Ucraina: i droni che ridefiniscono la guerra

mercoledì 8 ottobre 2025


L’Ucraina si è affermata come potenza globale nel settore dei droni, e la sua esperienza sul campo sta ridefinendo non solo la guerra contro la Russia, ma anche il concetto stesso di difesa moderna all’interno della Nato. Quello che fino a pochi anni fa sembrava un settore di nicchia, relegato a missioni di ricognizione o a operazioni limitate, è oggi diventato il fulcro di un nuovo modo di combattere, e Kyiv ne è il principale laboratorio. L’intensità e la frequenza delle incursioni russe, unite alla necessità di difendere un fronte vastissimo e continuamente sotto pressione, hanno spinto il Paese a sviluppare in tempi record un’industria tecnologica capace di innovare ogni mese, se non ogni settimana. Oggi, mentre le forze russe moltiplicano gli attacchi con droni Shahed e Lancet, l’Ucraina ha trasformato la propria vulnerabilità in una lezione vivente per l’Occidente: è il Paese che meglio di chiunque altro sa come difendersi – e contrattaccare – in un conflitto dominato dall’intelligenza artificiale e dai sistemi autonomi. La premier danese Mette Frederiksen lo ha riassunto con parole chiare: “L’unico esperto al mondo oggi in materia di difesa anti-drone è l’Ucraina, perché combatte ogni giorno contro i droni russi”. Un’affermazione che non è un elogio formale, ma un invito concreto alla cooperazione.

La Danimarca ha già avviato programmi di formazione con istruttori ucraini, così come la Polonia, mentre in seno alla Nato si discute apertamente della necessità di integrare le innovazioni ucraine nelle strategie di difesa collettiva. Anche il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha sottolineato come Kyiv sia diventata una “potenza” nel campo tecnologico militare, riconoscendo che l’esperienza ucraina, frutto di una guerra reale e continua, vale più di qualunque esercitazione teorica condotta in tempo di pace. L’ascesa dell’Ucraina nel mondo dei droni nasce da un contesto di pura sopravvivenza. Fin dall’inizio dell’invasione russa, nel febbraio 2022, l’esercito ucraino ha dovuto colmare un divario abissale in termini di artiglieria, missili e mezzi corazzati. Non potendo vincere con la quantità, ha puntato sulla qualità e sull’ingegno: piccoli droni commerciali modificati per trasportare granate, sistemi di guida migliorati con software open-source, e una collaborazione costante tra ingegneri civili, start-up tecnologiche e militari. Quella che era nata come una soluzione d’emergenza è diventata un’arma strategica. I droni hanno permesso di colpire con precisione depositi, convogli e posizioni russe anche a chilometri di distanza dal fronte, riducendo drasticamente la libertà di movimento delle truppe di Mosca. Nel tempo, questa evoluzione ha trasformato il campo di battaglia. Ogni avanzata terrestre è oggi esposta a un rischio immediato di individuazione e attacco: un singolo drone, dal costo di poche centinaia di euro, può distruggere un carro armato da milioni. Di conseguenza, la guerra di movimento si è quasi congelata, sostituita da un conflitto di logoramento e di tecnologia.

L’Ucraina è riuscita a “democratizzare” la potenza di fuoco, rendendo l’iniziativa militare accessibile a piccoli gruppi mobili e autonomi. È una rivoluzione concettuale che sfida le dottrine militari tradizionali e che molti analisti considerano già il modello della guerra del futuro. Ma la creatività ucraina non si è fermata ai cieli terrestri. Il Paese ha aperto un nuovo fronte nel Mar Nero grazie ai droni navali. Questi piccoli mezzi senza equipaggio, inizialmente impiegati per rompere l’assedio russo a Odesa e per garantire il passaggio delle esportazioni di grano, si sono evoluti in strumenti d’attacco sofisticati, capaci di trasportare missili anti-aerei e persino di abbattere elicotteri russi. L’impatto psicologico e strategico è stato enorme: per la prima volta nella storia moderna, una flotta navale è stata costretta a ritirarsi da un’area di mare non per via di un’altra marina, ma a causa di sciami di droni. Questo ha ridisegnato gli equilibri del Mar Nero, costringendo Mosca a rivedere le proprie tattiche e la sua logistica. Parallelamente, Kyiv ha sviluppato droni a lungo raggio in grado di colpire nel cuore della Russia.

Le raffinerie, i depositi di carburante e i centri logistici a centinaia di chilometri dal confine sono diventati bersagli costanti. Questi attacchi hanno causato interruzioni nella produzione energetica russa e crisi temporanee di approvvigionamento interno, con razionamenti e aumenti dei prezzi dei carburanti. È una guerra economica parallela, combattuta non con sanzioni, ma con tecnologia e precisione. Tuttavia, la guerra dei droni è anche una corsa continua tra innovazione e contromisure. Ogni nuova arma genera una risposta nel giro di settimane: droni più veloci e silenziosi si scontrano con radar più sensibili e sistemi anti-drone a microonde; intelligenze artificiali che guidano autonomamente gli attacchi vengono contrastate da algoritmi di disturbo elettronico. In questo scenario di adattamento costante, l’Ucraina si è trasformata in un centro di sperimentazione globale, un luogo dove si testano in tempo reale le tecnologie che definiranno la sicurezza del XXI secolo. Per la Nato, questo rappresenta una risorsa senza precedenti.

Gli Stati membri stanno già stringendo accordi di cooperazione per acquisire non solo hardware, ma soprattutto conoscenza. Il presidente Volodymyr Zelenskyy ha più volte ribadito che Kyiv è pronta a condividere la propria esperienza e a creare una “rete di sicurezza tecnologica” con gli alleati. Il Regno Unito e la Romania hanno annunciato progetti congiunti per produrre droni intercettori basati su design ucraini, mentre una delegazione di ingegneri e militari di Kyiv è volata negli Stati Uniti per avviare collaborazioni industriali. Anche l’Unione europea guarda con crescente interesse a un’integrazione del know-how ucraino nei propri programmi di difesa comune. La guerra in corso è dunque la prima guerra dei droni su vasta scala nella storia moderna, e il suo impatto va ben oltre il fronte. Sta cambiando il modo in cui il mondo concepisce la deterrenza, la sovranità e la sicurezza. Mentre la Russia continua a puntare sulla quantità e sulla potenza di fuoco, l’Ucraina ha dimostrato che l’agilità, la creatività e l’intelligenza artificiale possono bilanciare una superiorità numerica schiacciante. È una lezione che la Nato non può permettersi di ignorare: il futuro della difesa europea passa da Kyiv, dove ogni giorno, sotto le sirene e i cieli sorvolati dai droni, si scrive il manuale della guerra del domani.

 

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)