giovedì 24 aprile 2025
Segnali di disgelo, ma la Cina smentisce i contatti diretti. Per Donald Trump le delegazioni dei due Paesi sarebbero parlando da giorni, tutti i giorni. Per Pechino non è così. La Cina ha infatti respinto in maniera categorica l’ipotesi di negoziati in corso con il nemico a stelle e strisce sulla questione dei dazi commerciali, bollando come “informazioni false” le recenti dichiarazioni rilasciate dal tycoon ed esponenti dell’Amministrazione Trump. In risposta a quanto riportato da Washington circa presunti progressi nelle trattative e l’avvicinarsi di un accordo, Pechino sta facendo orecchie da mercante. “Per quanto a mia conoscenza, Cina e Stati Uniti non si sono consultati né hanno negoziati sulla questione dei dazi, né tantomeno hanno raggiunto un accordo”, ha affermato il portavoce del Ministero degli Esteri Guo Jiakun, citato dai media del Dragone. Il diplomatico ha aggiunto che la Cina resta aperta al confronto, purché avvenga su basi eque e rispettose: “Combatteremo, se necessario. Le nostre porte sono aperte, se gli Stati Uniti vogliono parlare. Dialogo e negoziazioni devono essere paritari, rispettosi e reciproci”.
Chiaramente, la Repubblica popolare cinese vuole mantenere “la barra dritta” dopo l’inasprimento dei dazi da parte degli Usa, che avrebbero scatenato le tensioni. “È stato avviato dagli Stati Uniti e, se gli Stati Uniti vogliono davvero risolvere il problema, dovrebbero dare ascolto alle voci razionali della comunità internazionale e delle parti interessate”, ha precisato Guo. Anche il Ministero del Commercio, tramite il portavoce He Yadong, ha ribadito la posizione ufficiale nel consueto briefing settimanale: gli Stati Uniti, ha detto, “dovrebbero annullare completamente tutte le misure tariffarie unilaterali contro la Cina e trovare un modo per risolvere le divergenze attraverso un dialogo paritario”. Le affermazioni giungono in risposta diretta alle recenti dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump, secondo il quale i dazi sui prodotti cinesi sarebbero “molto elevati” ma destinati a calare “sostanzialmente”, e a quelle del segretario al Tesoro Scott Bessent, che ha parlato di una de-escalation della guerra tariffaria. He ha replicato con un proverbio cinese carico di significato diplomatico: “Chi ha legato la campana deve slegarla”.
Mercoledì, Trump aveva assicurato ai giornalisti che gli Stati Uniti avrebbero presto raggiunto un “accordo equo con la Cina”, sostenendo, alla domanda su eventuali colloqui in corso con Pechino, che “tutto è attivo” e, sollecitato sulla frequenza dei contatti, aveva risposto secco: “Ogni giorno”. Una versione smentita da He Yadong con queste parole: “In qualità di dipartimento competente per le relazioni economiche e commerciali estere, vorrei sottolineare che attualmente non ci sono negoziati economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti”. Di conseguenza, ha concluso, “qualsiasi affermazione sui progressi dei negoziati economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti è infondata e priva di fondamento fattuale”.
Intanto, sempre nella giornata di mercoledì, il Ministero del Commercio ha convocato a Pechino un incontro con oltre 80 aziende e Camere di commercio straniere operanti in Cina, focalizzandosi sulle ripercussioni dei dazi statunitensi sulle attività imprenditoriali estere nel Paese. A presiedere la riunione è stato Ling Ji, viceministro del Commercio e vice rappresentante per il commercio internazionale, che ha duramente criticato la linea di Washington: “Le recenti azioni unilaterali e intimidatorie degli Stati Uniti minano gravemente il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole e il relativo ordine economico internazionale”. Ling ha inoltre denunciato l’impatto globale di tali politiche: esse spezzano “le catene industriali e di approvvigionamento globali e danneggiano le imprese di tutto il mondo, comprese quelle cinesi”. E la Cina si dice pronta a reagire: per tutelare i propri interessi e difendere l’equità internazionale, Pechino “adotterà con fermezza delle contromisure”, ha dichiarato il viceministro nel briefing alle imprese.
Infine, Ling ha rivolto un appello alle imprese straniere affinché mantengano la fiducia, trasformando le difficoltà attuali in occasioni di adattamento e cooperazione: “Le imprese straniere devono esprimere le proprie preoccupazioni in modo razionale, mantenere la fiducia, superare le difficoltà e trasformare le sfide in opportunità nella lotta collettiva contro l’unilateralismo e il protezionismo”. La Cina, ha concluso il Ministero, “continuerà a perseguire un’apertura ad alto livello, a proteggere i diritti e gli interessi legittimi delle imprese a capitale straniero e ad adottare misure più proattive per affrontare le loro sfide operative”.
di Eugenio Vittorio