martedì 26 agosto 2025
Si facciano da parte Salman Rushdie, Michel Houellebecq e Ayaan Hirsi Ali, gli islamisti hanno una nuova bestia nera: Barbie. In una banlieue di Parigi, un gruppo di giovani musulmani è riuscito a bloccare la proiezione di Barbie, il film del 2023 vietato ai minori di 17 anni se non accompagnati, accusandolo di promuovere l’omosessualità.
L’episodio è avvenuto a Noisy-le-Sec, nel dipartimento della Seine-Saint-Denis, a forte presenza di immigrati. Lo scorso 8 agosto, il consiglio comunale aveva programmato una visione del film Barbie, parte di una rassegna cinematografica all’aperto organizzata dal Comune per i residenti di quartieri svantaggiati. La proiezione è però stata annullata a causa delle proteste di una quindicina di giovani che hanno minacciato i dipendenti comunali e cercato di distruggere le attrezzature. Secondo il sindaco comunista di Noisy-le Sec, Olivier Sarrabeyrouse, i musulmani hanno affermato che la pellicola “promuoveva l’omosessualità e offendeva l’immagine della donna”. Sarrabeyrouse ha successivamente sporto una denuncia e riprogrammato il film, sottolineando: “A Noisy-le-Sec, non ci sono zone di non-diritto culturale”.
Peccato che a Noisy-le-Sec ci sia una zona di non-diritto culturale, come in molte altre parti della Francia. L’annullamento della proiezione di Barbie non è affatto un caso isolato. La Francia ha la più grande popolazione musulmana di tutti i Paesi europei, che rappresenta tra il 7e il 10 per cento dei 67 milioni di abitanti. Di conseguenza, la Francia è spesso tenuta in ostaggio da musulmani radicali e infervorati.
A maggio, Fabrice Balanche, un accademico specialista di Medio Oriente, è stato interrotto e aggredito nel bel mezzo della sua lezione all’Università Lumière di Lyon-2 da un gruppo di manifestanti mascherati e incappucciati, che protestavano contro il divieto dell’università di tenere nel campus un iftar (pasto di rottura del digiuno del Ramadan). Un episodio simile si è verificato nel febbraio scorso, quando Florence Bergeaud-Blackler, una nota antropologa, ha ricevuto minacce di morte ed è stata successivamente rimossa dal suo incarico perché aveva in programma di tenere una lezione sui Fratelli Musulmani all’Università di Lille. Ora vive sotto scorta permanente della polizia.
Gli islamisti si sono infiltrati in Francia anche a livello sistematico. All’inizio di quest’anno un rapporto molto atteso redatto da due alti funzionari pubblici ha rivelato che i Fratelli Musulmani, una rete islamista internazionale, sta costruendo “ecosistemi a livello locale per strutturare la vita dei musulmani dalla nascita alla morte”. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha sottolineato che “l’islamismo in sordina sta cercando di infiltrarsi nelle istituzioni, con l’obiettivo finale di assoggettare l’intera società francese alla legge della sharia”. In risposta, il mese scorso, il presidente Emmanuel Macron ha presentato delle misure per contrastare l’entrismo, proponendo una legge che inasprirebbe le sanzioni amministrative e finanziarie per le organizzazioni sostenute dai Fratelli Musulmani e ridurrebbe le opportunità di finanziamenti esteri per moschee, associazioni e istituzioni culturali che diffondono la propaganda islamista.
In diverse città francesi, in particolare a Lille, Lione e Marsiglia, esiste una sorta di società islamica parallela. Le associazioni sportive, le scuole e persino le amministrazioni locali sono state soggiogate dagli islamisti. Questo “ecosistema” viene utilizzato per imporre l’osservanza religiosa alla popolazione musulmana, come l’uso del velo per le donne, la barba per gli uomini, l’abbigliamento islamico e il digiuno durante il Ramadan. In molti club sportivi, i giocatori sono incoraggiati a pregare prima delle partite e negli spogliatoi sono state allestite sale di preghiera. Il rapporto ha anche dimostrato che gruppi legati ai Fratelli Musulmani hanno tentato di influenzare l’Unione Europea attraverso attività di lobbying.
