martedì 1 luglio 2025
Ci risiamo. Quello che è successo a Istanbul lunedì sera ricorda parecchio ciò che non si può dimenticare e cioè l’assalto avvenuto il 7 gennaio del 2015 a Parigi contro la sede del giornale satiro Charlie Hebdo, dopo la pubblicazione di una vignetta che raffigurava Maometto con una lacrima che diceva “100 frustate se non muori dalle risate”. Furono uccise 12 persone e altre undici rimasero ferite.
Questa volta siamo in Turchia dove il 26 giugno è stata pubblicata dalla rivista satirica Leman (fondata nel 1991, da sempre critica – e irriverente – nei confronti dei conservatori e del partito Akp del presidente Erdogan) una vignetta dove vengono rappresentati Maometto e Mosè sospesi in aria tra una pioggia di proiettili e bombe, sullo sfondo di una città in fiamme (probabilmente Gaza). È bastato il diffondersi della notizia che diverse decine di manifestanti inferociti hanno attaccato un bar frequentato spesso dai dipendenti di Leman, provocando violenti scontri con la polizia.
Nonostante i responsabili della rivista abbiano negato con forza che la vignetta rappresentasse il profeta dell’Islam, la cui rappresentazione è rigorosamente vietata, sei persone sono finite in manette con l’accusa di vilipendio nei confronti dei valori religiosi. Oltre all’autore della vignetta, sono stati arrestati il proprietario della rivista, il direttore editoriale, il direttore della fondazione e due grafici.
Ma gli animi non si sono affatto placati e nella serata sempre di lunedì si è radunato un gruppo di 300 persone al centro di Istanbul che, dopo aver la preghiera della sera sulla centralissima via Istiklal, ha bloccato il passaggio dei tanti turisti che percorrevano la lunga via pedonale e successivamente ha tentato di attaccare il bar conosciuto come punto di ritrovo dei redattori di Leman. La polizia è intervenuta in forze e si è reso necessario l’utilizzo di proiettili di gomma per disperdere gli islamisti inferociti. Ci sono addirittura diversi video condivisi sui social media che hanno mostrato anche alcuni islamisti sfondare la porta dell'edificio che ospita il magazine ed entrare, prima di essere fermati dalla polizia.
Il redattore capo di Leman, Tuncay Akgun, ha assicurato che l’immagine è stata male interpretata e che non si tratta “assolutamente” di una rappresentazione del profeta, “ma di un musulmano ucciso in un bombardamento israeliano”. “Nel mondo ci sono più di 200 milioni di musulmani che si chiamano Mohammed, sarebbe un rischio inutile e stupido” ha detto Akgun.
Ma le scuse non sono bastate e la magistratura ha spiccato i diversi mandati d’arresto con tanto di filmato pubblicato su X dal ministro dell'interno Ali Yerlikaya per elogiare il fermo dell’autore del disegno con gli agenti che lo schiacciano sulla scalinata di un edificio.
Per la serie, la satira viene censurata, la violenza invece viene tollerata.
di Maria Celeste Meschini