lunedì 26 maggio 2025
I percorsi ufficiali della diplomazia internazionale, spesso rappresentata da personaggi dal profilo modesto, sono affiancati da operazioni dalla fisionomia occulta, dove albergano trame e complotti che rasentano livelli di sofisticatezza tutt’altro che modesti. Non indugiando sulle carriere politiche che spesso ex agenti segreti percorrono una volta lasciato il ruolo di spia, anche se un agente rimane tale a vita, ricordo solo la carriera di Vladimir Putin, considerato un “mediocre agente del Kgb”, il quale grazie ai suoi trascorsi nell’agenzia è riuscito a conquistare il potere assoluto e restarci, per ora, per un quarto di secolo. Così nella Londra dalle infinite etnie e dai numerosi labirinti relazionali, il 17 maggio la polizia londinese che si occupa di antiterrorismo ha comunicato di avere arrestato tre cittadini iraniani residenti nel Regno Unito, con l’accusa di avere operato, dall’agosto 2024 e febbraio 2025, in attività di spionaggio a favore del governo degli Ayatollah. In particolare gli arrestati dovranno spiegare la motivazione per cui hanno fatto ricognizioni e sorveglianza su un cittadino londinese, non specificando l’origine, ma tuttavia nota, con l’intenzione di eliminarlo. L’indagine è condotta dagli agenti del Comando antiterrorismo della Metropolitan Police, e venerdì 16 maggio il Crown Prosecution Service, Cps, organo autonomo, ha avallato le accuse contro i tre uomini.
I tre iraniani sono stati arrestati il 3 maggio, detenuti ai sensi dell’articolo 27 del Nsa, National Security Act del 2023. Inoltre la detenzione è stata prolungata in funzione dell’indagine che è svolta nel quadro dell’antiterrorismo. Il capo dell’antiterrorismo della Metropolitan Police, Dominic Murphy, ha fatto presente che le accuse a carico dei tre “agenti” iraniani sono estremamente gravi, e sono emerse dopo una complessa indagine che sta portando a ulteriori sviluppi. Il 9 maggio nell’ambito delle medesime indagini è stato arrestato un altro iraniano che dopo una settima di detenzione è stato liberato. Intanto i tre iraniani sono in custodia cautelare; la prima udienza davanti alla Westminster Magistrates’ Court, si è svolta il 17 maggio, la prossima si svolgerà il 6 giugno. Ma quale è lo scenario che si sta delineando su questa vicenda, e chi sono i destinatari delle attenzioni iraniane? Intanto sappiamo che il mandante è il governo di Teheran, tanto è che da tempo i giornalisti che lavorano per organi di informazione in lingua iraniana, come Bbc Persian o Iran International, o quelli di origine iraniana, sono soggetti a minacce che sfociano spesso in aggressioni. Infatti, fonte Bbc, i tre iraniani stavano progettando anche di “colpire” i giornalisti di Iran International, canale televisivo con sede a Londra e classificato da Teheran come “organizzazione terroristica”. Inoltre, dall’inizio del 2022 il controspionaggio britannico ha sventato oltre venti atti terroristici sostenuti dall’Iran che avrebbero avuto effetti letali per i cittadini britannici. I tre iraniani detenuti in custodia cautelare residenti a Londra, con età compresa tra 39 e 55 anni sono: Mostafa Sepahvand, Farhad Javadi Manesh e Shapoor Qalehali Khani Noori; tutti sono arrivati sul suolo britannico in modo clandestino tra il 2016 e il 2022. Ma tali operazioni hanno complessità e articolazioni che solo approfondite indagini possono intercettare, infatti dietro alle accuse per eventuali “regolamenti di conti” verso giornalisti iraniani dissidenti, si cela un più imponente piano strutturato per colpire Israele.
Infatti L’indagine riguarda un progetto per colpire un sito specifico, che secondo varie fonti, anche media britannici, sarebbe l’ambasciata israeliana a Londra. Per ora Teheran respinge tali accuse ed esclude anche il coinvolgimento dei servizi segreti iraniani in tale operazione; tanto è che il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si è reso disponibile ad impegnarsi per far luce su quanto accaduto. Comunque che la questione è giunta a un punto critico lo dimostra il Governo londinese che dagli inizi di marzo ha annunciato di avere posto i servizi segreti e le Guardie Rivoluzionarie dell’Iran al secondo livello del First, Foreign Influence Registration Scheme. Il First è un sistema a due livelli che rafforza la resistenza del sistema politico del Regno Unito contro le influenze occulte provenienti dall’estero; in pratica controlla le attività di alcune nazioni o entità straniere che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Naturalmente tutto il sistema di controllo sull’antiterrorismo si inquadra all’interno dell’attività del Sis, ovvero Secret Intelligence Service, meglio noto come MI6, che opera in segreto in tutto il mondo tramite azioni di spionaggio supportate da una tecnologia estremamente sofisticata, ed è l’agenzia di intelligence estera del Regno Unito. Il Sis ha la missione di assumere informazioni in altre nazioni per proteggere la sicurezza del Paese.
Più recentemente il Governo londinese ha adottato misure di controllo invasive per tutte le persone che lavorano per la Russia nel Regno Unito, le quali hanno l’obbligo di registrarsi entro l’estate, pena l’arresto. Quindi un contesto dove i servizi di intelligence londinesi, anche alla luce di quanto accaduto ai due dipendenti del dipartimento politico dell’ambasciata di Israele a Washington, uccisi mercoledì all’uscita del Capital Jewish Museum, dovranno particolarmente monitorare quel tentacolare sistema di complotti sia di matrice islamica, che collocabili nel contesto geostrategico globale, che minacciano sistematicamente ogni luogo dove la presenza ebraica è palese o dove sono riscontrabili azioni di peso geopolitico. Il tutto nel complesso e occulto scenario dove si magnificano spionaggio e controspionaggio.
di Fabio Marco Fabbri