giovedì 15 maggio 2025
Dopo il cessate il fuoco di ieri sera, sono arrivate le proteste. Il premier libico Abdelhamid Dbeibah non tiene più il polso del Paese, e dopo i violenti scontri tra esercito regolare e varie milizie armate avvenuti dal 12 maggio fino a ieri sera, quando è stata annunciata la tregua dal Ministero della Difesa, sono iniziate le proteste davanti alla residenza del presidente del Consiglio. E poi, la decisione di Dbeibah di sciogliere solo una delle milizie che in teoria facevano capo al Governo ma erano indipendenti de facto, ovvero la Forza di deterrenza Radaa, ha accentuato ancor di più il malcontento dei libici. Che, per la prima volta dopo tanto tempo, si sono ritrovati la guerriglia sotto casa, soprattutto nella capitale Tripoli. Ma gli scontri, conclusi in teoria ieri dal cessate il fuoco, non finiscono.
Un ingente numero di manifestanti, soprattutto giovani e studenti, si sono riuniti stamattina sotto casa di Abdelhamid Dbeibah per chiederne le dimissioni, dopo che il premier non è riuscito né a prevenire tantomeno ad arginare in tempi brevi le violenze avvenute in alcuni quartieri residenziali della Capitale. Di tutta risposta, le forze di sicurezza libiche del governo di unità nazionale avrebbero aperto il fuoco sui dimostranti. Scene simili sono avvenute davanti alla sede dell’ex Apparato di supporto alla stabilità, occupata dopo l’uccisione del torturatore Abdel Ghani al-Kikli dalla Brigata 444 ad Abu Slim. Gli spari sono stati riportati da media e attivisti locali, secondo i quali erano diverse centinaia i giovani che stavano manifestando nella capitale libica dove da ieri è entrato in vigore il cessate il fuoco dopo gli scontri tra milizie rivali dei giorni scorsi.
Nel frattempo, la Farnesina ha avviato le procedure per un’evacuazione volontaria dei cittadini italiani ancora presenti nel Paese. “Io credo che entro stasera tutti coloro che intendono rientrare in Italia dalla Libia lo faranno. La partenza è prevista dall’aeroporto di Misurata perché quello di Tripoli è ancora chiuso. Stiamo lavorando appunto per garantire la massima sicurezza nell’incolumità dei nostri concittadini e nei colloqui che sono stati fatti dai nostri rappresentanti diplomatici a Tripoli non c’è alcuna intenzione di colpire in nessun modo i cittadini italiani. Quindi direi che possiamo essere ottimisti su tutto quanto riguarda la situazione dei nostri connazionali”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del vertice Nato in Turchia.
Anche le ambasciate occidentali presenti in Libia – tra cui quelle di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti – hanno espresso in una nota congiunta “profonda preoccupazione per le recenti violenze a Tripoli, invitano le autorità ad adottare tutte le misure per proteggere i civili e sollecitano che la calma venga immediatamente ripristinata nell’interesse di tutti i libici”. Nel comunicato, diffuso attraverso i canali ufficiali, le diplomazie europee e statunitensi “accolgono con favore le notizie secondo cui le parti libiche hanno raggiunto un accordo su un cessate il fuoco e sollecitano che venga pienamente e incondizionatamente rispettato”.
di Zaccaria Trevi