lunedì 29 settembre 2025
Alle elezioni parlamentari del 28 settembre 2025 la Repubblica di Moldova ha dato prova di una maturità democratica che pochi osservatori avrebbero ritenuto possibile fino a qualche anno fa. In uno scenario attraversato da tensioni geopolitiche, campagne di disinformazione, intimidazioni e una costante pressione proveniente da Mosca, i cittadini moldavi hanno scelto con chiarezza e determinazione il proprio futuro: l’Europa. Il Partidul Acțiune și Solidaritate (Pas), formazione filo-europea che sostiene la presidente Maia Sandu, ha ottenuto una vittoria schiacciante con il 50,03 per cento dei voti, conquistando 55 seggi su 101 e quindi la maggioranza assoluta in Parlamento. Un risultato che consente al partito di governare senza dipendere da compromessi con forze politiche meno affidabili e di procedere con decisione nel percorso di adesione all’Unione europea, obiettivo dichiarato per il 2030.
Il processo elettorale non è stato semplice. Alla vigilia del voto, diversi osservatori internazionali avevano lanciato l’allarme su una crescente attività di influenza russa: cyberattacchi, propaganda online, tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica, ma anche episodi più concreti come presunti finanziamenti illeciti ad alcuni partiti e il ricorso al “vote-buying”, la compravendita di voti. Durante la giornata elettorale, la tensione è stata palpabile: in varie circoscrizioni si sono verificati falsi allarmi bomba, alcuni anche all’estero dove votava la diaspora, che hanno momentaneamente rallentato l’afflusso ai seggi. Le autorità hanno reagito prontamente, garantendo la sicurezza e la prosecuzione delle operazioni. La Commissione elettorale centrale ha confermato che, nonostante i tentativi di sabotaggio, il voto si è svolto regolarmente e senza irregolarità sostanziali.
La presidente Maia Sandu aveva già avvertito i cittadini che la sfida non sarebbe stata ordinaria. Nei giorni precedenti lo scrutinio aveva parlato di “elezioni decisive”, spiegando che la Moldova si trovava davanti a un bivio storico: “O ci consolidiamo come una democrazia stabile lungo la strada verso l’adesione all’Unione europea, oppure rischiamo di essere trascinati indietro, ostaggi di pressioni e ricatti esterni”. Sandu ha ricordato come Mosca, a suo avviso, da mesi conduca una vera e propria guerra ibrida contro la Moldova: “Non si tratta solo di propaganda, ma di un’offensiva che utilizza account falsi sui social, messaggi manipolatori, pressioni economiche e minacce di destabilizzazione”. Particolare preoccupazione ha espresso per la diaspora, definita “bersaglio privilegiato” delle campagne di disinformazione. “Si cerca di confondere, dividere e influenzare i nostri cittadini all’estero, proprio laddove il voto moldavo ha dimostrato in passato un chiaro sostegno all’integrazione europea”, ha affermato.
Il risultato finale ha confermato che questi tentativi non hanno scalfito la volontà popolare. Con più della metà dei cittadini recatisi alle urne, la partecipazione è stata giudicata soddisfacente dagli analisti, segno di una società consapevole dell’importanza del momento. Il blocco filorusso, guidato dall’ex presidente Igor Dodon nell’ambito del Patriotic electoral bloc, ha ottenuto circa il 25 per cento dei consensi, ben lontano dalle ambizioni di contendere seriamente il potere. Altre forze politiche, come il blocco Alternativa con circa l’8 per cento, il Partidul Nostru di Renato Usatîi e il PPDA, hanno conquistato seggi minori, ma la loro incidenza resta limitata rispetto alla forza del Pas. Questo assetto parlamentare garantisce pluralismo, ma allo stesso tempo consegna una leadership solida al partito filo-europeo. Sul fronte internazionale, gli osservatori dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Osce/Odihr) hanno monitorato con attenzione lo svolgimento del voto. La missione, guidata da Jillian Stirk, ha segnalato che i seggi erano accessibili, le procedure trasparenti e il processo in larga parte conforme agli standard democratici. Allo stesso tempo, gli osservatori hanno sottolineato l’esistenza di rischi legati a pratiche di corruzione elettorale e alle campagne di influenza esterna. Tuttavia, le conclusioni sono state nette: nonostante le difficoltà, la Moldova ha dimostrato che la volontà popolare è stata rispettata e che le istituzioni hanno saputo reggere la prova.
La reazione della presidente Sandu all’esito delle urne è stata improntata alla responsabilità e all’orgoglio. “Oggi abbiamo dimostrato che la Moldova appartiene al mondo libero, che la democrazia è forte e che la nostra scelta europea non può essere messa in discussione da minacce o ingerenze”, ha dichiarato. Ha poi aggiunto che il Governo avrà ora il compito di “trasformare la fiducia ricevuta in riforme concrete, rafforzando lo Stato di diritto, combattendo la corruzione e migliorando la vita quotidiana dei cittadini”. Dal canto suo, l’opposizione filorussa non ha tardato a sollevare dubbi e accuse, parlando di presunte irregolarità e annunciando proteste pacifiche. Igor Dodon ha invitato i propri sostenitori a “difendere il voto” e a vigilare contro presunti brogli. Le autorità e il Pas hanno ribadito che ogni reclamo sarà esaminato nelle sedi competenti, ma hanno avvertito che non saranno tollerati tentativi di destabilizzazione o violazioni dell’ordine pubblico.
Al di là delle polemiche, il messaggio uscito dalle urne è stato chiaro: la Moldova vuole restare ancorata all’Europa, rafforzare la propria sovranità e sottrarsi alle mire egemoniche di Mosca. Il Pas dovrà ora affrontare sfide immense: rilanciare l’economia, ridurre le disuguaglianze, proteggere i più vulnerabili da un’inflazione che resta elevata, e al tempo stesso gestire un processo di adesione all’Ue che richiede riforme complesse e spesso dolorose. Non mancano inoltre le incognite legate alla sicurezza, con la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ancora in corso e la questione della Transnistria che continua a rappresentare un nodo irrisolto.
Eppure, la vittoria del Pas e la limpidezza del processo elettorale hanno trasmesso un segnale incoraggiante anche oltre i confini moldavi. L’Unione europea ha accolto con favore l’esito delle urne, sottolineando come il sostegno espresso dai cittadini rafforzi il percorso di avvicinamento del Paese all’Ue. Diversi leader europei hanno inviato messaggi di congratulazioni a Sandu, ricordando che la Moldova rappresenta oggi una frontiera avanzata della democrazia in un contesto regionale instabile. Queste elezioni passeranno alla storia non solo per il loro risultato politico, ma per il loro valore simbolico. In un contesto segnato da pressioni e tentativi di condizionamento, la Moldova ha mostrato che la volontà popolare può prevalere. Ha scelto la strada della democrazia, confermando che il futuro del Paese è europeo. La sfida ora sarà mantenere fede a questa promessa, trasformando la speranza in realtà concreta e costruendo passo dopo passo un Paese libero, prospero e ancorato stabilmente ai valori occidentali.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)