Israele-Gaza: la vigilia dell’invasione?

martedì 6 maggio 2025


In Medio Oriente c’è aria di attesa. La giornata di ieri è stata un botta e risposta tra Benjamin Netanyahu, che ha annunciato l’espansione dell’offensiva nella Striscia di Gaza – che avrebbe comportato lo sfollamento della “maggior parte” dei palestinesi – e il capo di Stato maggiore Eyal Zamir che ha messo in guardia sulla possibilità di perdere gli ostaggi in questo modo. E poi, le famiglie dei rapiti che hanno protestato davanti alla Knesset chiedendo ai riservisti di non combattere, per provare a salvare gli ultimi israeliani rimasti nelle grinfie dei terroristi di Hamas. E comunque, nulla succederà finché il presidente degli Stati Uniti non sarà lontano dal Medio Oriente. Donald Trump visiterà settimana prossima diversi Stati della regione, e ha affermato che dopo la grande invasione programmata dallo Stato ebraico, gli Usa aiuteranno Gerusalemme a veicolare un po’ di aiuti umanitari a Gaza. Perché Hamas “tratta molto male” i palestinesi, ha ricordato il tycoon.

Mentre si prepara, a tutti gli effetti, l’invasione, l’aeronautica israeliana vola e colpisce. In Libano e nello Yemen – qui, secondo fonti dello Stato ebraico, insieme agli Stati Uniti – le Forze di difesa avrebbero colpito obiettivi di Hezbollah nella zona del villaggio di Janta, nella regione della Beqāʿ, nell’est del Libano, vicino al confine con la Siria, in parallelo all’operazione condotta contro gli Houthi. Ieri sera, difatti, l’esercito israeliano ha effettuato attacchi aerei in Yemen, in risposta all’attacco missilistico degli Houthi di domenica all’aeroporto di Tel Aviv. Secondo l’Idf, gli attacchi condotti dai caccia dell’aeronautica militare israeliana hanno preso di mira le infrastrutture degli Houthi lungo la costa dello Yemen, tra cui il porto di Hodeida e una fabbrica di cemento nei pressi della vicina città di Bajil, a circa 2.000 chilometri da Israele. Le forze di difesa hanno sottolineato che il porto di Hodeidah sarebbe utilizzato dagli Houthi “per il trasferimento di armi iraniane, equipaggiamento militare e altri scopi terroristici”.

La fabbrica di cemento di Bajil “rappresenta un’importante risorsa economica per il regime terroristico degli Houthi ed è utilizzata per costruire tunnel e infrastrutture militari”, ha avverato un portavoce dell’esercito, specificando come gli attacchi “rappresentano un duro colpo per l’economia del regime e per il suo rafforzamento militare”. Quello condotto insieme agli Usa, è il primo attacco contro lo Yemen da parte delle forze israeliane da gennaio scorso. In realtà, “l’inattività” dell’Idf verso gli Houthi ha lasciato maggior spazio di manovra all’esercito a stelle e strisce, che sta conducendo una dura campagna contro l’alleato di Teheran.

E proprio l’Iran ha prontamente risposto a queste ultime minacce poste da Benjamin Netanyahu e Donald Trump, spiegando che il Paese “difenderà la sua sovranità e integrità territoriale da qualsiasi minaccia o uso della forza e darà una risposta rapida, proporzionata e legittima a qualsiasi atto di avventurismo da parte degli Stati Uniti o del suo rappresentante, il regime israeliano”. L’ambasciatore permanente dell’Iran alle Nazioni unite, Saeed Iravani, si è così espresso in una lettera al segretario generale dell’Onu e al presidente del Consiglio di sicurezza nella tarda serata di ieri.


di Eugenio Vittorio