mercoledì 25 giugno 2025
Gli sviluppi della guerra tra Israele ed Iran – gli Stati Uniti per ora hanno solo esercitato una azione “finalizzata”, e in queste ore posizioni conciliatorie – stanno delineando profili strategici già noti, ma che con questa crisi si sono conclamati. Infatti, il fattore più evidente che emerge è il netto isolamento dell’Iran a livello internazionale. Il governo degli Ayatollah era già isolato, anche a causa di un regime che mutila le libertà, in particolare quelle delle donne. Ricordiamo le “rivolte del velo” o il taglio plateale dei capelli di molte ragazze iraniane anche a seguito dell’uccisione, il 3 settembre 2022, di Mahsa Amini, assassinata dopo crudeli torture dalla Polizia morale a seguito dell’accusa di indossare in modo scorretto il velo. Poi gli stupri ai danni delle ragazze ribelli alle modalità oppressive del regime, le violenze sui giovani senza distinzione di genere, nonché le sistematiche condanne a morte per chiunque dissente o è sospettato di dissentire. Ricordando che nel 2024 sono state eseguite oltre mille pene capitali e nei primi quattro mesi di questo anno sono state compiute oltre 400 esecuzioni. Ma la Repubblica islamica è isolata anche per le strategie internazionali che la vedono cobelligerante soft a fianco della Russia. Fino a prima dell’attacco israeliano forniva droni a Mosca per la guerra in Ucraina.
Queste caratteristiche stanno portando, forse in modo così evidente per la prima volta, a vedere quanto l’Iran sia isolato a livello internazionale. In questo momento di conclamata crisi la Repubblica islamica ha pochissime opzioni per avere sostegno da Stati alleati. Così se escludiamo i suoi partner non statali come Hamas, la milizia sciita libanese Hezbollah, le milizie sciite irachene, gli Houthi yemeniti, attualmente “bloccati” dagli Stati Uniti pena l’annientamento, quelle siriane sono in crollo numerico e motivazionale, solo pochi Stati e in modo limitato e non radicato “dialogano” con Teheran. Così anche se alcuni Paesi dal “peso specifico” importante allertano il rischio di un’escalation in Medio Oriente, all’atto pratico non si ravvisano sbilanciamenti convinti. Tuttavia, la Cina ha condannato gli attacchi israeliani contro l’Iran e Mosca ha messo in guardia Washington, ma al momento sembra più una posizione teorica che una convinta minaccia.
Ma come è evidente dallo sviluppo della crisi, non risulta che ci siano Nazioni disposte a fornire supporto militare al regime iraniano. Nonostante che l’Iran mantenga buoni rapporti diplomatici con i paesi Brics+ – è entrato nel gruppo da gennaio 2024 – si ritrova comunque senza veri alleati militari. Inoltre, le relazioni all’interno di questa associazione di Stati sono in fase di sviluppo, e la tendenza del “club” è quella di avere una fisonomia geopolitica ed economica, e non è prevista nessuna struttura che possa assomigliare alla Nato.
Ma l’Iran è veramente isolato? Sicuramente il suo isolamento lo si riscontra militarmente, perché ormai è evidente che nemmeno la Corea del Nord, con la sua egocentrica belligeranza, per il momento, sia disponibile ad intervenire a fianco di Teheran. Come nemmeno il Pakistan sembra disposto a fornire via terra armi all’Iran. Dal punto di vista diplomatico è meno isolato almeno per la sua appartenenza al Brics+, ma è noto che questa associazione di Stati è piuttosto un circolo dalle dimensioni planetarie, lungi dall’essere un’alleanza a scopo militare. Molti Paesi insistono affinché la diplomazia freni la crescita del conflitto, compresa la Cina, ma nessuno ha strumenti concreti per opporsi né a Washington, se il presidente statunitense decidesse di intervenire decisamente, né a Israele, che non prevede nessuna interferenza nel suo “progetto esistenziale”. Quindi al momento proprio la determinazione di Donald Trump non permette ad alcun Paese di compiere un passo verso un eventuale appoggio militare all’Iran.
Al momento il governo degli Ayatollah può sperare solo su un supporto diplomatico, e non militare. L’Iran ha venduto armi alla Russia per la guerra contro l’Ucraina, tuttavia in questa fase il supporto russo è esclusivamente diplomatico. Infatti quello che si sta notando è un vero cambiamento di tono da parte della Russia, nonostante le ostentate, da parte iraniana, relazioni forti con Mosca. Inoltre, va osservato che la Russia ha da poco perso la Siria di Bashar al-Assad, e la perdita dell’Iran sarebbe un colpo geostrategico troppo pesante da incassare. Comunque la cobelligeranza soft a fianco della Russia non sarà sufficiente a Teheran per avere un supporto che vada oltre la diplomazia.
Ma Hezbollah potrebbe mostrare solidarietà all’Iran? È certo che il movimento sciita libanese si dissoci dall’appoggiare anche nel futuro l’Iran, in quanto decimato sia dei suoi vertici, sia dei suoi armamenti. Inoltre, il Libano non gli perdonerebbe di riavviare una guerra con il rischio che Israele riprenda seriamente l’invasione del Paese come nel 2024. Hezbollah non ha dimenticato che l’Iran non è intervenuto quando Israele sterminava i suoi vertici. Quindi, è verosimile che Hezbollah non voglia rischiare di essere annichilito definitivamente in una guerra che l’Iran sta perdendo e potrà solo perdere al di là della propaganda di regime alla quale gli iraniani non danno ascolto. L’unico fattore che Teheran potrebbe sfruttare è la non sottomissione alle regole della coerenza da parte di Trump. Infatti, questa modalità del presidente offre grande flessibilità, di cui l’Iran ha decisamente bisogno.
Insomma una battaglia tra la “logica” e la “logica politica”, che si manifesta anche in queste ore dove il “mago” Donald si auto elogia annunciando da avere ottenuto un cessate il fuoco tra Israele ed Iran. Una tregua dai confini estremamente foschi in uno scenario dove la scena finale non è stata ancora scritta.
di Fabio Marco Fabbri