mercoledì 25 giugno 2025
“Ho chiesto di andare al 5 per cento e oggi lo faranno, è una notizia importante, la Nato sarà molto forte con noi, quando c’era (Joe) Biden era tutto morto”. Con queste parole, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha aperto il vertice dell’Alleanza atlantica a L’Aja, accanto al segretario generale Mark Rutte. Parole che segnano una cesura netta rispetto al passato recente e una nuova fase per la Nato, sempre più modellata secondo i parametri del commander-in-chief statunitense. “Non ne possiamo parlare fino al voto perché a volte succedono cose strane”, ha poi aggiunto Trump, lasciando intendere che l’impegno sui nuovi livelli di spesa dovrà essere consolidato politicamente anche in patria. Il vertice dei 32 leader dell’Alleanza si è aperto ufficialmente nella capitale olandese, con la presenza anche della premier italiana Giorgia Meloni. In serata, è atteso l’incontro bilaterale tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un momento cruciale per il futuro della difesa europea.
A dare forma concreta al nuovo corso è stato il discorso di apertura di Mark Rutte: “Troppo a lungo gli Usa hanno portato il peso maggiore all’interno dell’Alleanza ma tutto questo finisce oggi”. Il segretario generale ha poi illustrato l’accordo raggiunto tra i Paesi membri: “Abbiamo un piano concreto che prevede che tutti gli alleati destinino il 5 per cento del Pil alla difesa. Questa decisione è profondamente radicata nella nostra missione fondamentale ed è necessaria per finanziare i nostri piani di difesa e la nostra preparazione. E garantirà che tutti contribuiscano in modo equo alla nostra sicurezza”. Un messaggio chiaro, quello dell’ex premier olandese, che ha voluto anche sottolineare la piena adesione degli Stati Uniti all’articolo 5 del Trattato Nato, ovvero il principio di difesa collettiva: “È assolutamente chiaro che gli Stati Uniti sono totalmente impegnati nei confronti della Nato e dell’articolo 5. E sì, c’è anche un’aspettativa, che sarà soddisfatta oggi, ovvero che i canadesi e gli europei accelerino la loro spesa, assicurando non solo che siamo in grado di difenderci dai russi e da altri, ma anche di raggiungere la parità. Ed è giusto che spendiamo quanto spendono gli Stati Uniti”. Nel suo intervento Rutte ha affrontato anche le resistenze interne, in particolare quelle legate ai vincoli di bilancio: “I politici devono prendere delle scelte (con bilanci in sofferenza), devono trovare i soldi e questo non è facile. Ma sono certo che ci arriveremo”. E ha minimizzato le frizioni con la Spagna, ritenendo che “non ci sia alternativa” a un rafforzamento dell’impegno difensivo di tutti i membri.
Sulla stessa linea il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha annunciato nuovi target di spesa comuni: “Mi aspetto che oggi prenderemo una decisione congiunta per dotare la Nato di maggiori risorse in futuro con un ulteriore 3,5 per cento e l’1,5 per cento per le infrastrutture delle nostre forze armate” e ha precisato: “Tutto questo avverrà con grande accordo, perché concordiamo sul fatto che la situazione è cambiata e la minaccia riguarda in particolare la Russia, che non minaccia solo l’Ucraina, ma l’intera pace e l’intero ordine politico del nostro continente”. “Voglio chiarire che le decisioni che prendiamo non sono prese per fare un favore a nessuno, ma piuttosto sulla base della nostra consapevolezza, della nostra convinzione che la Nato nel suo complesso, e questo vale soprattutto per la sua componente europea, debba impegnarsi di più nei prossimi anni per garantire la propria capacità di difesa”, ha aggiunto Merz, ponendo l’accento sulla responsabilità collettiva degli alleati.
Infine, anche l’Italia ha ribadito la propria posizione per bocca del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto a margine dei lavori: “Per quanto riguarda l’esercito europeo, è stato il sogno di (Alcide) De Gasperi, e anche il sogno di (Silvio) Berlusconi, ma non è che si può fare l’esercito europeo domani mattina. È un percorso che richiede più di un lustro. Quindi adesso bisogna fare un percorso, questa è la mia visione, che porti a un sempre maggior rafforzamento della collaborazione tra i Paesi europei. Non deve essere un doppione, su questo sono assolutamente d’accordo, della Nato”. Quanto alla posizione spagnola sul riarmo, Tajani ha precisato: “Noi abbiamo detto che non si poteva raggiungere l’obiettivo nei tempi prefissati, e infatti sono stati allungati. E poi l’altro successo italiano è sulla flessibilità. C’è l’obbligo di rispettare l’obiettivo, non le tappe” temporali. “La Spagna dovrà rispettare le regole come tutti, una cosa sono i fatti un’altra le dichiarazioni”.
Nel primo pomeriggio, anche la premier Giorgia Meloni è intervenuta sull’aumento della spesa per la difesa, al termine del vertice Nato. “Sono spese necessarie, ma in una condizione che ci assume di prendere degli impegni secondo cui non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a tutela degli italiani”, ha spiegato la presidente del Consiglio. “Tutti i governi che mi hanno preceduto avevano preso l’impegno di aumentare” il contributo all’Alleanza, ha ricordato la presidente del Consiglio. “Sono risorse che servono a mantenere questa Nazione forte come è sempre stata”, ha sottolineato. “Il fatto che nel testo ci sia il sostegno all’Ucraina, ribadito peraltro da tutti gli attori, è per noi ciò che fa la differenza. Vuol dire che tutti noi continuiamo a sostenere l’Ucraina”, ha aggiunto Meloni.
E infine, sulle spese “ho sentito molti numeri dati dalla stampa e dal Parlamento che mi sembrano molto distanti dalla realtà. Noi abbiamo fatto i nostri calcoli. Un elemento da segnalare è che una parte importante di queste risorse, se siamo bravi, viene usata per rafforzare le imprese italiane e così si crea una politica espansiva, un circolo virtuoso”, ha chiosato la presidente del Consiglio.
di Redazione