mercoledì 1 ottobre 2025
L’amministrazione federale è congelata. Si ferma la macchina statale. Gli Stati Uniti sono entrati ufficialmente in shutdown alla mezzanotte locale (le 6 del mattino in Italia), con la conseguente paralisi di una parte significativa dei servizi e della burocrazia degli States. È la prima volta che accade dopo sette anni e, al momento, non si intravede una via d’uscita dallo stallo alla messicana tra Democratici e Repubblicani al Congresso. Uno scontro sulla legge di bilancio, tra Donald Trump e opposizione. Secondo le stime, centinaia di migliaia di dipendenti pubblici saranno messi in disoccupazione temporanea, mentre i cittadini dovranno affrontare alcuni disagi nell’accesso ai servizi. Una situazione ampiamente impopolare, che alimenta lo scambio di accuse tra i due schieramenti. I democratici “vogliono chiudere tutto, noi no”, ha dichiarato il commander-in-chief. Nello stesso solco la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha rincarato la dose sul social Truth: “I democratici hanno bloccato il governo federale perché il presidente Trump non costringerà i contribuenti a pagare l’assistenza sanitaria gratuita per gli immigrati clandestini”. E ancora: “Pensateci un attimo. I rappresentanti eletti dai democratici stanno punendo i propri elettori per combattere in favore degli immigrati clandestini. Squilibrati”, ha aggiunto Leavitt.
Lo scenario si è concretizzato dopo la bocciatura, come previsto, della proposta di legge-ponte dei Democratici, respinta con 53 voti a 47, che prevedeva l’estensione dei sussidi dell’Obamacare e la cancellazione di tagli all’assistenza sanitaria introdotti dal One Big Beautiful Bill voluto dal tycoon. Subito dopo, anche l’iniziativa repubblicana per mantenere operativo il governo è stata respinta dal Senato con 55 voti contrari e 45 favorevoli. Due democratici, John Fetterman (Pennsylvania) e Catherine Cortez Masto (Nevada), si sono discostati dalla linea del partito, votando insieme alla maggioranza repubblicana. La prospettiva è aggravata dalla minaccia di Trump di ulteriori tagli occupazionali, che si sommano all’incertezza già vissuta dal personale federale dopo i licenziamenti di massa avviati dal fu Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), affidato all’ex consigliere presidenziale Elon Musk. Secondo le valutazioni del Congressional budget office (Cbo), circa 750mila funzionari potrebbero trovarsi in una condizione di disoccupazione parziale, con una perdita complessiva di reddito stimata in 400 milioni di dollari.
Le funzioni essenziali – come servizio postale, forze armate e programmi di sostegno sociale, tra cui previdenza e buoni alimentari – non saranno interrotte. Tuttavia, i dipendenti federali non riceveranno lo stipendio fino alla fine della chiusura. Intanto, secondo le proiezioni della compagnia assicurativa Nationwide, ogni settimana di shutdown rischia di ridurre la crescita del Pil americano di 0,2 punti percentuali.
di Redazione