del Medio Oriente come Hamas, che ha lasciato morire decine di migliaia di palestinesi per la difesa della causa. I Pro Pal in buona fede farebbero bene ad ascoltare quanto hanno da dire loro i regimi totalitari e dispostici arabi che, molto più di Israele, temono (per ragioni politiche, sociali e religiose) il successo mediatico di Hamas, portato sulle spalle delle manifestazioni oceaniche pro-Palestina, che non si sono mai viste a partire dal 7 ottobre 2023 per le vittime ebree di Hamas, né a difesa un popolo invaso come quello ucraino.

Quando è che vale, secondo il movimento Pro Pal, il diritto internazionale? Ma, soprattutto: vista la giovane età media dei milioni di attivisti filo palestinesi, verrebbe da chiedere loro se si rendono conto di stare creando nazioni occidentali senza nascite e che, per questo motivo, rischiamo in questo secolo che gli europei autoctoni siano sostituiti da etnie, razze e religioni del tutto estranee alla nostra civiltà, le quali non condividono nulla dei vostri valori “democratici”, che però appaiono altrettanto distanti dall’intolleranza assoluta dei Pro Pal, nei confronti di chi non la pensa come loro. E sarà proprio la mancanza di coscienza, oltre che di scienza, delle giovani generazioni a causare la scomparsa della civiltà occidentale. Perché, poi, la sostituzione etnica non ha nulla di ideologico, ma appartiene semplicemente alle leggi di natura, per cui solo i grandi numeri garantiscono la sopravvivenza delle specie. Quindi, (auto)estinzione demografica significa sostituzione (multi)etnica e conseguente scomparsa della nostra civiltà. Al contrario del sessantotto che vive nelle menti dei sopravvissuti, i recenti movimenti del sentiment sfioriranno nel tempo di una rosa. Anche perché, la totale assenza di elaborazione intellettuale e politica impedisce ai nativi digitali di trovare soluzioni originali, per stroncare i mostri globali, che fanno di tutti noi miliardi di marionette. E, invece, dovrebbero tutti costoro immaginare come possa funzionare una democrazia evoluta, dove il popolo del sentiment possa comandare sul denaro e sugli interessi sovranazionali, che fanno ciò che vogliono del destino delle nazioni!

In merito, come solido rimedio potrebbe valere il seguente suggerimento: potenziare al massimo la procedura “dal basso” per la presentazione di proposte di legge d’iniziativa popolare, che siano adeguatamente strutturate (il cui drafting, cioè, resista al vaglio preliminare delle più alte Corti nazionali) e sottoscritte da un numero congruo di elettori (almeno cinquecentomila), con le firme raccolte attraverso i sistemi digitali sicuri di interfacciamento Pa-cittadino. Con la stessa procedura, è istituita in modo permanente una commissione bicamerale in sede deliberante, tenuta a decidere “binariamente” (cioè: accoglimento-rigetto) il testo integrale, prevedendo in caso di bocciatura la sottoposizione automatica della proposta stessa a referendum approvativo senza quorum. Ecco: invece di sfilare muniti di soli slogan, immaginate come una soluzione del genere tutelerebbe la vostra libertà e sovranità. Credo in voi ma assai poco nel vostro sentiment.


di Maurizio Guaitoli