Disastro aereo dell’Air India: oltre 300 vittime

venerdì 13 giugno 2025


È stato uno dei peggiori disastri aerei di sempre. La giornata di ieri rimarrà per sempre un giorno nero per l’aviazione civile. Alle 13.38 ora locale, il volo AI171 di Air India, un Boeing 787-8 Dreamliner diretto all’aeroporto di Londra Gatwick, si è schiantato pochi minuti dopo il decollo dall’aeroporto internazionale Sardar Vallabhbhai Patel di Ahmedabad. A bordo del velivolo viaggiavano 242 persone: 230 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Secondo Sky New Uk sarebbero 310 i morti totali. Tra i passeggeri si trovava anche l’ex primo ministro del Gujarat, Vijay Rupani. I media locali riportano che un passeggero, seduto al posto 11A, è stato trovato ancora vivo e portato in ospedale. Non sono chiare al momento le sue condizioni, né le prospettive di sopravvivenza. Si tratta del 40enne Vishwash Kumar Ramesh, cittadino britannico d’origini indiane, che era in viaggio con suo fratello e si trovava vicino a una provvidenziale uscita d’emergenza. L’uomo, ferito ma in grado di camminare, è stato portato in condizioni accettabili in ospedale, dove è riuscito a raccontare lo shock d’essersi ritrovato circondato di cadaveri e ha potuto persino telefonare ai familiari a Londra.

L’aereo ha perso contatto con la torre di controllo appena pochi secondi dopo il decollo, quando si trovava a un’altezza di circa 200 metri. Secondo i dati di Flightradar24, il Boeing procedeva a una velocità di 322 chilometri orari quando è scomparso dai radar. Il velivolo ha fatto fatica a guadagnare quota e si è schiantato contro un ostello per medici nell’area residenziale di Meghani Nagar. Il comandante Sumeet Sabharwal, con 8.200 ore di esperienza di volo, e il primo ufficiale Clive Kundar, con 1.100 ore, avevano lanciato una chiamata di emergenza prima che tutte le comunicazioni si interrompessero. Le autorità stanno indagando su un possibile problema meccanico ai flap delle ali o un guasto idraulico che non avrebbe permesso al velivolo di prendere quota normalmente. I passeggeri del volo AI171 provenivano da diverse nazionalità: 169 cittadini indiani, 53 britannici, 7 portoghesi e un canadese.

L’incidente – l’ultimo di una catena maledetta per il colosso americano dell’aeronautica, ma il primo mortale di un Dreamliner, orgoglio della flotta dei moderni velivoli a lunga percorrenza che dal 2011 in poi hanno sostituito i gloriosi Jumbo 747 – è avvenuto a metà giornata. Il gigante dei cieli dell’Air India, contrassegnato dal codice AI171, è decollato in condizioni meteo apparentemente buone da Ahmedabad, la città più popolosa – con i suoi 3 milioni e mezzo di abitanti – dello Stato federato del Gujarat, affacciato sul Mar Arabico, sulla costa centro–occidentale del Subcontinente. Un video amatoriale ha documentato i secondi di terrore che hanno preceduto la fine: il 787 non è riuscito a prendere quota, come se non avesse sufficiente velocità, e neppure a ritrarre il carrello; ha quindi puntato il muso verso l’alto, ma continuando a volare basso fra gli edifici, prima di finire in stallo e precipitare al suolo scomparendo in una palla di fuoco e fumo.

Da Londra è già stata annunciata la partenza di un team che collaborerà a esaminare i dati della scatola nera, i reperti e le stesse immagini video dello schianto. I media dal canto loro già si soffermano su quello che qualcuno chiama “il mistero” del mancato rientro del carello e ipotizzano fra le cause un possibile decollo prematuro: riconducibile sulla carta sia a errori umani, sia a problemi di strumentazione. Non senza evocare qua e là la teoria di un guasto ai due motori o di una perdita di potenza, o ancora citare piloti stando ai quali i flap delle ali sarebbero rimasti fuori posizione.

L’angoscia domina nel frattempo sia la città del Gujarat, sia lo scalo londinese di Gatwick, dove il volo AI171 non è mai atterrato.

