martedì 6 maggio 2025
E se fosse per questo che hanno inventato la radio? Il blackout spagnolo, le cui cause ancora misteriose alimentano versioni (tutt’altro che peregrine) di moderato complottismo istituzionale (“non escludiamo il cyber attacco”, ha ammesso il ministro della transizione ecologica Sara Aagesen), ha riacceso l’interesse (necessario) per strumenti che sembravano definitivamente superati. Quando il problema è globale, i vecchi metodi non tradiscono mai. Gli spagnoli a corto di corrente, che significa soprattutto zero internet, hanno riscoperto quanto sia importante restare incollati a un apparecchio radio, per riconnettersi con il mondo. Già, proprio come in tempo di guerra. E infatti bazar, negozi e ferramenta sono stati presi d’assalto per chi non ha voluto, o potuto, approfittare del silenzio e del buio, per acquistare radio.
La domanda di apparecchi radiofonici è aumentata quasi del 200 per cento alle 20 di lunedì 28 aprile, proprio mentre la corrente stava iniziando a tornare in diverse zone della Spagna. L’impennata della domanda ha avuto un impatto diretto sui prezzi. Secondo un’analisi del quotidiano economico El Mundo sui modelli di radio più venduti su Amazon il 28 aprile, i prezzi sono aumentati tra il 15,8 e il 63,6 per cento in meno di 24 ore. Nello specifico, la mini-radio più venduta, la Bc-r119, è salita da 9,59 euro prima del blackout a 15,69 la sera del 28, con quasi il 100 per cento di alimentazione elettrica ripristinata. Anche il modello Xhdata D220, ormai esaurito, è salito da 15,98 a 20,98 euro nel giro di poche ore. Il picco si è verificato esattamente alle 20. Molti spagnoli, secondo le testimonianze raccolte dal giornale, hanno cominciato ad acquistare piccole radio a batteria da 15 euro quando si è iniziato a parlare del kit di sopravvivenza dell’Ue. È bastato questo per far aumentare i prezzi delle radio di 2-3 euro. Ma, oltre a questi apparecchi, nelle ore successive al ritorno della corrente elettrica, anche altri articoli che fanno parte del cosiddetto kit di sopravvivenza hanno registrato una forte richiesta.
La Federazione dei rivenditori di elettrodomestici (Fece) segnala che “radio portatili, torce elettriche, batterie e fornelli a gas sono andati esauriti in molti negozi già a metà pomeriggio. In poche ore, è stato venduto l’equivalente di quanto normalmente si vende in un mese”. Si sottolinea, inoltre, che “in molte attività commerciali, di fronte all’impossibilità di utilizzare i terminali Pos a causa dell’interruzione di corrente, i professionisti hanno optato per l’utilizzo del credito o della registrazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la fiducia e la vicinanza che caratterizzano questo modello di commercio”. Anche gli acquisti online sono aumentati in modo significativo quando è stata ripristinata la corrente elettrica nelle case. Secondo i dati di Idealo, le ricerche di generatori di energia elettrica sono aumentate di 7 volte, registrando una crescita del 639 per cento in un solo giorno. Allo stesso modo, i fornelli a gas da campeggio hanno registrato un aumento del 547 per cento, il che equivale a moltiplicare per 6 il loro fabbisogno giornaliero. L’interesse per i pannelli fotovoltaici è aumentato vertiginosamente, con un aumento del 400 per cento delle ricerche da lunedì, a dimostrazione della preoccupazione dei cittadini per le fonti di energia alternative.
Le cause del blackout, si accennava, rimangano sconosciute. Gli esperti concordano su un fatto fondamentale per comprendere il sistema elettrico spagnolo e la sua vulnerabilità: lo status spagnolo di isola elettrica. Questo concetto, che ha iniziato ad acquisire popolarità con la crisi dei prezzi dell’energia del 2021 e la crisi del gas del 2022 dovuta alla guerra in Ucraina, fa riferimento alla particolare posizione geografica della Spagna e ai suoi limitati collegamenti con altri Paesi. La penisola iberica è, di fatto, isolata dal resto dell’Europa dai Pirenei e quindi, a differenza di altri Paesi dell’Europa centrale, i collegamenti elettrici internazionali sono minimi. Spagna e Portogallo formano un mercato unico e hanno molti punti di collegamento, ma il problema risiede nell’attraversamento della catena montuosa che le separa dalla Francia. Nonostante ci sia un collegamento con il Marocco, il principale partner energetico della Spagna è la Francia, con la quale condivide l’elettricità solo per mezzo di 4 collegamenti aerei (cavi ad alta tensione) attraverso i Pirenei, 2 principali e 2 alternativi, secondo l’operatore francese Rte. Esiste poi anche un solo collegamento sotterraneo con la Francia, la linea Baixas-Santa Llogaia, sul lato catalano del confine. Si tratta dell’ultimo progetto ad essere stato lanciato, la cui operatività commerciale è iniziata alla fine del 2015, raddoppiando la capacità di scambio di energia elettrica tra i due Paesi da 1.400 Mw a 2.800 Mw, una capacità in grado di alimentare quasi 3 milioni di abitazioni, secondo quanto riportato sul sito web dell’operatore spagnolo Red Eléctrica. Ciò nonostante, osservano gli analisti, il grado di interconnessione spagnolo resta al di sotto degli obiettivi Ue del 10 e del 15 per cento, rispettivamente per il 2020 e il 2030. Nello specifico, la quota con la Francia si attesta intorno al 5 per cento, ben lontana dalle soglie richieste da Bruxelles. Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima spagnolo (Pniec), approvato nel 2021 e rivisto nel 2024, ha proposto di aumentare la capacità di scambio con il Portogallo a 3.000 Mw e con la Francia a 8.000 Mw, con 3 nuove interconnessioni elettriche . Ciò sarà possibile grazie al primo collegamento sottomarino nel Golfo di Biscaglia, tra Gatika (Spagna) e Cubnezais (Francia), nonché ad altri due progetti attraverso i Pirenei (Navarra-Landes e Aragona-Marsillon). Il solo cavo del Golfo di Biscaglia consentirà la trasmissione di circa 5.000 Mw, vale a dire la possibilità di un supporto reciproco in 5 milioni di case, fa sapere Inelfe, la joint venture creata da operatori francesi e spagnoli per sviluppare progetti comuni. Il Pniec (Piano Nazionale della Regione del Bacino) prevede questa interconnessione lunga 400 chilometri, di cui circa 100 chilometri sottomarini, per un costo stimato di circa 2,4 miliardi di euro. Tuttavia, il progetto ha una storia di ritardi. Nel 2013 è stato designato dall’Ue come progetto di interesse comunitario (Pic), il che consente investimenti e autorizzazioni più rapidi, ma secondo l’impresa che segue il progetto Inelfe (Interconexión Eléctrica Francia-España) non sarà operativo prima del 2027 o 2028. I governi spagnolo e francese hanno tentato di coordinarsi sulle future infrastrutture energetiche in un incontro a Parigi, ma senza alcun progresso concreto.
di Pierpaolo Arzilla