giovedì 27 marzo 2025
Il jihad islamico, la guerra santa, che ebbe inizio nel VII secolo e che guidò l’espansione dell’Impero islamico arabo e poi ottomano, continua ancora oggi senza sosta. L’espansione del potere occidentale nel XIX e nel XX secolo nel mondo islamico ha dato l’impressione che le zanne del jihad fossero state estratte, ma la ritirata dell’Occidente nel secondo dopoguerra e la perdita di fiducia tra i Paesi dell’Europa occidentale, proseguita a oltranza nel secolo in corso, hanno causato una recrudescenza dell’espansione jihadista.
Le zone dove la recrudescenza è più evidente sono quelle in cui è avvenuta principalmente ricorrendo alla violenza, con rapimenti, decapitazioni, incendi dolosi e roghi di “infedeli”, un’ampia gamma di atrocità che sono crimini contro l’umanità. Ciò è stato più palese nell’Asia sudoccidentale e meridionale e nell’Africa occidentale, centrale e orientale. Ma in Europa il modus operandi è diverso: si tratta di jihad dell’immigrazione. È qui che i musulmani si riversano, legalmente o illegalmente, creando comunità separate “no-go” dove le autorità civili non osano andare.
Secondo Pew Research, nel 2016 la popolazione musulmana in Europa era pari al 4,9 per cento della popolazione totale. Ma la percentuale di musulmani varia notevolmente da Paese a Paese: in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Portogallo e nei tre Stati baltici la presenza dei musulmani era inferiore all’1 per cento. Le percentuali degli altri Paesi erano le seguenti: Danimarca 5,4 per cento; Grecia 5,7 per cento; Norvegia 5,71 per cento; Germania 6,1 per cento; Regno Unito 6,3 per cento; Paesi Bassi 7,1 per cento; Belgio 7,6 per cento Svezia 8,1 per cento; Francia 8,8 per cento; Bulgaria 11,1 per cento.
Non sono disponibili statistiche aggiornate sulla popolazione per il 2025, ma i dati evidenziano che nei nove anni successivi al rapporto Pew, l’alto tasso di natalità dei musulmani e l’afflusso di immigrati hanno portato a un aumento della percentuale di musulmani nella maggior parte dei Paesi europei. Le proiezioni di Statista per il 2050 sono le seguenti: “A seconda dei diversi scenari migratori qui stimati, [entro il 2050] la quota di musulmani nella popolazione della Germania potrebbe salire fino al 19,7 per cento, più alta sia del Regno Unito che della Francia, con una presenza musulmana prevista rispettivamente al 17,2 per cento e al 18 per cento”.
Poi, man mano che la popolazione musulmana si espande, inizia a far valere il proprio peso, influenzando le autorità comunali e statali attraverso accuse di razzismo e intimidazioni con minacce di violenza. Il passo successivo, con una popolazione in crescita, è l’acquisizione di influenza elettorale e la promozione di leggi a sostegno della supremazia islamica. Da un sondaggio d’opinione condotto tra i musulmani francesi è emerso quanto forte sia il sostegno all’adozione della Sharia in Francia: “Almeno il 46 per cento dei musulmani nati all’estero e residenti in Francia vuole adottare la Sharia nell’ordinamento giuridico del Paese, rivela un sondaggio condotto dall’Ifop (Istituto francese di ricerca sull’opinione pubblica) per la rivista Le Point”. Tra i musulmani nati in Francia, il 18 per cento ritiene che la Sharia dovrebbe essere la legge del Paese.
Intanto gli europei, che hanno perso la fede nel Cristianesimo e la fiducia nella propria cultura, e concentrano la propria vita sulla ricchezza e sul benessere, hanno smesso di avere figli perché sono scomodi, impegnativi e costosi. Il risultato è che gli europei vengono gradualmente sostituiti dai musulmani nelle loro stesse società. L’espressione “la demografia è il destino” è applicabile in questo caso. Quando i musulmani costituiranno una pluralità elettorale, o certamente quando diventeranno la maggioranza della popolazione, instaureranno il suprematismo islamico e le culture europee saranno cancellate.
Se le cose continuano così, sarà solo una questione di tempo, pochi decenni, prima che la Gran Bretagna diventi l’emirato islamico di quella che una volta era la Gran Bretagna, e l’Italia diventi l’emirato islamico di quella che un tempo era l’Italia, e lo stesso dicasi per tutti i Paesi europei, ad eccezione dell’Ungheria e di alcuni altri Stati dell’Europa orientale che hanno rifiutato gli ordini impartiti dall’Unione Europea di aprire le loro porte e suicidarsi.
I Paesi dell’Europa occidentale sviliscono la propria cultura per giustificare l’ammissione di un gran numero di immigrati antagonisti. O rifiutano il loro passato coloniale e aprono le porte ai migranti musulmani provenienti dalle loro vecchie colonie, come i pakistani in Gran Bretagna e i nordafricani in Francia, oppure sostengono di non avere una cultura o che questa sia noiosa, e quindi accolgono i musulmani che definiscono “vivaci”, come in Norvegia e Svezia. Nessuno di questi Paesi sembra preoccuparsi degli immigrati illegali, che sono riluttanti a espellere.
