martedì 27 maggio 2025
L’altro giorno un evento trascurato dai più, considerato con indifferenza, come cosa normale. Ma normale non è: un gruppo di palestinesi ha trovato il coraggio di protestare, a Gaza, contro Hamas. Certo, si può obiettare: nelle stesse ore a migliaia muoiono, sono dilaniati dalle bombe d’Israele, i civili patiscono fame e sete, malattie, c’è strage di bambini. Straziano il cuore le immagini che arrivano da Gaza, si è preda di foschi pensieri, per il senso di impotenza di fronte a questa immane tragedia.
Eppure qualcosa si può, si deve fare. Per esempio ricordare che tutto nasce dall’eccidio del 7 ottobre 2023: sono i frutti amarissimi di una “semina” ordita, voluta, da Hamas, che è disinteressata alla sorte dei palestinesi (li usa cinicamente come scudi umani); non vuole coesistenza e men che meno “due popoli, due Stati”, vuole solo e semplicemente lo sterminio degli ebrei e la cancellazione d’Israele. Sulla reazione del governo di Benjamin Netanyahu e su quello che ha fatto, fa, si prepara a fare, possiamo pensare di tutto e di più. Il fatto che Netanyahu, come dicono tanti, pensi solo e unicamente alla sua sopravvivenza politica, non sposta di un’oncia il fatto he tutto quello che è accaduto non ci sarebbe stato senza il 7 ottobre; se gli ostaggi rapiti venissero liberati; se i palestinesi non fossero vittime dei terroristi di Hamas.
Un giustamente inorridito (ripeto: giustamente) Walter Veltroni invoca grandi manifestazioni popolari perché cessi quello che accade a Gaza. Giusto. Mobilitiamoci tutti, nelle piazze di cento città. Purché la parola d’ordine non sia, come spesso accade: “From the river to the sea” (cioè, sotteso: cancelliamo Israele). Piuttosto sia: liberiamo i palestinesi dalla dittatura di Hamas. E quando accade che i palestinesi, a rischio della loro vita, manifestano a Gaza contro Hamas, sosteniamoli in ogni modo possibile, gridiamolo che siamo al loro fianco, solidali con la loro lotta di libertà e liberazione.
di Valter Vecellio