Mentre il primo ministro indiano Narendra Modi promette “il massimo sforzo” per accertare la verità su una catastrofe “che spezza il cuore al di là di ogni parola”; il britannico Keir Starmer chiede conto delle “scene devastanti” viste oggi; e i leader di tutto mondo – inclusa Giorgia Meloni – trasmettono messaggi di cordoglio e solidarietà. Messaggi che re Carlo III e la regina Camilla, sovrani del Regno Unito legati da profonde relazioni con l’India, riecheggiano in toni mai così emotivi dicendosi “disperatamente scioccati”. E offrendo “speciali preghiere” per le vittime e le loro famiglie, “di ogni nazionalità”. Anche il presidente cinese Xi Jinping ha inviato messaggi di cordoglio al premier indiano. Intanto, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha confermato che non risultano italiani coinvolti nell’incidente.

Ora una lunga riflessione è inevitabile. Un Boeing Dreamliner dell’Air India si schianta e il colosso dell’aeronautica rivive l’incubo che faticosamente da anni cerca di lasciarsi alle spalle, quello di una nuova profonda crisi che rischia di infliggere un nuovo duro colpo alla sua reputazione. L’incidente del 787 in India sembra quasi una maledizione: dopo le tragedie del 2018 e 2019 con il 737 Max, nelle quali hanno perso la vita oltre 300 persone, ora l’attenzione si accende sul Dreamliner, uno dei suoi velivoli più popolari e il cui nome è stato scelto tramite un concorso pubblico al quale hanno partecipato mezzo milione di persone. Le cause dell’accaduto non sono note e ci vorranno probabilmente mesi per accertarle, ma le speculazioni intanto dilagano. Alcuni puntano i riflettori sui motori dell’aereo prodotti da Ge Aerospace, in calo a Wall Street di oltre il 2 per cento mentre Boeing affonda di quasi il 6 per cento. Pur non avendo mai registrato incidenti mortali da quando è entrato in attività nel 2011, il Dreamliner ha comunque avuto un percorso accidentato. Nel 2013 le autorità aeronautiche ordinarono la messa a terra dell’intera flotta di 787 nel mondo a causa del rischio di incendio associato a guasti alle batteria. Più di recente un ex ingegnere di Boeing ha denunciato problemi alla produzione del Dreamliner, puntando il dito su alcune sezioni della fusoliera che non erano fissate in modo appropriato e potevano rompersi durante il volo dopo anni di utilizzo. Boeing aveva risposto alla denuncia con una serie di test, al termine dei quali aveva ribadito la sua totale fiducia nel velivolo. Al momento i Dreamliner in servizio a livello mondiale sono più di 1.100. Quello caduto in India era stato consegnato nel 2014 e aveva accumulato più di 41mila ore di volo e circa 8mila fra decolli e atterraggi, in media per un velivolo della sua età.  Per Boeing l’incidente piomba nel mezzo degli sforzi per recuperare la sua reputazione dopo gli schianti del 737 Max e il dramma sfiorato del portellone staccatosi in volo nel gennaio del 2024 a bordo di un velivolo operato dall’Alaska Airlines.

Intanto, gli investigatori sono riusciti a recuperare una delle due scatole nere dai rottami dell’aereo della compagnia Air India caduto subito dopo il decollo dalla città indiana di Ahmedabad . Sono in corso le ricerche dell’altra, ha riferito l’Hindustan Times. Tutti i passeggeri, tranne uno, a bordo del volo diretto a Londra sono morti dopo che l’aereo si è schiantato. Il primo ministro indiano Narendra Modi è arrivato ad Ahmedabad, sul luogo dello schianto del Boeing 787 di Air India avvenuto ieri. Il volo 171 della compagnia aerea indiana è precipitato sugli edifici della città indiana nordoccidentale, poco dopo il decollo verso l’aeroporto londinese di Gatwick. Frattanto, un volo Air India partito dall’isola thailandese di Phuket e diretto a Nuova Delhi è stato costretto a compiere un atterraggio di emergenza poco dopo il decollo a causa di un allarme bomba. È quanto riporta Bbc News, secondo cui il pilota ha allertato il controllo del traffico aereo dopo il ritrovamento di un messaggio a bordo del velivolo. L’aereo, un Airbus A320 con 156 passeggeri, è atterrato in sicurezza a Phuket dopo aver effettuato numerosi giri sopra il Mare delle Andamane.


di Antonello Virgili