A questi migranti viene concessa ogni misura assistenziale immaginabile, dagli stipendi agli alloggi gratuiti, fino ai sussidi di disoccupazione. Poi, quando gli immigrati non riescono a imparare la lingua nazionale e a trovare lavoro, e non accettano l’autorità dei dipendenti e dei funzionari comunali, i governi si rimproverano di non essere riusciti a “integrare” la popolazione immigrata.
Un settore in cui gli immigrati sono altamente produttivi è quello della criminalità. Secondo RealClearInvestigations, “i dati mostrano che ogni aumento di un punto percentuale della popolazione immigrata è associato a un aumento del 3,6 per cento del tasso di omicidi”.
Nel 2020, il professore di sociologia svedese Göran Adamson ha pubblicato uno studio sulla criminalità che mostra un legame inequivocabile con l’immigrazione. Tale studio ha concluso che dal 2002 al 2017, il 58 per cento dei sospetti criminali in Svezia erano immigrati. Questa percentuale è aumentata per gli omicidi, i tentati omicidi e gli omicidi colposi, in cui gli immigrati sono stati identificati come sospettati nel 73 per cento dei casi, e per le rapine, in cui sono stati sospettati nel 70 per cento.
I ricercatori danesi sono giunti a conclusioni simili su immigrazione e criminalità. Un indice mostra che nel 2020 la criminalità era più alta del 51 per cento tra gli immigrati maschi e del 149 per cento tra i figli maschi con un background non occidentale rispetto all’intera popolazione maschile.
Non tutti gli immigrati commettono reati. In Norvegia, i cittadini dello Sri Lanka si sono integrati bene e in Svezia i vietnamiti non sono responsabili di crimini. In tutta Europa, sono i migranti nordafricani, mediorientali e africani, ossia musulmani, a essere responsabili dell’alto tasso di criminalità.
E ancora RealClearInvestigations ribadisce: “Dal 2018, le autorità svedesi hanno registrato circa 500 attentati dinamitardi, mentre quelle che definiscono sparatorie tra bande sono diventate sempre più comuni. Il Paese ha registrato un record di 124 omicidi nel 2020 e molti residenti sono rimasti sconcertati ad aprile quando nel corso di violenti disordini sono rimasti feriti più di 100 agenti di polizia”. La Francia è stata teatro di accoltellamenti e decapitazioni da parte di musulmani, nonché di attacchi terroristici con camion lanciati sulla folla; la Germania ha subito attentati con auto e camion, e ci sono stati ripetuti accoltellamenti a random di cittadini in scuole e luoghi pubblici, così come in Gran Bretagna.
Ma la criminalità non si limita agli attentati dinamitardi, alle sparatorie e agli accoltellamenti. La Svezia è diventata la capitale europea degli stupri. E indovinate chi è il responsabile? Uno studio controllato pubblicato dal National Institutes of Health degli Stati Uniti rivela che, per quanto riguarda la Svezia, “i nostri risultati rivelano un forte legame tra il background degli immigrati e le condanne per stupro che permane anche dopo l’adeguamento statistico [per i fattori di controllo]”. La Gran Bretagna è ormai nota per le bande di stupratori pakistani che hanno somministrato alcol e droghe a vulnerabili minorenni inglesi miscredenti e le hanno tenute isolate, fatta eccezione per i numerosi uomini pakistani che le hanno ripetutamente violentate. Le autorità lo sapevano, ma temevano di essere definite “razziste” e così hanno arrestato le ragazze per ubriachezza molesta.
Perché i musulmani dovrebbero perpetrare stupri più di chiunque altro? L’ottica e la visione dei giovani islamici aiuta a spiegare l’alta incidenza. Innanzitutto, secondo gli standard musulmani, le donne europee non sono “modeste”. Pertanto, molti uomini musulmani, anche quando socializzano con donne europee, pensano che queste ultime siano “puttane”. Inoltre, secondo la legge islamica della Sharia, gli uomini musulmani sono autorizzati a schiavizzare gli infedeli e a fare delle donne infedeli le loro schiave sessuali. Alcuni giovani, arrestati per stupro, hanno cercato di giustificare le loro azioni dicendo che la loro religione lo consente, o che hanno un diritto di conquista.
Ma oggi in Europa non si può fare alcun cenno a nulla di tutto questo, altrimenti si viene arrestati e incarcerati. I musulmani sono una classe protetta e nessuno deve dire nulla di dispregiativo su di loro e sull’Islam. L’Europa ha istituito leggi sull’eresia islamica. Oggi, nel Vecchio Continente, la Sharia ha la meglio sui diritti civili e sui diritti umani. Ad esempio, Lucy Connolly, una donna bianca di 41 anni, moglie di un consigliere del Partito Conservatore, è stata meno fortunata. È stata accusata, arrestata e, lo scorso ottobre, condannata per “incitamento all’odio razziale” per aver invocato su X, in un post che ha subito cancellato e per il quale si è poi scusata, deportazioni di massa degli immigrati irregolari e la distruzione degli alloggi che li ospitano. Mentre negli Stati Uniti le deportazioni di massa sono ormai una politica governativa, nel Regno Unito, l’aver espresso il proprio sostegno a tali misure è costata alla donna una condanna a 31 mesi dietro le sbarre, al diavolo le scuse.
L'Europa ha deciso di suicidarsi e ha importato i propri carnefici. Gli Stati Uniti e il Canada seguiranno la stessa strada, verso lo stesso destino?
(*) Tratto dal Middle East Forum Online
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Philip Carl Salzman (*)