Con un’influenza islamista così radicata, non c’è da stupirsi che funzionari locali come Sarrabeyrouse finiscano per cedere a queste richieste. Stranamente, il primo cittadino di Noisy-le-Sec sembra pensare che l’estrema Destra sia in qualche modo responsabile del clamore suscitato da Barbie, che a suo avviso è stato “strumentalizzato dalla Destra”. “Non lasciamoci ingannare”, ha detto. “Si tratta di una sporca manovra politica. (...) Un episodio a Noisy è stato sfruttato dalla frangia dell’estrema Destra per stigmatizzare un quartiere”. Allo stesso modo, Les Inrockuptibles, una rivista di Sinistra, ha affermato: “I politici di Destra e di estrema Destra hanno approfittato della notizia per sfruttarla e usarla a proprio vantaggio”.
Tuttavia, non si tratta di “sfruttamento” né di “strumentalizzazione” affermare che questo è un problema grave e persistente in Francia. Per troppo tempo, la minaccia dell’islamismo è stata insabbiata, gridando alla “islamofobia” e al “razzismo”. Permettere che questo tipo di ideologia ostile e fanatica si diffonda ha conseguenze letali. Chi può dimenticare il massacro di Charlie Hebdo del 2015, quando 11 dipendenti della rivista satirica vennero uccisi a Parigi per il “reato” di aver pubblicato un’immagine che derideva il profeta Maometto? Cinque anni dopo, nel 2020, l’insegnante Samuel Paty fu decapitato fuori dalla sua scuola da un rifugiato musulmano ceceno, il quale credeva che Paty avesse mostrato un’immagine di Maometto durante una lezione sulla libertà di espressione.
Tutto ciò, ovviamente, è in contrasto con la politica ufficiale francese della laïcité, la laicità, un valore profondamente radicato nella Repubblica che mira a mantenere la religione il più lontano possibile dallo Stato. In pratica, ciò significa che a chi lavora nel governo e nel settore pubblico non è formalmente consentito indossare simboli religiosi evidenti, indipendentemente dalla religione, così come agli studenti delle scuole. Regole simili sono in vigore in molte aziende del settore privato. Ci sono molte argomentazioni che si possono avanzare contro la laïcité, sia da una prospettiva cristiana che da una amante della libertà. Ma in ogni caso, perché agli islamisti dovrebbe essere data sostanzialmente carta bianca per intimidire il resto della popolazione affinché si conformi alla loro religione? Sebbene sia positivo che il sindaco di Noisy-le-Sec abbia intenzione di riprogrammare la proiezione di Barbie, è vergognoso che un piccolo gruppo di radicali sia riuscito a bloccarla sin dall’inizio.
È anche fin troppo chiaro che Sarrabeyrouse e quelli come lui non impareranno nulla da questa vicenda. Anche di fronte all’evidente coercizione islamista, la Sinistra continua a ignorare il problema. Ma questo non lo risolverà. In tutto il continente si sta diffondendo l’influenza insidiosa dell’Islam politico, dal ritorno delle leggi di fatto sulla blasfemia all’ascesa della politica identitaria islamica, fino alla crescente censura con il pretesto di combattere “l’islamofobia”. Se le élites politiche, culturali e mediatiche insistono nel chiudere un occhio sull’islamismo, non saranno solo personaggi come Barbie a finire sul patibolo. Aspettatevi di vedere ulteriori cancellazioni di eventi culturali, leggi che controllano le critiche all’Islam e la mobilitazione politica di una comunità che è fondamentalmente incompatibile con i valori occidentali.
Episodi di guerra culturale apparentemente ridicoli come questi mettono a dura prova la spina dorsale dell'Europa. Se non difendiamo Barbie da 15 giovani arrabbiati, come possiamo aspettarci di difendere la nostra civiltà da una rete di estremisti che ci odiano?
(*) Tratto da The European Conservative
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Lauren Smith (*)