Macron e la Palestina

martedì 23 settembre 2025


D’accordo: sono i fatti e le conseguenze che producono a dover essere valutati, a prescindere dalle intenzioni. D’accordo anche che è nella natura francese la vocazione alla grandeur, che questa è alla base (e comunque influenza) dell’agire politico di Parigi. Con tutto ciò non riesco a non avere il “cattivo” pensiero che tutto questo interventismo su Gaza e Palestina sia dettato dai gravosi problemi interni di Emmanuel Macron, che in questo modo cerca di guadagnare un prestigio e un’autorevolezza che va scemando (e comunque fin dall’insediamento al suono dell’inno alla gioia, sono sempre stati più fumo che arrosto).

Quanto alla Gran Bretagna: il suo interesse, il suo agire spesso contraddittorio, i suoi “tradimenti” anche, credo abbiano altra spiegazione. Ma si dovrebbero tirare in ballo una quantità di vicende, risalire non solo ad Arthur James Balfour, e non trascurare il mitizzato Lawrence d’Arabia. Andare indietro nel tempo, fino a Horatio Nelson: quando il fatto che la bandiera britannica sventolasse su Gibilterra, Malta, la siciliana Ducea, aveva un senso e una logica. Ed esaminare tutti quegli anni, almeno fino a quelli di Winston Churchill. Se queste affastellate riflessioni hanno una loro ragione, ecco l’ennesimo “usodei palestinesi per un “consumo” altro rispetto a quello che a parole si dichiara.

Ora riconosciamo pure lo Stato di Palestina. Per inciso: uno Stato per essere tale non solo ha un territorio. Deve esserci anche un governo, per quanto possa essere embrionale. Lo decidiamo noi chi costituisce quel governo o lasciamo che decidano i palestinesi? Di fronte ai fatti di Gaza, sorgono impellenti domande di “realismo” che non possono essere eluse in eterno.


di Valter Vecellio