L’Ucraina che Putin vuole cancellare

venerdì 1 agosto 2025


Quando gli studenti ucraini nelle regioni del Paese occupate dalla Russia torneranno in classe dopo le vacanze estive, non potranno più ricevere nemmeno un minimo di insegnamento della lingua nazionale. Questo divieto assoluto di insegnamento della lingua ucraina è l’ultima tappa di una campagna del Cremlino volta a cancellare ogni traccia di identità ucraina, mentre Vladimir Putin persegue una forma estrema di imperialismo eliminazionista nel cuore dell’Europa del XXI secolo. Secondo una bozza di direttiva pubblicata di recente dal Ministero dell’Istruzione russo, lo studio dell’ucraino verrà rimosso dal curriculum scolastico in tutta l’Ucraina occupata dalla Russia a partire da settembre 2025. La direttiva cita “i cambiamenti nella situazione geopolitica nel mondo” come giustificazione per la decisione. In realtà, il divieto ufficiale di studiare la lingua ucraina è una formalità che conferma processi avviati fin dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala nel febbraio 2022, e da molto più tempo nelle aree dell’Ucraina occupate da Mosca dopo l’inizio dell’aggressione russa nel 2014. La rimozione della lingua ucraina dalle aule scolastiche ucraine è stata accompagnata dall’introduzione di un nuovo programma scolastico favorevole al Cremlino, che glorifica l’invasione russa in corso, negando al contempo il diritto dell’Ucraina a esistere e demonizzando gli ucraini come nazisti.

I genitori che si oppongono rischiano di perdere la custodia dei propri figli. Questa campagna di indottrinamento in classe è solo un aspetto delle ampie politiche di russificazione del Cremlino nell’Ucraina occupata. Dal febbraio 2022, le autorità russe hanno effettuato arresti di massa di chiunque fosse ritenuto una potenziale minaccia per l’occupazione, con migliaia di funzionari, attivisti, leader della comunità, veterani e patrioti ucraini che sono scomparsi in una vasta rete di prigioni. Una recente inchiesta delle Nazioni Unite ha classificato queste detenzioni su larga scala come crimini contro l’umanità. I civili ucraini che vivono ancora nell’Ucraina occupata sono costretti ad accettare la cittadinanza russa, pena la perdita dell’accesso a servizi essenziali come pensioni e assistenza sanitaria, nonché della possibilità di gestire un’attività o di avere un conto in banca. A partire da settembre, una nuova legge consentirà alle autorità di espellere dalle proprie abitazioni chiunque non abbia la cittadinanza russa e di deportarlo. Nel frattempo, i simboli pubblici della sovranità, del patrimonio e della cultura ucraina vengono metodicamente rimossi e sostituiti dagli orpelli di un’identità imperiale russa importata. Allo stesso modo, la composizione demografica delle regioni ucraine occupate viene sistematicamente trasformata dai programmi del Cremlino volti ad attrarre migranti da tutta la Federazione russa.

Le dure politiche di russificazione attualmente in atto nel 20 per cento dell’Ucraina sotto occupazione russa offrono un modello agghiacciante per il resto del Paese, qualora l’invasione avesse successo. In effetti, è ormai del tutto chiaro che l’obiettivo finale di Putin è un’Ucraina senza ucraini. Durante i primi anni del suo regime, Putin tentò di riportare l’Ucraina nell’orbita di Mosca attraverso una combinazione di interferenze politiche, leva economica e strumenti di soft power, tra cui i media russi controllati dal Cremlino e la Chiesa ortodossa russa. Quando questa strategia fallì, optò per l’intervento militare limitato del 2014, iniziato con l’occupazione della penisola ucraina di Crimea. Una volta diventato evidente che nemmeno l’occupazione parziale dell’Ucraina avrebbe compromesso l’integrazione euro-atlantica del Paese, Putin sembra aver concluso di non poter più correre il rischio di permettere l’esistenza di un’Ucraina indipendente.

Ciò ha preparato il terreno per l’invasione su vasta scala del 2022 e ha gettato le basi ideologiche per gli attuali sforzi del Cremlino volti a cancellare completamente l’identità nazionale ucraina. Se Putin non verrà fermato, non ci possono essere seri dubbi sul fatto che milioni di altri ucraini saranno privati della loro identità e sottoposti allo spietato indottrinamento imperialista russo di Putin. Durante i recenti colloqui di pace bilaterali a Istanbul, i funzionari del Cremlino hanno sottolineato la loro determinazione a garantire la completa capitolazione di Kyiv. Le condizioni di Mosca includono la ripresa del predominio russo su ogni aspetto della vita pubblica ucraina e la drastica riduzione dell’esercito ucraino. Non ci vuole molta immaginazione per prevedere esattamente quale tipo di trattamento la Russia riserverebbero alla popolazione civile se l’Ucraina dovesse accogliere queste richieste e rimanesse indifesa.

La calcolata campagna di Putin per cancellare l’identità del più grande Paese interamente situato in Europa ridicolizza completamente i tentativi di dipingere l’invasione russa dell’Ucraina come un conflitto armato convenzionale con obiettivi limitati. Non si tratta di una mera disputa di confine o di una risposta razionale alle “legittime” preoccupazioni russe per la sicurezza; è una classica guerra di conquista coloniale con l’esplicita intenzione di distruggere l’Ucraina come Stato e come nazione. Se si permetterà che continui, la portata di questo crimine supererà di gran lunga qualsiasi cosa vista in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Ciò alimenterà il senso di impunità di Putin e stimolerà il suo appetito imperiale, creando le condizioni per ulteriori atti di aggressione internazionale prima impensabili. Sarà quindi solo questione di tempo prima che altre nazioni “storicamente russe” siano sottoposte agli orrori attualmente inflitti all’Ucraina.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)