martedì 7 ottobre 2025
Semplificare la questione delle proteste “pro-Pal” con motivazioni a favore della Palestina, contro Israele e contro il governo italiano, è dare una lettura minimale di quanto accade. La situazione ha degli aspetti estremamente più articolati e complessi. Bisogna soprattutto considerare che all’atto pratico l’operazione politica della Global Sumud Flotilla si è configurata come una azione ibrida e pseudo-bellica organizzata come se le imbarcazioni fossero la flotta navale di Hamas. Inoltre ci possiamo chiedere perché una popolazione occidentale, in teoria non musulmana, corre in soccorso verso una regione quasi totalmente musulmana quando i Paesi islamici adottano modalità diplomatiche impedendo ai propri cittadini azioni ambigue rispetto alle strategie messe in campo? Perché i fedeli dell’Islam non corrono in soccorso dei cristiani che quotidianamente vengono massacrati soprattutto in Nigeria, proprio dai musulmani?
Inoltre, in una fase diplomatica così delicata, dove qualsiasi eventuale tregua può essere infranta in qualsiasi momento, quale utilità pratica può avere avuto l’operazione della Flotilla, e consequenziali identiche azioni, se non quella di ostacolare iniziative ufficiali favorendo le fredde strategie dei terroristi di Hamas? Ricordo che oltre alle ufficiali richieste i leader di Hamas potranno scendere a compromessi solo se riusciranno a negoziare la garanzia per un loro agiato futuro, e anche per i circa 25mila miliziani rimasti del gruppo terroristico e le loro numerose famiglie. Intanto, in Italia le manifestazioni pro-Pal alcune questioni le hanno chiarite, come la ricorrenza del 7 ottobre 2023 come data della “resistenza dei partigiani di Hamas”. una posizione che si accosta a quella che definisce Israele uno Stato che deve scomparire, sempre espressione degli attivisti pro-Palestina.
Ma due anni dopo questa efferata data quali sono le cifre che Israele richiama? Secondo il Ministero della Difesa israeliano, con dati aggiornati e resi pubblici, riporta che 1.153 operatori delle forze di sicurezza sono stati uccisi da Hamas, tra questi ufficiali di polizia, soldati, agenti dello Shin Bet (servizi di sicurezza interna), e donne e uomini della sicurezza civile deceduti dalla data del 7 ottobre. Inoltre, altri decessi si sono verificati a causa di malattie, incidenti e anche suicidi a seguito dei devastanti stress subiti. Questi morti hanno reso orfani quasi 890 bambini. La Striscia di Gaza è stata l’area dove la maggior parte delle vittime ha perso la vita, ma molti sono morti anche in Cisgiordania e Libano.
Poco oltre il 40 per cento delle vittime aveva meno di 21 anni, e prestavano servizio come militari nella leva obbligatoria;. Circa 140 deceduti erano ultra quarantenni. Migliaia sono le famiglie rimaste in difficoltà sia psicologico-emotiva che finanziaria. Il Dipartimento per le famiglie dei soldati caduti sta così fornendo aiuti morali ed economici alle famiglie dei deceduti. Il Dipartimento ha anche adottato un impegno economico stanziando 60 milioni di Nis (Nuovo siclo israeliano), oltre 156 milioni di euro, per i servizi di assistenza e sostegno alle famiglie. Inoltre sono stati istituiti comitati anche di volontariato a sostegno dei parenti delle vittime. Aryeh Moalem, capo del Dipartimento, nell’ambito della commemorazione del 7 ottobre, ha affermato che Israele sta pagando un prezzo altissimo, e che la storia dello Stato israeliano è stata scritta con il sangue dei sui figli e figlie.
Alla luce di questi dati e a due anni dall’attacco di Hamas ad Israele, che ha portato alla distruzione di Gaza ed alla morte di migliaia di palestinesi, vittime sacrificali del cinismo degli islamisti, resta difficile percepire l’azione terroristica come un gesto di “resistenza”, attingendo al significato storico della Resistenza italiana, quindi mettere sullo stesso piano Hamas e i partigiani. Così da decennale “praticante di Storia” e ascoltando e vedendo quanto i “pro-Pal” divulgano in merito, mi chiedo: mi fosse sfuggito qualcosa della storia partigiana italiana? Ovvero, fosse sfuggita tutta la storia ai manifestanti e attivisti pro Palestina?
di Fabio Marco Fabbri