La Repubblica Islamica utilizzerà Muharram per alimentare il fervore?

mercoledì 25 giugno 2025


Piuttosto che assumersi la responsabilità del disastro che ha causato, Khamenei si equiparerà a Husayn, il più grande martire sciita

Il 21 giugno scorso, il presidente Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti avevano bombardato tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Ishafan. Il presidente è stato saggio a programmare l’attacco in questa data, visto che il mese sacro sciita di Muharram inizia il 26 giugno. Un mese che segna un momento di grande ardore religioso, che la Repubblica Islamica saprà sicuramente sfruttare.

L’ayatollah Ruhollah Khomeini una volta disse: “Sono Muharram e Safar che hanno mantenuto vivo l’Islam”. Muharram e Safar sono i primi due mesi del calendario islamico. In Iran, il regime usa entrambi i mesi per commemorare le figure religiose e per alimentare il fervore religioso e celebrare il martirio.

Gli sciiti fanno risalire la divisione islamica con i sunniti alla successione immediata di Maometto. Essi ritengono che Maometto scelse come suo successore il cugino e genero Ali e che il califfato debba essere ereditario attraverso la linea di Ali. Ma coloro che divennero sunniti scelsero Abu Bakr, un altro collaboratore di Maometto, come califfo. Questa ingiustizia fu mitigata dal fatto che Ali finì per diventare califfo. Gli succedette il figlio maggiore Hassan, che però abdicò nel giro di pochi mesi.

Il fratello di Hassan, Husayn (o Hussein), rivendicò il califfato, provocando la Seconda Fitna [discordia] dell’Islam primitivo. Questa culminò nella battaglia di Karbala, il 10 di Muharram. Le forze omayyadi fedeli al califfo Yazid distrussero l’esercito più debole di Husayn, e uccisero quest’ultimo.

La Repubblica Islamica utilizza questa narrazione storica, con molte inesattezze, per glorificare la resistenza e il martirio. Gli eventi commemorativi iniziano il primo giorno di Muharram di ogni anno (anche se Husayn arrivò a Karbala solo il 2). Raggiungono il culmine il 9 di Muharram e poi durante l’Ashura, il 10 di Muharram, che quest’anno cadono il 5-6 luglio. I teatri di strada rivivono gli eventi, raccontando la crudeltà e la brutalità delle forze del califfato e la resistenza, il coraggio e il sacrificio di Husayn e del suo entourage.

Gli iraniani drappeggiano le città di nero, ma le strade si affollano, soprattutto la sera. Il lutto performativo si protrae per dieci giorni. Dalla televisione alle scuole, lo Stato mobilita risorse per incoraggiare queste processioni.

Il nazri è un impegno verso Dio che, in cambio dell’esaudimento di un desiderio, prevede la distribuzione di cibo ai cittadini durante una festività religiosa. Il 9 di Muharram e durante l’Ashura, la gente si mette in fila per ricevere il nazri. Anche i credenti meno osservanti trovano la loro pietà. Molte donne, che di solito non osservano l’hijab, iniziano a indossarlo correttamente e molti bevitori evitano l’alcol durante i due mesi di lutto. Lo Stato intensifica anche la repressione dei comportamenti non islamici.

Dopo i dieci giorni, città e scuole rimangono per lo più vestite di nero e il periodo di lutto ufficiale continua, ma gli aspetti pubblici e performativi diminuiscono, fino ad Arba'in, che significa quarantesimo. Nell’Islam, il quarantesimo giorno dopo la morte di Husayn segna la fine del periodo di lutto. Arba'in cade il 20 di Safar [14-15 agosto quest’anno], quando le città tornano ad essere in lutto. Il lutto poi continua fino al 28 di Safar, l’anniversario della morte di Maometto, che segna la fine del Muharram e del Safar.

Il commento di Khomeini è eloquente: ciò che ha mantenuto viva la sua versione dell’Islam sono la morte e il lutto, non la vittoria. Quest’anno sarà ancora più speciale, con un’altra guerra persa per gli sciiti.

Durante il Movimento Verde del 2009, i manifestanti organizzarono proteste pubbliche in occasione dell’Ashura, credendo erroneamente che la festa religiosa garantisse loro l’immunità. Si rivelò il giorno più sanguinoso del movimento, con decine di morti e 1.400 arresti.

Senza più pressioni esterne e ferita, la Repubblica Islamica sfrutterà l’occasione per dimostrare di essere ancora al comando. Facendo affidamento sull’entusiasmo per il lutto dei suoi soldati, li sguinzaglierà contro la popolazione per far rispettare brutalmente l’ordine e arrestare chi ha mostrato simpatia per Israele. Il suo apparato propagandistico si concentrerà sulla sofferenza e sulla sopravvivenza, collegando la guerra alla sopravvivenza dello sciismo dopo Muharram. Piuttosto che assumersi la responsabilità del disastro che ha provocato, la Guida Suprema Ali Khamenei si equiparerà a Husayn, il più grande martire sciita

Il tempismo non conta solo in termini di attacchi e tattiche, ma anche di cultura. Una volta finita la guerra, gli iraniani potrebbero riversarsi nelle piazze a protestare contro il regime. Per offrire loro la migliore opportunità, gli Stati Uniti e Israele dovrebbero porre fine alla guerra dopo il picco del periodo di lutto, il 6 luglio, e prima di Arba'in, il 14 agosto, quando il fanatismo raggiungerà di nuovo il culmine.

(*) Tratto dal Middle East Forum

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Shay Khatiri (*)