lunedì 12 maggio 2025
Un primo passo verso la distensione. Stati Uniti e Cina si sono venuti incontro per la prima volta, nel lungo braccio di ferro commerciale che dalla rielezione di Donald Trump agita i mercati globali. Al termine di una maratona negoziale durata due giorni, ospitata nella residenza dell’ambasciatore svizzero alle Nazioni unite a Ginevra, le delegazioni di Washington e Pechino hanno annunciato un’intesa preliminare sui dazi, fondata sull’istituzione di un “meccanismo di consultazione” permanente. A guidarlo saranno He Lifeng, vice premier cinese, e gli statunitensi Scott Bessent (titolare del Tesoro) e Jamieson Greer. Durante la conferenza stampa conclusiva, Bessent ha chiarito i termini dell’accordo. “Abbiamo raggiunto un accordo per una pausa di 90 giorni”, ha dichiarato, precisando che in questo lasso di tempo saranno ridotte in modo significativo le aliquote tariffarie. Nello specifico, gli Stati Uniti effettueranno un taglio del 24 per cento sulle aliquote aggiuntive ad valorem imposte sui beni cinesi – comprese le merci originarie di Hong Kong e Macao – a seguito dell’ordine esecutivo 14.257 del 2 aprile firmato da Donald Trump, mantenendo in vigore una quota residua del 10 per cento. Verranno inoltre rimosse le tariffe introdotte con le ordinanze successive dell’8 e 9 aprile (numero 14.259 e numero 14.266).
Speculare la risposta di Pechino. Le autorità cinesi hanno confermato un taglio analogo sulle importazioni statunitensi, portando l’aliquota complessiva al 10 per cento, come previsto dall’annuncio doganale numero 4 del 2025. La misura prevede la “sospensione di 24 punti percentuali di tale aliquota per un periodo iniziale di 90 giorni” e la rimozione delle tariffe introdotte dai successivi annunci numero 5 e numero 6. Il governo cinese ha inoltre garantito che adotterà “tutte le misure amministrative necessarie per sospendere o revocare le contromisure non tariffarie adottate nei confronti degli Stati Uniti dal 2 aprile 2025”. Sia Bessent che il presidente Trump hanno definito l’intesa come un segnale di “sostanziali progressi”, con quest’ultimo che ha parlato di “un reset totale negoziato in modo amichevole, ma costruttivo”. A lasciar intravedere una svolta, pur con prudenza, è stato anche Jamieson Greer, rappresentante al Commercio, che ha evocato la possibilità di “un’intesa”, sebbene senza entrare nei dettagli. Poco dopo, la Casa Bianca ha diffuso una nota ufficiale dal titolo: “Gli Stati Uniti annunciano un accordo commerciale con la Cina”, rilanciando le dichiarazioni di Bessent e Greer. Pechino ha confermato la lettura americana attraverso le parole di He Lifeng, che ha sottolineato la volontà di instaurare un “meccanismo di consultazione” per garantire scambi “regolari e irregolari relativi alle questioni commerciali”. Le sue dichiarazioni rappresentano il primo commento ufficiale del governo cinese sull’esito degli incontri a Ginevra.
Durante il vertice, il tono delle delegazioni non è stato sempre conciliante. L’assistente del ministro degli Esteri cinese, Miao Deyu, ha ribadito che l’approccio statunitense “sacrifica gli interessi legittimi dei Paesi di tutto il mondo a favore degli interessi egemonici”, ricordando che la Cina “si oppone all’imposizione dei dazi reciproci e ha adottato energiche misure legali per contrastarli con fermezza”, con l’obiettivo di difendere “con fermezza” i propri interessi di sviluppo e di sostenere “l’equità e la giustizia internazionali, e l’ordine commerciale internazionale”. L’accordo, seppur ancora in fase embrionale, è ora sotto la lente di analisti e osservatori, che cercano di valutare la portata reale dei contenuti negoziati, al di là della retorica diplomatica. La domanda che si pongono è se questa tregua tariffaria possa davvero disinnescare un conflitto commerciale dai potenziali effetti sistemici sull’economia globale.
Intanto, i mercati sembrano aver accolto con favore il segnale di apertura. Le borse europee hanno registrato un’accelerazione nelle prime ore della giornata, spinte proprio dalla notizia dell’intesa sui dazi. Gli investitori, stamane, erano già in cerca di segnali positivi sul fronte russo-ucraino. Milano guida i rialzi con un +2 per cento, seguita da Francoforte (+1,63 per cento) e Parigi (+1,39 per cento). Gli acquisti si concentrano nei comparti più ciclici: lusso, tecnologia, energia – spinta dal rincaro del greggio – e automotive. Restano indietro i settori tradizionalmente difensivi, come utilities e farmaceutico. Sul fronte valutario, l’euro è leggermente arretrato rispetto al dollaro, mentre gli operatori aspettano di capire se l’intesa Usa-Cina rappresenti l’inizio di una vera de-escalation commerciale.
di Eugenio Vittorio