Kiev: niente pace senza cessate il fuoco, Zelensky va a Parigi

lunedì 1 settembre 2025


Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà a Parigi giovedì prossimo per incontrare i leader europei. Lo ha rivelato una fonte all’Agence france-Presse, sottolineando che l’iniziativa si inserisce nel quadro degli sforzi internazionali volti a porre fine a un conflitto che dura ormai da tre anni e mezzo. “Stiamo pianificando un incontro del genere” tra Zelensky e i “leader europei”, ha dichiarato la fonte, precisando che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump “non è previsto per ora”. Secondo quanto spiegato, l’appuntamento servirà “per discutere delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e per far progredire la diplomazia, perché i russi stanno di nuovo tirando le cose per le lunghe”. Sul fronte opposto, il presidente russo Vladimir Putin ha ribadito al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, in corso a Tianjin, la posizione di Mosca. A suo giudizio, “la crisi è nata in gran parte a causa del colpo di Stato a Kiev del 2014, provocato dall’Occidente”. Un altro fattore determinante, ha aggiunto, “sono i continui tentativi dell’Occidente di coinvolgere l’Ucraina nella Nato. Come abbiamo ripetutamente sottolineato, ciò rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza della Russia”, ha spiegato il capo del Cremlino.

Dall’altra parte, Kiev insiste sulla compattezza dell’Europa e sul contributo decisivo degli Stati Uniti. “Nel nuovo corso negoziale sono emerse novità fondamentali, come l’unità dell’Europa, il suo allineamento all’Ucraina e l’apporto concreto di Donald Trump ad individuare una soluzione al conflitto”, ha dichiarato in un’intervista a La Stampa Mykhailo Podolyak, consigliere del capo di gabinetto del presidente Zelensky. “L’Ucraina – aggiunge – è parte integrante dell’Europa, è indispensabile per la sicurezza paneuropea, e l’Europa è perfettamente allineata con le posizioni di Kiev sulla fine della guerra. Di conseguenza, Trump ha assunto una posizione corretta ed equilibrata, ribadendo di essere realmente interessato alla fine della guerra. Al contrario di Putin che non tutti hanno ancora compreso: ma col tempo, credo, lo faranno. Per la Russia, infatti, la guerra è sinonimo di soggettività politica. Senza guerra, non esiste la Russia”, ha spiegato Podolyak.

Il capo gabinetto ha inoltre evidenziato inoltre l’impossibilità di raggiungere una tregua senza uno stop immediato delle ostilità: “È impossibile arrivare alla pace mentre si proseguono operazioni militari intense, con continui attacchi con missili e droni, con un Paese intero ormai strutturato per la guerra. Quando la guerra è diventata l’unico strumento di politica estera. Senza un cessate il fuoco non si può fermare la guerra, perché comporta decisioni concrete da parte della Russia”. E ancora: “Per esempio, cosa fare con i tanti militari responsabilità di crimini contro i civili?”. Sul piano delle garanzie di sicurezza, Kiev chiede impegni precisi. “C’è il monitoraggio del cessate il fuoco, la modernizzazione e l’ampliamento delle forze armate ucraine, le forniture militari e gli investimenti nella produzione bellica di livello superiore, non solo in Ucraina ma anche in Europa. Quindi servono decisioni sulla presenza di truppe straniere e non solo. Gli Usa, ad esempio, hanno dichiarato di poter garantire la presenza aerea. A questo si aggiunge un rafforzamento della difesa antimissile. Infine, c’è un ulteriore elemento, il più complesso da discutere: la possibilità di installare lungo il confine orientale basi missilistiche nell’ambito di programmi di contenimento della Russia”.

Infine, sulla questione territoriale, Podolyak ribadisce la linea rossa di Kiev: “Non esiste alcun concetto di scambio territoriale. Mosca vuole scambiare territori ucraini non occupati con altri territori ucraini non occupati, perché non riesce a conquistare militarmente. Questo non è uno scambio: è un aiuto all’occupazione”.


di Zaccaria Trevi