Bayrou mette il broncio e attacca l’Italia

martedì 2 settembre 2025


È stata Giorgia. Il François Bayrou furioso ha trovato il caprone (naturalmente espiatorio). A una settimana dal giorno della verità, il governo francese cerca non solo i numeri in Parlamento per sopravvivere, ma ancora un po’ di legittimità nelle stanze del potere. E un nemico da gettare in pasto a un’opinione pubblica che non la berrà. Il grande capitale si muove in soccorso dell’Eliseo. Il caos non fa bene alla Francia, soprattutto se in caso di dissolution e di nuove elezioni, un risultato epocale dell’estrema destra potrebbe addirittura rendere inevitabile la formazione di un nuovo governo con un primo ministro (Jordan Bardella) del Rassemblement national.

Ecco perché Christine Lagarde si è sentita in dovere in queste ore di richiamare all’ordine i suoi parlamentari compatrioti, che lunedì dovranno decidere se voltare la pagina Bayrou o vivacchiare, magari con una legge di bilancio riveduta e corretta, più “sociale” e meno punitiva per lavoratori e pensionati, fino alle elezioni presidenziali del 2027. Se cade il Governo, ha affermato su Radio Classique il presidente della Banca centrale europea, “ci sarà un impatto evidente sull’economia, sulla valutazione dei rischi Paese da parte dei mercati finanziari, e sono quindi preoccupanti per noi”. Resta, però, da escludere, ha chiarito, l’ipotesi che la Francia venga posta sotto tutela del Fondo monetario internazionale. La necessità, tuttavia, di trovare una causaesogena” ai propri problemi è una strategia, anche di comunicazione, che non ha risparmiato Matignon.

In queste ore, infatti, Parigi ha deciso di faire la gueule a Roma, dopo le accuse mosse proprio da Bayrou, che ha messo il broncio al governo italiano, accusato di fare dumping fiscale. Il problema, ha detto a FranceInfo, LCI, BFMTV e Cnews, è quel “nomadismo fiscale” per cui “ognuno si trasferisce dove è più conveniente”. Il riferimento è ai ricchi francesi che potrebbero lasciare la Francia, se Matignon dovesse accanirsi contro di loro nella prossima legge di bilancio. In una nota, Palazzo Chigi risponde che “l’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra nazione”. L’Italia, rimarca l’Esecutivo, “non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia”.

In realtà, fa notare Palazzo Chigi, è proprio l’economia italiana a essere “da molti anni penalizzata dai cosiddetti paradisi fiscali europei, che sottraggono alle nostre casse pubbliche ingenti risorse”. Piuttosto che prendersela con Roma, la Francia dovrebbe, invece, “unirsi finalmente” agli sforzi italiani in sede Ue “contro quegli Stati membri che applicano da sempre un sistematico dumping fiscale, con la compiacenza di alcuni Stati europei”. Antonio Tajani si dice “sbalordito”, per un’accusa “frutto di un ragionamento totalmente sbagliato”. Se l’Italia procede “su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante”, ha detto il ministro degli Esteri a Il Messaggero, “non è perché pratica dumping fiscale e non cospira contro altri Paesi europei”. Ci sono, infatti, “altri, veri paradisi fiscali in Europa, ci sono altre profonde anomalie nella Ue che andrebbero corrette”.

Da lunedì Bayrou avvierà le consultazioni con tutti i partiti per tentare di capire se davvero ci sono i numeri per la fiducia. I socialisti stanno provando a proporre una legge di bilancio alternativa che possa avere la maggioranza all’Assemblée nationale. Una “mossa” che per La France Insoumise farebbe “vacillare” il fronte delle sinistre sul programma firmato un anno fa. “L’unico governo che sosterremo – assicura il capogruppo Mathilde Panot – sarà il nostro, quello che governerà con un programma di rottura”. Rn, da par suo, ritiene ormai impossibile poter trovare altre personalità in grado di formare un nuovo governo: a Emmanuel Macron non resta, dunque, che lo scioglimento e nuove elezioni legislative. Per questo la dirigenza ha deciso di accelerare e di convocare l’ufficio per la campagna elettorale, proprio per essere “pronti alla battaglia”, al di là di ogni esitazione o tatticismo di Macron. “L’impasse democratica”, come ha detto Bardella, può essere risolta solo tornando al voto.

L’Eliseo, tuttavia, vuole tentarle tutte prima di sciogliere le Camere. E se non lo farà ora, dice Rn, prima o poi sarà costretto a farlo. Anche se è impossibile decifrare le intenzioni di Macron, si fa notare, solo la dissolution resta una soluzione seria e credibile. Per cambiare davvero qualcosa, tuttavia, occorre che cambi molto nella legge di bilancio. Perché così com’è, dicono alcuni esponenti di Les Republicains è “invotabile”. I centristi sono divisi e lo saranno probabilmente anche sul nome che circola in queste ore per sostituire Bayrou a Matignon. Secondo alcuni media, Macron potrebbe decidere di affidarsi a Eric Lombard, attuale ministro delle Finanze, e che secondo alcuni potrebbe ammorbidire le posizioni dei socialisti, non fosse altro perché ha da sempre buonissimi rapporti con il segretario del Ps, Olivier Faure. Da quanto filtra dal partito, sempre più ago della bilancia nel voto di fiducia di lunedì prossimo e più in generale in una potenziale maggioranza capace di tenere almeno fino al 2027, Lombard è considerato dai socialisti un esponente della società civile che ha avuto successo in politica. Qualità che sembra essere tenuta particolarmente in considerazione dai francesi, il 40 per cento dei quali, secondo un sondaggio BFMTV-La Tribune, dichiara di essere favorevole e un primo ministroapolitico, proveniente dalla società civile e dal mondo degli affari”.


di Pierpaolo Arzilla