L’accento svedese di Parigi e Berlino

martedì 18 marzo 2025


Ai francesi piace la naja. La chiamata alle armi di Emmanuel Macron passa inevitabilmente per un rafforzamento delle truppe, anche e soprattutto con un aumento degli effettivi. Il presidente francese apre a un ripristino del servizio militare e incontra il favore del 61 per cento dei suoi compatrioti, secondo un sondaggio pubblicato da Ouest-France. È dalla fine di gennaio che Macron moltiplica gli auspici di “mobilitare più giovani volontari” per “rinforzare i ranghi della difesa” a causa “della accelerazione dei pericoli”. Al governo e allo Stato maggiore del suo esercito, monsieur le president ha chiesto di presentargli entro maggio un progetto per avviare un arruolamento di massa che per ora resta su base volontaria. La leva obbligatoria in Francia è stata abolita nel 1996. L’attuale servizio militare volontario è riservato ai giovani dai 18 ai 25 anni. L’obiettivo è di avere 210mila militari attivi e 80mila riservisti entro il 2030.

La Germania, da par suo, vuole portare la Bundeswehr dagli attuali 181.174 a 200mila uomini, e dotarsi di almeno 260mila riservisti. Il che significa ripristinare la leva obbligatoria, abolita nel 2011, convinzione che attraversa tutto l’arco parlamentare. A giugno dello scorso anno, l’allora ministro della difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius aveva presentato un progetto di coscrizioneleggera”, ispirandosi al modello svedese. L’obiettivo è di inviare la “lettera” a 700mila giovani ogni anno, per poi contattarne 40mila per i test didoneità e infine arruolarne 10mila, con vari incentivi, tipo la patente gratis e una corsia preferenziale per l’università. In questi giorni, la pressione arriva sia dalla Csu, l’alleato bavarese della Cdu, che definisce “non più appropriata” l’abolizione della leva, e considera fondamentale che “i primi coscritti varchino i cancelli delle caserme nel 2025”, che dai Verdi. L’ex ministro degli esteri, Joschka Fischer (lo stesso che nel 2014 in occasione delle commemorazioni per il centenario dell’inizio della Prima guerra mondiale disse: “Per la terza volta in un secolo l’Europa ha un problema che si chiama Germania”), ha detto in un’intervista a Stern che il servizio militare obbligatorio “deve essere reintrodotto, per entrambi i sessi”, altrimenti “non faremo progressi nella protezione dellEuropa”.

Ma cos’è questo modello svedese che piace tanto a Berlino? Subodorando la “minaccia russa”, Stoccolma si è portata avanti con il lavoro. A marzo 2017 il governo ha annunciato il ritorno alla leva obbligatoria, che può durare da nove fino a 15 mesi, per l’estate di quello stesso anno, appena sette anni dopo l’abolizione del servizio militare. La decisione del ministro della difesa Peter Hultqvist arrivò come conseguenza naturale di un contesto geopolitico che aveva visto Mosca annettersi la Crimea e svolgere altre esercitazioni militari nel vicinato svedese. L’allarme era scattato nell’autunno 2014 con l’incursione di un sottomarino non identificato nell’arcipelago di Stoccolma. Da quel momento, la Russia è stata considerata “espansionista”, dagli esperti svedesi della sicurezza e “pronta a ricorrere alla violenza per promuovere i propri interessi”. Prima della reintroduzione della leve militare, la Svezia ha agito per gradi.

Nel marzo 2015, dopo aver aumentato di 1,1 miliardi di euro (11 miliardi di corone) la cassa per la difesa per il periodo 2016-2020, il governo ha deciso di rimilitarizzare l’isola più grande del Paese, Gotland, situata nella parte orientale della Svezia, dove le ultime caserme erano state chiuse 10 anni prima. Da settembre 2015 sono 150 gli uomini di stanza sull’isola. Appena due mesi dopo, il centro di analisi americano Center for european policy analysis, ha affermato in un rapporto sulla geostrategia nel Mar Baltico che la Russia ha addestrato 33mila soldati per invadere territori stranieri, tra cui l’isola di Gotland. Il 1° luglio 2017 viene ripristinata la leva obbligatoria per ragazzi e ragazze nati dopo il 1999, con il progetto di attirare 13mila giovani per selezionarne nell’esercito inizialmente 4.000 ogni anno a partire dal 1 gennaio 2018, e poi 8.000. La logica della difesa dal vicinato minaccioso pervade anche la Polonia, che spende già il 5 per cento del suo Pil per la difesa, pur avendo abolito la leva nel 2008, e che avviato un programma di reclutamento per attrarre 100mila volontari, tra i 18 e i 60 anni, dal 2027.


di Pierpaolo Arzilla