Basta porno: il nuovo disordine mondiale

lunedì 30 giugno 2025


Qual è il nuovo “disordine mondiale”? Di certo, il suo aspetto più odioso ha i contenuti online di mille e un link, ad accesso praticamente libero da parte di bambini e adolescenti, minorenni di tutto il mondo, dei principali siti porno mondiali, creature preziose e redditizie di un segmento particolarmente poco edificante dell’industria digitale mondiale che ha il monopolio dei contenuti pornografici. Forse, stavolta è bene dare un’occhiata più da vicino al Report istituzionale 2022/3 del Tribunale di Internet di Pechino (di seguito solo “Tribunale”, al cui rapporto integrale si rimanda specificamente per il grande interesse documentale e scientifico in esso contenuto) in materia di Protezione giudiziale dei minori in Rete, cui è associato il marchio “Sorveglia il futuro”, per la protezione giudiziale minorile sulla Rete e per salvaguardare i diritti e gli interessi degli interessati nello spazio digitale. Minori che, giustamente, come nota in premessa lo stesso rapporto, “rappresentano il futuro del nostro Paese e la speranza di ogni nazione”. Quindi, per il Pcc (Partito comunista cinese), occorre proteggerli e favorire l’instaurazione di solidi legami familiari, valori e tradizioni, elevando gli standard intellettuali e morali degli stessi minori, in modo da evitare una loro eccessiva esposizione a contenuti multimediali a rischio, dovuta alla sempre più rapida evoluzione dell’industria digitale. Chi non lo sottoscriverebbe anche in questo sconsacrato Occidente? L’allarme viene da lontano, fin dagli inizi del terzo decennio di questo secolo, quando nel 2021 si registrò che il 10 per cento della popolazione cinese (qualcosa come 100 milioni di persone) era coinvolto giorno e notte nel mondo virtuale del videogioco online Honor of Kings (la cui prima versione è stata rilasciata nel 2015), in cui alcune figure di eroi tradizionali lottano contro i loro nemici nella corsa all’oro.

L’applicativo, che all’epoca aveva registrato profitti per 7 miliardi di dollari, generò non pochi problemi a causa del comportamento compulsivo dei giocatori, in cui molti di loro presentavano gli stessi sintomi di dipendenza da sostanze dopanti reali, soprattutto nei minori esposti a contenuti grafici impattanti o violenti. Con conseguenze tali da spingere la stampa di regime a etichettare Honor of Kings come un “veleno”, una droga e un oppio spirituale. Titoli di prima pagina dei quotidiani governativi dell’epoca erano dedicati a decessi di persone all’interno di Internet café, dopo intere giornate passate ininterrottamente a giocare. Il regime, quindi, non aveva altra scelta se non quella di adottare uno dei più rigidi regolamenti del mondo per limitare l’utilizzo quotidiano dei videogame, a protezione della salute fisica e mentale dei minori di 18 anni, che da allora in poi potevano stare sui videogiochi soltanto tre ore a settimana, nella fascia oraria che va dalle 20 alle 21 dei giorni di venerdì, sabato e domenica, oltre ai festivi. Ed è così che almeno da un decennio la Cina ha iniziato a esercitare l’autorità del suo potere centrale per limitare i poteri monopolistici dei suoi giganti digitali, come Alibaba, Tencent e Didi, incurante delle loro perdite azionarie, pari a centinaia di miliardi di dollari. Da allora, le Big Tech cinesi hanno subito varie pressioni governative per la messa a punto di sistemi di riconoscimento facciale, che impedissero ai più giovani di aggirare gli usuali sistemi di controllo parentale, attraverso l’uso di account di persone maggiorenni.

Il Tribunale recensisce nel suo rapporto annuale ben 183 milioni di utenti più giovani, di cui il 96,8 per cento ha accesso a internet, ovvero il 23,8 per cento in più di quello di tutti i netizens, pari a 1.032 milioni, il cui tasso di utilizzo di Internet ha toccato il 73 per cento alla fine del 2021. Anche in Cina, le piattaforme social più usate, come Weibo, gruppi WeChat e QQ, si sono mostrate come i luoghi privilegiati dove i minori violavano i diritti della personalità su internet, ricorrendo al cyber bullismo, al revenge porn e così via. Nota il Tribunale come: “In un settore in continuo sviluppo di servizi di Rete sempre più diversificati e di un ampio spettro di questioni ad essi collegato, l’oggetto dei contenziosi e le relazioni giuridiche connesse diventano sempre più complesse, rendendo la protezione minorile più difficoltosa”. Ovviamente, continua il Tribunale, il coinvolgimento eccessivo dei minori nell’intrattenimento e nel consumo online richiede una maggiore guida, a causa delle dipendenze indotte. Questo perché gli interessati sono suscettibili all’influenza di informazioni dannose e non pochi di loro navigano in Rete alla ricerca di contenuti inappropriati, inclusi materiali espliciti, violenti e sanguinari. Inoltre, i minori possono essere influenzati dalle “guerre” online e dalle tattiche impiegate dagli “eserciti di troll”, portandoli a imitare comportamenti negativi online. L’altro grande problema (mondiale) è costituito dal fatto che gli stessi tutori parentali e scolastici mancano della necessaria alfabetizzazione digitale e di consapevolezza legale, avendo una limitata competenza relativa alla Rete, o addirittura mostrano un coinvolgimento eccessivo nell’intrattenimento online, mancando così della capacità di assicurare una guida positiva nell’uso della Rete.

Ad esempio, in molti casi, i tutori non conoscono o non utilizzano le funzionalità di controllo parentale. Ora, poiché i comportamenti giovanili si assomigliano in tutto l’Algoworld, anche la Ue ha deciso di intervenire operativamente attraverso il rilascio a luglio prossimo di una App per la verifica online dei requisiti di età, con l’intento di varare norme più restrittive a carico delle piattaforme online, a protezione dei minori. L’App è un precursore di quella che entrerà in funzione nel 2026 per l’accertamento di identità sul portafoglio digitale, in modo da verificare l’identità dell’utente, senza divulgare i suoi dati personali alle piattaforme utilizzate. Dall’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo, i siti che propongono contenuti pornografici o dannosi avranno l’obbligo legale di accertare l’età degli utenti, anche se il commissario europeo competente ha invitato le piattaforme online a procedere autonomamente, prima di quella data, al fine di disegnare software altamente evoluti, per garantire un elevato livello di sicurezza, di privacy e di tutela nell’accertamento dell’identità dei minori. Tra l’altro Bruxelles intende fare ulteriori passi in avanti per assicurare che gli account dei minori siano per default privati, riducendo i rischi di contatti con estranei e di dipendenza dalle piattaforme. Proviamoci, dunque, noi adulti e decisori, per evitare un nuovo disastro generazionale.


di Maurizio Guaitoli