La pace in Ucrania nelle mani di Trump

mercoledì 9 luglio 2025


Continuare imperterriti a sostenere, senza se e senza ma, l’Ucraina nel conflitto con la Federazione Russa, ha come obiettivo il raggiungimento di una “pace giusta” o è l’alibi che l’Europa ha trovato per giustificare la necessità di investire il 5 per cento annuo del Pil nel settore della difesa imposto dalla Nato a trazione Usa? Sono ancora giustificate le reiterate sanzioni nei confronti della Russia? Se ben ricordo, siamo arrivati al diciassettesimo pacchetto di sanzioni. Azione mirata contro la Federazione Russa che non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che l’Unione europea si era prefissata. Il fine era costringere Vladimir Putin, attraverso le sanzioni economiche, a scendere a più miti consigli. Non c’è un caso in cui le sanzioni abbiano sortito l’effetto di fermare le guerre. Errare è umano perseverare è diabolico. Ma quali effetti reali hanno prodotto le sanzioni europee contro la Russia? Sembrerebbe che non abbiano avuto conseguenze concrete sull’economia russa che si è saputa convertire con grande rapidità a un’economia di guerra. L’Europa, invece, ha subito subito l’effetto boomerang con particolare riferimento alla Germania e all’Italia che erano le nazioni più esposte alle forniture dell’economico gas russo.

La crescita esponenziale dei prezzi dei derivati del petrolio e del gas naturale, causati dal conflitto, hanno fatto esplodere l’inflazione importata in Europa con la conseguenza diretta dell’innalzamento dei tassi di riferimento della Banca centrale europea. Restrizione creditizia che aveva dato il colpo di grazia alla pur fiacca crescita dell’economia dei 27 Paesi Ue. L’errore esiziale, sin dall’inizio dell’invasione russa, è stato quello di schierarsi acriticamente con Joe Biden contro la Russia e a completo sostegno dell’Ucraina. Senza considerare il fatto che l’ex presidente americano aveva l’esigenza di politica interna (si avvicinavano le elezioni di mid term) di crearsi il nemico esterno facendo ricorso a una guerra per procura contro l’odiato Putin. L’Europa, senza valutare le conseguenze dirette sull’economia continentale, ha seguito le direttive imposte dalla Casa Bianca precludendosi qualsiasi possibilità di risoluzione del conflitto attraverso la diplomazia. Con la rielezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti al danno si è unita la beffa. La miopia dei leader europei, oltre ad aver subito le conseguenze della crisi energetica, speso diverse decine di miliardi di euro per il sostegno all’Ucraina, si dovrà surrogare agli Usa per la fornitura di armi con ulteriori spese a danno del contribuente europeo. La tesi, sono rimasti in pochi a crederci, e che la difesa dell’Ucraina era ed è funzionale a difendere i valori democratici occidentali che, per “la classe dirigente europea”, erano e sono rappresentati dal nuovo eroe democratico Volodymyr Zelensky.

Tale inaudito comportamento, attuato dalle poche lungimiranti cancellerie europee, ha creato il paradosso che un eventuale accordo tra Putin e Zelensky è oggi solo nelle mani di Donald Trump. Eppure Donald Trump era stato chiaro durante la sua campagna elettorale che non avrebbe continuato a sostenere l’Ucraina per una guerra che lo stesso addebitava a Joe Biden. Sono stati gravi errori di valutazione di una debole classe dirigente europea, non alla altezza, che si è infilata in un cul-de-sac che la costringe a sostituirsi agli Stati Uniti per il dispendioso sostegno alla difesa dell’Ucraina. A rincarare la dose della fallimentare classe politica che governa l’Europa, si registra l’imposizione voluta da Washington di incrementare le spese per la difesa e l’applicazione di dazi doganali. In una democrazia compiuta l’attuale governance europea sarebbe stata spazzata via per manifesta incapacità e incompetenza.


di Antonio Giuseppe Di Natale