Il ritorno a Yalta, per evitare Ww3

martedì 15 luglio 2025


Insomma, per i democrat del Nuovo e del Vecchio continente, Donald Trump ha fatto bene, o no, a ordinare la vantata, ma finora non confermata, “obliterazione” dei siti iraniani di arricchimento dell’uranio? Dipende: , perché politicamente il nucleare degli ayatollah andava fermato; no, in quanto sulla base del “War powers act” del 1973 gli mancava (non avendola mai richiesta) l’autorizzazione del Parlamento. E qui la smemoratezza soccorre i cuori bianchi woke e (falsamente) progressisti, dato che in precedenza i presidenti democratici Bill Clinton e Barak Obama non attesero di certo l’autorizzazione del Congresso, quando il primo decise l’intervento in Kosovo nel 1999, e il secondo inviò l’aviazione americana a bombardare la Libia nel 2011. Provocando in quest’ultimo caso, a seguito alla caduta di Mu’ammar Gheddafi, quel caos che ancora oggi perdura e ha effetti destabilizzanti sui Paesi mediterranei, come Italia, Grecia e Malta, a causa dell’uso politico degli sbarchi di massa di immigrati irregolari, da parte delle milizie libiche fuori controllo. Come nota The Economist, non sarà quindi il realismo politico a ritorcersi elettoralmente contro Trump, solo perché non ha ottemperato alle procedure costituzionalmente previste. Per lui, semmai, da questo punto di vista, è più pericoloso, anche se perfettamente autolesionista, Elon Musk con il suo America Party, che rischia di fargli comunque perdere le elezioni di midterm.

A meno che, essendo i due tycoon oggi fieri nemici, ma sempre grandi affaristi, magari il pacchetto di mischia che conquisterà Musk nel 2026 gli servirà a esercitare la politica dei “due forni”, appoggiando quando più gli converrà un Trump difficoltà, in modo da ottenere sostanziali contropartite in materia di appalti pubblici, nei settori di massimo interesse per le sue imprese che operano nell’aerospaziale, nelle telecomunicazioni e nell’Ia. Prepariamoci quindi a vederne delle belle, anche se in America un terzo partito ha fatto sempre una gran brutta fine. Ma il padrone di SpaceX non ha problemi di soldi, come sappiamo, per cui gettare al vento due, tre miliardi di dollari per un’avventura politica così rischiosa non è poi un grande problema. Basta partecipare e divertirsi saltellando sul palco e magari, stavolta, mostrare un bazooka laser al posto della motosega, in grado di fare fuori droni e missili in volo. Conquistando così un ruolo di primissimo piano anche in questo settore di tecnologia d’avanguardia, visto che i cinesi già lo fanno, come lamentano alcuni piloti dell’Us Air Force, per essere stati temporaneamente accecati da potenti fasci laser ad altissima energia, provenienti da navi mercantili cinesi sotto copertura. Intanto, da quando si è insediato sei mesi fa, King Trump non fa che disorientare amici e avversari politici, dato che dalle sue mosse alternanti non si è capito bene che cosa intenda per America First, dato che l’invio dei B-2 su Fordow non corrisponde né alla pretese di isolazionismo nei confronti di alleati storici degli Usa, come Europa e Israele, né alla rinuncia all’avventurismo militare in politica estera.

Del resto, visto che Vladimir Putin ama parlare al telefono con il suo partner americano, che lo fa sentire suo pari grado, ma tiene molto di più al suo sogno imperiale che alla pace in 24 ore che sognava Trump, all’America non resta che condividere con l’Europa il fardello ucraino. Riprendendo così, in cambio dei giacimenti di terre rare, le forniture di armi, sistemi antimissile e munizioni, che però a questo ritmo mettono a serio rischio gli stock delle riserve di armamenti degli arsenali americani, mentre Putin gode di tutti i vantaggi di un’economia di guerra, dove può fare indisturbato l’uso che crede delle immense risorse russe, umane, industriali, finanziarie ed energetiche. Trump prende così inevitabilmente i rischi che qualcosa vada storto, provocando una World war 3 (Ww3), che sconvolgerebbe tutti i suoi piani che privilegiano il confronto globale con la sola Cina, dovendo mettere in conto uno scontro con la Russia in Europa in appoggio alla Nato. Insomma, lo slogan America First ha non poche caratteristiche stocastiche, a causa della sua probabilistica variazione di direzione e intensità nel tempo, per cui talvolta significa che l’America ha tutto il diritto di proiettare la sua forza militare in giro per il mondo, facendone così una Nazione egemone, per la più grande gioia dei neoconservatori. Altre volte, invece, andando incontro ai desiderata degli isolazionisti, quello stesso slogan sembra stia a significare il ruolo determinante degli Stati Uniti in un mondo multipolare suddiviso in sfere di influenza, da determinare evidentemente in base a una nuova Yalta 2 con tre, quattro neo-imperatori seduti allo stesso tavolo.

Intanto, però, “ZarPutin va per conto suo, preparandosi a una guerra di lungo periodo (che nel 2026 entrerà nel suo quarto anno), determinato a raggiungere tutti gli obiettivi che si era prefissato, per quanto utopistici essi siano, come l’arretramento della Nato entro i confini del 1997, quando venne deciso con il Trattato di Amsterdam l’allargamento all’Est della Ue. Malgrado l’Ucraina si opponga con tutte le sue forze ai disegni annessionistici dello Zar, che vuole un suo uomo di paglia a Kiev e la smilitarizzazione di ciò che resterà dell’Ucraina, Putin continua a credere nella possibilità concreta di vincere la guerra. In questo incurante del milione stimato di perdite subite, tra morti e feriti, nelle fila dell’esercito russo dall’inizio della guerra, dato che da parte sua non esiste alternativa alla vittoria, per cui si rifiuta di dare spazio all’insistente richiesta di tregua da parte di Trump, né è tantomeno disposto ad accettare una mediazione della screditata Europa per la fine delle ostilità. Quindi, come si coniugherà nei suoi confronti l’assioma trumpiano di America first? Continuare una guerra per proxy (Ucraina), o rischiare l’umiliazione per la pace a ogni costo? Ma, soprattutto, se l’ambizione di Putin si rivolgesse dopo la vittoria in Ucraina ai Paesi baltici, e l’Europa non dovesse essere pronta con il suo riarmo, sarà sufficiente una Yalta 2 per evitare una Ww3?


di Maurizio Guaitoli