Sciismo sinistro filo iraniano

lunedì 23 giugno 2025


Dove batte il cuore della sinistra progressista mondiale? Viste le sue recenti sortite sulle nostre piazze, qui da noi la sinistra italiana parrebbe guardare con simpatia a chi, come Ali Khamenei e la sua famigerata Repubblica islamica, minaccia di distruggerci da 40 anni a questa parte. Per il resto del mondo libero, invece, è impensabile poter condividere l’idea di chi vuole a ogni costo la pace, senza mai parlare dei nemici giurati di quella pace stessa, come i proxy iraniani dell’Asse della Resistenza e il regime degli ayatollah che li finanzia. Come mai Israele e gli Stati Uniti violano il diritto internazionale e la Russia no, malgrado abbia fatto ricorso all’uso della forza in Georgia (2008), Crimea (2014) e Ucraina (2022)? Mai sentito proteste o assistito alla discesa in piazza della sinistra progressista per bruciare le bandiere iraniane, durante i decenni in cui gli ayatollah hanno potenziato in ogni modo l’arricchimento del loro uranio, per una o più bombe nucleari da utilizzare contro i “piccoli e grandi Satana”, che saremmo poi collettivamente noi occidentali e Israele. Prendiamo il sito di Fordow recentemente colpito dal recente, strabiliante strike dei bombardieri B-2 americani, e chiediamoci se, realisticamente, un Paese che finanzia e sponsorizza il terrorismo a livello mondiale, mentre costruisce un sito atomico a 100 metri di profondità in un rilievo montuoso difficilmente accessibile, lo fa perché intende restare, come sostiene il governo iraniano, nei limiti del 4 per cento di uranio arricchito, necessario per gli usi civili. E questo, quando tutti sanno (vedi Aiea e Onu) come, in realtà, il processo di arricchimento relativo prima del lancio delle bombe Gbu-57 fosse almeno al 60 per cento e, quindi, a un solo passo (per questione di accelerazione) dall’atomica.

Ci si attende ragionevolmente, pertanto, che la sinistra improvvisamente più sciita dell’Imam scomparso ci dica se quanto sta avvenendo riguardi solo Teheran, o anche tutti noi. Perché non sembra che stiamo parlando di un Paese, l’Iran, che vuole andare d’accordo con i suoi vicini, ben sapendo le sue intenzioni di annettersi i luoghi sacri dell’Islam per avere il controllo e la supremazia sulla comunità mondiale dei credenti musulmani. Ed è solo per prendersi Al-Qods che esiste l’Hamas sunnita foraggiato e super armato da Teheran per annientare lo Stato di Israele. Altro problema riguarda la mancanza assoluta di rispetto e considerazione per il popolo iraniano, al quale i suoi governanti non hanno mai chiesto né il parere, né il consenso per finanziare con parecchie centinaia di miliardi di dollari un gigantesco apparato per la produzione della bomba, quando l’Iran ha dalla sua la possibilità di sfruttare fonti energetiche fossili per cent’anni ancora. Il tutto, per di più, associato al mantenimento negli anni di un costosissimo cerchio di fuoco anti israeliano, il famigerato Asse della Resistenza, formato da milizie energivore che, prima del colpo di maglio israeliano, assorbivano per il loro armamento e mantenimento decine di miliardi di dollari all’anno. Per non parlare poi del quotidiano stillicidio attuato con missili di fabbricazione iraniana, lanciati quotidianamente in territorio israeliano dai proxy di Teheran, solo per tenere sotto ricatto l’odiato nemico che, se non avesse avuto un adeguato scudo anti-missile, sarebbe stato costretto già da parecchi anni ad attaccare Libano, Siria, Gaza e Iran (il loro burattinaio), per disinnescare la relativa minaccia.

Come diremmo di un popolo persiano espropriato dei suoi beni e della sua libertà? Che se l’è voluta, sapendo quello che è successo quando le piazze iraniane si sono ribellate? Altra considerazione da sottoporre ai nostri irenisti pacifisti è come si sarebbero atteggiati loro per far fronte a uno scenario drammatico, come quello di un condominio (di Nazioni) che debba vedersela con un vicino armato fino ai denti e che ogni giorno grida ai quattro venti che li vuole sterminare. Che fare, in questo caso? Si aspetta che lo faccia per davvero, o lo si mette rapidamente in condizione di non nuocere? Ora, ultima considerazione: ammesso che l’Iran sciita abbia tutto il diritto di dotarsi dell’atomica, non si potrebbe certo impedire poi a suoi “condominiarabi sunniti di fare lo stesso. Anche perché se avessero avuto coscienza di un Armageddon, come quello di un olocausto nucleare, leader come Menachem Begin e Golda Meir avrebbero fatto la stessa cosa di Benjamin Netanyahu. Donald Trump non ha usato contro Fordow il nucleare tattico, ben sapendo che Vladimir Putin (alleato politico ma “non” militare dell'Iran), eventualmente in difficoltà nella sua guerra convenzionale contro l’Ucraina, potrebbe fare lo stesso ai danni di Kiev e dei suoi alleati occidentali, avvalendosi del precedente americano. Senza poi stare a parlare della determinazione di Pechino a riprendersi Taiwan a tutti i costi! Allora, se all’Iran riesce di andare oltre il khomeinismo, con l’uscita di scena di Khamenei, che cosa possiamo attenderci emerga come una nuova isola vulcanica dall’oceano ribollente della guerra a distanza con Israele?

Per cercare una risposta, sarà meglio riprendere alcuni argomenti già trattati in precedenza, per aggiornarli a questa avvenuta decapitazione per mano israeliana dei “vecchi” dirigenti militari del regime, i più ortodossi e fedeli al credo khomeinista, guardando alla “generazione Z”. Quella cioè che viene da Qom (l’Harvard dei chierici sciiti) e da quelle seconde linee tecnocratiche di persone giovani, che sanno il fatto loro in materia di mercati finanziari e di tecnologia, perché potrebbero costituire quella quinta colonna che non avrà bisogno del nucleare per affermare la propria competenza. Starà a loro, una volta al potere, allentare i freni dottrinari per una maggiore apertura al laicismo e alle scelte individuali. Basterà per questo sia liberalizzare gli accessi alla rete e mettere mano a una nuova Costituzione, che elimini la tirannia della Guida suprema, per una silenziosa ma determinante separazione tra Stato e chiesa; sia ignorare in futuro Israele per fare affari redditizi con il mondo arabo sunnita delle petromonarchie. E noi, europei e occidentali, invece di giocare il ruolo della sprovveduta perpetua, che fa finta di cadere dalle nuvole parlando delle cose del mondo, in modo da peccare in segreto più di ogni altro con la sua bassa cucina di opportunismi e ambiguità, dovremmo entrare da subito in sintonia con la generazione Z iraniana per favorire in ogni modo e nei tempi giusti il regime-change dell’intelligenza e non più del tritolo (o addirittura dell’atomo).


di Maurizio Guaitoli